“La speranza di cambiare la Calabria non dobbiamo farcela togliere da nessuno”. Così apre la nostra “chiacchierata”
Giuseppe Graziano, comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato. Parla non da politico, anche perché ancora deve sciogliere alcune riserve, ma da cittadino ai cittadini, da calabrese amante del proprio territorio. Sulla situazione attuale della classe politica regionale, il generale Graziano si esprime con rammarico, ma la sua opinione è inequivocabile. “Finora, abbiamo avuto una classe dirigente non all’altezza, che non ha saputo dare alla Calabria ciò che si aspettava e che meritava. Da cittadino, non posso essere soddisfatto di come sia stato valorizzato il nostro territorio. Se pensiamo che l’unico turismo che cresce in Italia è quello culturale, è obbligatorio riflettere sulle nostre risorse naturalistiche e artistiche. Il
turismo calabrese non deve puntare solo sul mare: in questo modo si parlerebbe di una stagione turistica alquanto ridotta. Ovviamente, valorizzare ciò che abbiamo passa anche dal mettere in rete i musei quali, per esempio, quello diocesano, quello della
Sibaritide e quello che a breve sorgerà al
Patire e che sarà cantierabile prossimamente». In questi giorni, non si fa altro che parlare di infrastrutture come la
metro leggera e l’
aeroporto di Sibari. Siamo in prossimità di una campagna elettorale e Giuseppe Graziano non le manda a dire. «La metro leggera è un’infrastruttura di per sé utile, così come un eventuale raddoppio della
statale 106 jonica. Di certo sono da migliorare i collegamenti con l’esterno, infatti, è fondamentale fare arrivare la gente a Sibari, quindi ben venga l’aeroporto della Sibaritide, ma a mio avviso occorre migliorare anche la viabilità locale. Questo perché i cittadini calabresi hanno il diritto di avere strade sicure, agevoli e sostenibili. È però fondamentale lavorare nel rispetto delle valenze agricole ed ambientali del territorio, non a caso prima ho usato il termine “sostenibile”. Fa specie che di queste opere se ne parli sempre in prossimità delle campagne elettorali. Le idee lanciate devono essere, poi, realizzate quando si governa». Però, non è solo colpa dei politici. «Il destino crudele della Calabria è dipeso anche da noi cittadini che abbiamo compiuto scelte sbagliate. Con le prossime Regionali per le quali, stranamente, non è ancora stata stabilita una data certa, saremo noi cittadini a scegliere il nostro futuro. Abbiamo un’opportunità unica, quella di comporre un consiglio regionale con gente qualificata, scegliendo soggetti che siano espressione della partecipazione attiva dei cittadini. È necessario che il cittadino rifletta sul “potere” che ha nel cambiare realmente il futuro della Calabria, scegliendo persone che abbiano passione, competenze e capacità. Un voto di protesta sarebbe inutile. Mi auguro che nella formulazione delle liste ci siano persone appassionate e capaci e la Calabria di certo ne ha. Non deve più accadere di affidare, come in passato, incarichi professionali agli amici degli amici o a professionisti provenienti da fuori regione. Nei posti giusti serve la gente giusta, anche perché la nostra regione di gente capace ne offre in quantità». Graziano non dimentica la piaga
disoccupazione. «Sono fortemente preoccupanti i dati relativi al mondo del lavoro: non solo i giovani sono a spasso, ma anche quei padri di famiglia che prima potevano garantire il pane in tavola. La nostra regione, preda del saccheggio delle risorse pubbliche, fa ora i conti con cattedrali nel deserto, migliaia di persone senza il proprio diritto al lavoro e un territorio deturpato. In tempo di crisi, la Calabria ancora una volta soffre di più. Occorrono azioni forti a sostegno della nostra economia, ad esempio, fare quanto è più possibile per agevolare l’accesso al credito per le imprese e spingere il sistema bancario, e non solo, ad investire nella nostra Calabria. Questo deve essere l’impegno per la Calabria perché se non riparte tutto il Sud, non riparte l’Italia. Un’ultima battuta la riserva alla politica dei parolai. «Con teatranti e chiacchieroni non andremo mai da nessuna parte». «
Il centrodestra, io in prima persona, dobbiamo chiedere scusa ai cittadini calabresi».
