Il Parco Nazionale del Pollino è senza presidente da due anni, Orrico (M5s) interroga il Ministro dell'Ambiente
«Necessario che le istituzioni responsabili per legge dell'individuazione della figura del presidente trovino finalmente un accordo fatto di responsabilità politica che dia precedenza al merito sul campo della nuova guida»

COSENZA - «Dopo due anni senza la nomina di un presidente è arrivato il momento, per Il Parco nazionale del Pollino, di avere una nuova autorevole guida che possa gestire al meglio l'Ente e proiettarlo verso le sfide imminenti, e future, che lo attendono».
Lo afferma la deputata Anna Laura Orrico, coordinatrice calabrese del Movimento 5 stelle.
«Impensabile – dice Orrico – che l'area protetta più vasta del Paese, a cavallo fra due regioni, comprendente qualcosa come 56 comuni, ricca di un patrimonio paesaggistico, naturalistico, geologico e storico-culturale unico, rimanga senza il proprio vertice ufficiale per così tanto tempo. Al momento, la gestione è affidata ad una figura facente funzioni che, di fatto, può provvedere alla ordinaria amministrazione mentre le questioni da affrontare sono tante e meritano una leadership forte per decisioni importanti. Ci sono, infatti, da programmare progetti e scelte strategiche, anche in virtù delle risorse previste dal Pnrr, che necessitano di un lavoro qualificato. Anche perché quanto operato dal Parco ricade sui comuni, sugli Enti, e sulle aziende del vasto territorio che abbraccia influenzandone attività e sviluppo».
«Insomma – prosegue l'esponente pentastellata – è necessario che le istituzioni responsabili per legge dell'individuazione della figura del presidente, ovvero il Ministero dell'Ambiente d'intesa coi presidente di Regione, trovino finalmente un accordo fatto di responsabilità politica che dia precedenza al merito sul campo della nuova guida».
«Ecco perché – conclude Anna Laura Orrico – ho presentato una interrogazione parlamentare al ministro Pichetto Fratin per chiedergli conto del ritardo maturato fino ad ora e, soprattutto, per chiedergli di porre fine a questa circostanza che definire inconsueta e controproducente per le tante comunità coinvolte, è poco».