Film Commission, Tavernise e Orrico (M5S)chiedono le dimissioni di Luciano Vigna
«Non per una vendetta politica, ma per un atto di responsabilità istituzionale. Perché chi gestisce fondi pubblici deve rispondere pubblicamente del proprio operato. Perché la Calabria merita trasparenza, merita professionalità, merita rispetto»

COSENZA - «La replica tardiva e imprecisa del presidente della Fondazione Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande, non solo conferma l'assoluta inconsistenza delle argomentazioni portate a giustificazione delle gravi anomalie denunciate ieri in conferenza stampa, ma evidenzia anche un'inadeguatezza istituzionale non più tollerabile. A fronte del silenzio assordante del direttore della Fondazione, Luciano Vigna – principale destinatario delle domande poste in conferenza stampa e già oggetto di puntuali inchieste giornalistiche – la scelta di rispondere con un comunicato superficiale, confuso e privo di riscontri concreti, aggrava ulteriormente il quadro complessivo. Per questo motivo, riteniamo sia giunto il momento che il direttore rassegni le proprie dimissioni».
Sono le dichiarazioni congiunte della coordinatrice regionale e deputata del Movimento5 Stelle, Anna Laura Orrico e del capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale Davide Tavernise
«In merito alla trasparenza, Anton Giulio Grande – novello esperto in diritto amministrativo – continua ad affermare che tutte le Film Commission d'Italia, così come comuni, regioni e enti pubblici del Paese, sbagliano a pubblicare integralmente gli atti nei rispettivi albi pretori. A conferma del suo pensiero, negli ultimi giorni la Calabria Film Commission ha aggiunto sul sito soltanto l'elenco – e solo l'elenco – delle convenzioni stipulate. Continuiamo a non comprendere l'utilità di tale operazione e ci chiediamo come si possa ritenere assolto, anche in questo caso, l'obbligo di trasparenza, visto che non è dato sapere cosa sia scritto in quelle convenzioni».
«Il comunicato stampa diffuso dalla Fondazione Calabria Film Commission – probabilmente il primo o tra i rarissimi comunicati ufficiali diramati da un ente che ha sistematicamente evitato ogni forma di confronto con media e opinione pubblica – non contiene alcuna smentita o rettifica, neanche parziale, nel merito delle circostanziate e documentate denunce emerse durante la conferenza stampa del M5S. Ancor più grave è che a replicare sia stato il presidente della Film Commission, unico soggetto non direttamente chiamato in causa e, a giudicare dalle vaghe risposte fornite, anche il meno informato sui fatti e sugli atti oggetto delle denunce».
«Nessuna replica, invece, da parte del direttore della Fondazione, che riteniamo essere il principale responsabile – insieme ad altri – delle opacità e anomalie denunciate. Lo stesso vale per il direttore generale del Dipartimento Turismo della Regione, mai intervenuto pubblicamente né, da quanto emerso, davanti alle autorità competenti. Del tutto fuorviante appare il riferimento a premi e riconoscimenti ricevuti da artisti e produzioni: nessuno mette in discussione il merito di registi o professionisti del settore. Tuttavia, ciò non giustifica le modalità opache con cui vengono affidati consulenze e incarichi, né l'assoluta assenza di trasparenza nei rendiconti delle spese sostenute».
«Il presunto impatto occupazionale delle attività della Film Commission è un argomento del tutto scollegato dalle denunce avanzate: l'occupazione non può essere utilizzata come paravento per giustificare pratiche amministrative non trasparenti. Non esiste alcuna prova concreta di collegamento tra le produzioni citate nel comunicato (Jovanotti, Brunori, Sandokan) e il progetto "Calabria Straordinaria". Nessuna di queste produzioni contiene riferimenti ai Marcatori Identitari Distintivi (MID), il cuore del progetto regionale. Stesso discorso per la collaborazione con la guida Lonely Planet: non è stato chiarito il costo, né le modalità di selezione di questa iniziativa, né tanto meno gli eventuali risultati raggiunti. Anche in questo caso, nessun legame con i MID».
«La punta massima del paradosso viene raggiunta con l'affermazione secondo cui il progetto MID sarebbe ancora "in corso di svolgimento", nonostante le uniche attività formalmente documentate (mappatura e ricerca Unical) risultino concluse rispettivamente a maggio e settembre 2023. Da allora, il nulla. A oggi non si conosce: cosa sia stato realmente prodotto in attuazione del progetto; se e come i MID siano stati utilizzati in attività promozionali; quante copie del Manuale MID (costato 90.000 euro) siano state stampate, distribuite o utilizzate; se sia stata avviata una qualsiasi attività formativa per i Comuni, come previsto; se sia stata realizzata la prevista segnaletica turistica o qualsiasi prodotto audiovisivo legato ai MID. Nessun MID risulta visibile negli eventi turistici promossi dal Dipartimento Turismo o nelle pubblicazioni su Calabria Straordinaria. Il riferimento a presunti format televisivi è vago e non dimostrato».
«Persino nei recenti eventi Rai di Capodanno, svoltisi a Crotone e Reggio Calabria – due territori ricchissimi di MID potenziali – nessun riferimento ai contenuti identitari è stato fatto. Nessuna traccia del Teorema di Pitagora, dei Bronzi di Riace, del Codex Purpureus o del bergamotto, solo per citare alcuni esempi. Il comunicato accenna infine a iniziative sulla cultura ebraica in Calabria, ma ancora una volta non si conoscono costi, finalità, modalità di selezione e risultati. Tra l'altro, uno dei MID già mappati – il Commentario al Talmud – non è mai stato oggetto di alcuna attività pubblica da parte della Fondazione».
«Infine, alcuni casi emblematici di totale latitanza, nonostante i 2,8 milioni di euro già spesi: Nessuna attività sul Codex Purpureus Rossanensis, pur indicato come caso di studio nel Manuale MID; Zero iniziative sulla Varia di Palmi, patrimonio UNESCO; Totale assenza di attività sul Campo di Ferramonti, unico campo di internamento della Seconda guerra mondiale in Italia privo di vittime. Per tutto ciò è giunto il momento di dire basta. A questo punto non si può più far finta di niente. La credibilità della Film Commission è a rischio, così come lo è la fiducia dei calabresi nelle istituzioni che dovrebbero promuovere, e non affossare, il patrimonio culturale e turistico della nostra terra».
«Chiediamo le dimissioni immediate del direttore Vigna. Non per una vendetta politica, ma per un atto di responsabilità istituzionale. Perché chi gestisce fondi pubblici deve rispondere pubblicamente del proprio operato. Perché la Calabria merita trasparenza, merita professionalità, merita rispetto. E soprattutto, merita molto di più di questo silenzio» concludono.