Il centrosinistra cerca un candidato. Ma il tempo è finito e le scelte sono tre
Irto sembra sfilarsi, Tridico riflette, Stasi scalpita naturalmente. Nella Calabria di Occhiuto la vera sfida è scegliere chi può accendere una miccia. Perché di tempo, e di alibi, non ce ne sono più

CORIGLIANO-ROSSANO - Mentre Roberto Occhiuto lavora per il suo secondo mandato con passo felpato e tempismo da chirurgo, il centrosinistra calabrese si muove come chi si sveglia dopo una notte troppo lunga (Pipareddru’s journal docet!): confuso, in ritardo e senza un nome da mettere sul tavolo.
Eppure, la rosa — quella vera — esiste già. Non è larghissima, non è perfetta, ma è reale: Pasquale Tridico, Nicola Irto e Flavio Stasi. Tre profili molto diversi, tre traiettorie, tre ipotesi di Calabria alternativa.
Il problema, ancora una volta, non è chi scegliere. Il problema è avere il coraggio di scegliere.
Irto si chiama (tatticamente) fuori
Nicola Irto è stato per mesi il nome naturale del Pd e se le elezioni fossero state celebrate a scadenza naturale – statene certi – lui sarebbe stato il traino della coalizione di Centro Sinistra. Ma oggi, nella stanza dei bottoni, sembrerebbe il primo ad essersi chiamato fuori. Motivi diversi, dicono. Un ruolo da senatore da portare avanti, raccontano. Ma la verità è che il Pd in Calabria oggi è un partito senza muscoli. E candidare Irto, il suo uomo migliore (insieme a Giuseppe Falcomatà bisogna ammetterlo che però non è molto pop oltre i confini della Città metropolitana) vorrebbe dire caricarlo di un peso enorme con poco fiato nelle gambe. I congressi degli ultimi anni hanno lasciato solo cocci, l’opposizione a Occhiuto è stata debole, a tratti invisibile. Irto è rimasto troppo tempo lontano dai territori. Scendere oggi in campo, a freddo, contro un presidente uscente con ancora ampi consensi, sarebbe un salto nel vuoto. E Irto questo salto non vuole farlo. Forse non può permetterselo.
Tridico: il bivio dell’ambizione
Pasquale Tridico ha un curriculum che pesa. Ex presidente dell’INPS, uomo forte del M5S in Europa, oggi eurodeputato. E soprattutto, calabrese emigrato per necessità e con il sogno del nostos mai sopito. Non un uomo di quelli che tornano per farsi una foto tra gli ulivi, ma di quelli che ci stanno provando davvero a riannodare il filo con la propria terra. Gli eventi pubblici degli ultimi mesi, da Corigliano-Rossano e il 7 agosto nella “sua” Scala Coeli con il collega Mimmo Lucano, sono segnali chiari: Tridico guarda alla Regione. Ma guarda anche oltre.
È questo il punto: la candidatura a presidente può essere un trampolino o un rischio mortale. Una sconfitta brucerebbe più a lui che agli altri. E potrebbe tagliargli la strada per sogni più grandi come la guida del Movimento o, addirittura, il premierato. La sua tattica, insomma, è infarcita di strategia pura. Ma la Calabria, nel frattempo, resta appesa alle elezioni regionali da un filo cortissimo.
Stasi: pronto, ma senza certezze
E poi c’è Flavio Stasi, il sindaco di Corigliano-Rossano. Uno che è in campo da mesi, da anni, se non da sempre. Il suo attivismo non è improvvisato. È sistematico. La sua narrazione è già costruita: popolare, territoriale, radicale quanto basta, molto Pop che piace a sinistra e incuriosisce anche a destra. Stasi è uno che ci crede, e si vede. Quando Occhiuto ha rassegnato le dimissioni, gliel’abbiamo chiesto per scherzo: “Sei pronto?”. E lui ha risposto serio: «Sono nato pronto». E non era una battuta. È un mantra.
Perché, diciamocelo: Stasi questa candidatura se la sta cucendo addosso da anni. Da quando urlava contro i soprusi su un palco montato in fretta, da quando marciava sulle grate del Ponte Pietro Bucci dell’Unical, da quando ha vinto a Corigliano-Rossano contro tutto e tutti. È l’unico ad avere un consenso reale, sudato, legittimo.
Quello che Stasi rappresenta è piuttosto un test per gli altri: il Pd e il M5S sono disposti a sostenere una candidatura che non controllano?
Intanto si perde tempo. Si fanno riunioni, si evocano rose, si sfogliano margherite tattiche, ognuno con i propri petali variabili. Ma di decisioni vere, nemmeno l’ombra. Si aspetta il miracolo, come se Occhiuto si battesse da solo. Ma non sarà così. Anche perché il Governatore uscente è probabilmente più forte di quattro anni fa. Perché Occhiuto, piaccia o no, ha ancora il controllo del campo. La sua narrazione è solida. Ha saputo occupare spazi, accendere cantieri, reali e mediatici. Chi vuole batterlo, deve rischiare qualcosa. Deve metterci faccia, gambe, coraggio.
Chi rompe il ghiaccio?
A oggi, nessuno dei tre nomi in campo, del centro sinistra, ha ancora detto “sì”. Ma solo uno si comporta come se la risposta fosse già scritta. Gli altri osservano. E aspettano. Ma in politica, aspettare troppo equivale a perdere. Il centrosinistra ha tre opzioni. Nessuna perfetta. Ma una meglio delle altre.