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Sanità e assistenza, il tempo stringe. Diego: «Serve coraggio per cambiare»

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ORIOLO - «È giusto chiedere ai partiti, ai tanti candidati, in questi giorni, in queste ore, qualche parola in più sulle politiche socio-sanitarie ed assistenziali. È giusto chiedere alle forze politiche, ai candidati se sono a conoscenza dei tanti dipartimenti che continuano a lavorare con affanno. Dipartimenti, reparti, unità operative continuano a garantire servizi essenziali solo grazie al sacrificio quotidiano di medici, infermieri, tecnici e di altre figure necessarie. Non parliamo dei dipartimenti di salute mentale, un dramma quotidiano sia per gli operatori che per i malati e i familiari. Psichiatri in pensione, pochi, bravi, per un territorio vasto, dove è difficile incontrare tutti e sempre». Si apre così la nota del consigliere comunale di Oriolo, Vincenzo Diego: un invito che richiama i candidati, in queste ore di promesse e programmi, a rispondere alla domanda sulle politiche socio-sanitarie che intendono attuare.

«Qui - dice -il dolore è davvero tanto, segnato da occhi spenti, labbra serrate, senza più sorriso, soli nell’angoscia, soli, in attesa di un raggio di luce, di un possibile miracolo fatto da uomini o da santi. Domanda: che si sta facendo, chi ne parla? Dati alla mano è un disastro. Qualcosa si muove, come per l’ospedale di Trebisacce, ma è pur sempre poco. Poi, ancora, che fine hanno fatto le Case di Comunità previste nell’Alto Jonio ( Villapiana e Rocca Imperiale). A proposito, tutto concentrato sulla costa, niente nelle aree interne, come dire, continuiamo a parlare di spopolamento, di “restanza”, ma poi le politiche guardano da tutt’altra parte. Tempo fa avevamo fatto una riflessione a voce alta, eccola. “Le RSA sono già oggi i veri ospedali di comunità’ e possono diventare, con gli investimenti del PNRR ( ma non solo),  il presidio cardine dell’assistenza territoriale”. Lo diceva anche il dottor Sebastiano Capurso, presidente dell’Anaste. Sul tavolo dati e numeri che poco spazio lasciavano ad altre argomentazioni e interpretazioni. Strutture presenti su tutto il territorio nazionale, anche se ancora da potenziare e implementare, le RSA italiane hanno dimostrato di saper reggere alla pandemia. Un dramma, probabilmente, troppo in fretta archiviato. Le strutture durante il Covid, e non solo Rsa, hanno dovuto modificare i loro assetti, le politiche di assistenza, diventando di colpo in moltissimi casi corsie di malattia infettiva, hanno dovuto imparare a loro spese come si affronta e si gestisce una pandemia. Ecco allora la necessità di cambiare le regole, l’occasione c’è, basta essere lungimiranti, il PNRR è un’occasione importante, preziosa, in grado di potenziarle, ma anche di dare nuova linfa e assegnare ulteriori compiti».

«I tempi - osserva - sono stretti, vero. Difficile cambiare in corsa, ma bisogna provarci. Molto probabilmente si andrà ben oltre il 2026, i ritardi sono tanti, diversamente sarà un problema serio. Le colpe? Un po’ di tutti, sia di chi amministra, sia nostra. Serve maggiore consapevolezza, serve maggiore partecipazione. Il presidente Capurso sottolineava che per potenziare i servizi sul territorio (vari servizi), servendosi delle strutture esistenti, “basterebbe un decimo del miliardo di euro previsto dal PNRR. Il resto potrebbe essere destinato a formare 200mila medici e 90mila infermieri che servono oggi! Questa sarebbe una vera boccata d’ossigeno per la sanità, con un’assistenza vicina alle persone, con servizi di qualità e la giusta attenzione a nuova occupazione”. Io aggiungo che non farlo, non prevedere investimenti per queste ed altre figure e non rivedere le politiche socio-sanitarie ed assistenziali territoriali e di prossimità, sarebbe un disastro per le nostre comunità, con il rischio reale di sovrapposizioni inutili e dispendio di risorse preziose. Da evitare, poi, un peccato originale, la contrapposizione, spesso “ideologica”, tra pubblico e privato».

«La scelta da fare, l’unica e giusta, - prosegue ancora - è investire bene le risorse, garantire i servizi. La salute, del resto, è il bene più prezioso. Se non garantiamo la salute, se non applichiamo alla lettera l’art. 32 della Costituzione gli altri articoli vanno a farsi benedire. Quando si parla di territorio, poi, sarebbe cosa buona e giusta parlare di politiche interregionali, come nel nostro caso, l’Alto Jonio, terra di confine. Servono tavoli tecnici per meglio razionalizzare la spesa e i servizi. Si può fare con accordi, convenzioni, una via da praticare sia  per la sanità, sia per altro, come i trasporti, la cultura, l’economia, l’ambiente.  Alle varie figure socio-sanitarie e assistenziali ancora un pensiero, ancora un  ringraziamento. Per loro, ne siamo convinti, si tratta solo di professionalità e spirito di altruismo, è il loro credo è la loro missione è la loro benzina di tutti i giorni, quella stessa benzina che li porta a timbrare il cartellino e ad indossare una divisa senza mostrini e senza medaglie».

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.