Giuseppe Caputo,
presidente della Ia Commissione Affari Generali e Istituzionali, non è certo preda di moti d’orgoglio nell’assumersi le proprie responsabilità nella, suo malgrado, fallimentare esperienza regionale che lo ha coinvolto negli ultimi 5 anni. In un’intervista nella nostra redazione, quando gli chiediamo delle trattative in corso nel centrodestra che, a breve, dovrà decidere il nome di un candidato unico rappresentativo della corrente, fa un nome su tutti:
Wanda Ferro. «C’è un confronto continuo, fra i partiti coordinati da
Jole Santelli, sulla designazione del candidato a governatore della Calabria. In pratica, si tratta solo di formalizzare l’investitura di una figura che, già da diverso tempo, ha catalizzato l’interesse e il favore di quasi tutti gli esponenti della nostra coalizione. Una donna, Wanda Ferro, che ha esperienza e conoscenza dei territori e delle loro problematiche. È sicuramente la candidata più adeguata a rivestire questo ruolo». L’eventuale nuova discesa in campo di
Giuseppe Scopelliti sta facendo discutere sia sul fronte interno al centrodestra che su quello opposto. Per l’onorevole Caputo, che già in precedenza ci aveva dichiarato di non volersi ricandidare nel caso in cui l’ex presidente della Regione si fosse ripresentato, la chiarezza non è mai abbastanza. «Il primo a doversi scusare con i cittadini calabresi è proprio Giuseppe Scopelliti. L’ex governatore deve raccogliersi in silenzio e tacere perché, ogni volta che “straparla”, nuoce gravemente al
centrodestra. I problemi non risolti vanno messi sul tappeto e discussi con la popolazione, senza nascondersi dietro a un dito: il centrodestra avrebbe dovuto formalizzare un nuovo programma sull’emergenza rifiuti e adesso, invece, rischiamo di venire sommersi dalla spazzatura, per non parlare del dissesto idrogeologico, del turismo sottovalutato, del capitolo sanità. Urge una progettualizzazione, che l’onorevole Scopelliti non ha mai voluto affrontare. Ha preferito occuparsi di tutto da solo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. C’è stata un’ignoranza macroscopica da parte di amministratori seduti sugli scranni pur non avendone il titolo, che avevano il compito di valutare attentamente i problemi ma sono finiti ostaggio dei burocrati, trasformandosi, quasi, in dei Richelieu ignoranti». Nel numero scorso del nostro giornale, abbiamo “promosso” l’onorevole Caputo perché si tiene sempre lontano da risse e zuffe che di politico hanno ben poco. «Liti e pettegolezzi non mi appassionano. Bisognerebbe, oggi, ritornare all’aristocrazia della politica intesa come servizio e missione per risolvere i problemi dei cittadini ad ogni livello. La politica fatta per i propri affarucci non giova a nessuno, si deve sacrificare per la gente e per risollevare il territorio, facendo uso dell’ascolto e, soprattutto, del linguaggio della verità. L’esperienza regionale è stata fra le peggiori della mia vita: avevamo promesso un modo di governare orientato al cambiamento che però, purtroppo, non c’è stato. Scopelliti non ha mai operato quell’ “inversione a U” che aveva più volte garantito e che ci si aspettava da lui. Tuttavia, i calabresi sono propensi a capirci di nuovo, soprattutto a fronte del mare di confusione in cui versa il centrosinistra». Non resta, quindi, che fare ammenda. «Se la giunta si dedicasse di più ai problemi della gente, quelli che possono rimettere in moto l’economia, forse i calabresi sarebbero disposti a perdonarci. Ma non dobbiamo restare sordi alle grida d’allarme che giungono da ogni settore economico. Chiediamo scusa e gli elettori non ci puniranno». Una battuta sui
fondi Por che Caputo non dispera di riuscire a rimodulare sul filo di lana. Il consiglio è scaduto, siamo ai supplementari, spiega, speriamo di trovare un momento di sintesi, possibilmente unitario.
m.f. s.t.