Il gruppo consiliare "Patto di cittadinanza attiva per Oriolo" denuncia i ritardi sugli investimenti Pnrr
«Un treno di soldi che non vedremo più. La Calabria del nord avrebbe dovuto, ma forse si è ancora in tempo, dialogare e progettare con la Basilicata e la Puglia»

ORIOLO - Il Gruppo consiliare "Patto di Cittadinanza Attiva per Oriolo" denuncia i ritardi sugli investimenti Pnrr della Regione.
«Il Recovery Fund: 82 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni e 127 miliardi in prestiti. In questo contesto - dichiarano - si inserisce Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In Calabria, come in altre realtà vicine, siamo in ritardo, si è perso tempo in bizantinismi, lotte intestine, mettendo da parte, forse, anche la coscienza, in un periodo difficile, drammatico. Una sfida che andava affrontata con raziocinio, professionalità, coraggio e lungimiranza. Il testimone che passeremo ancora una volta non sarà ricco di speranza, di opportunità».
«Siamo tra i principali beneficiari delle sovvenzioni previste dal Next Generation Eu, un treno, un vagone di soldi che non vedremo probabilmente più, risorse che dovevano servire a cambiare profondamente il Paese e le nostre realtà. Misure - aggiungono - in grado di aprire le porte al futuro, potenziando e riscrivendo profondamente settori strategici. Noi, per certi versi, ne abbiamo ancora più necessità, e l’impegno doveva essere maggiore per riformare il sistema sanitario, la cultura, il turismo, l’ambiente, la digitalizzazione, i trasporti, per una mobilità sostenibile, e poi ancora la transizione energetica, la competitività, la coesione sociale e territoriale, la semplificazione amministrativa. Dovevamo avere il coraggio di aprire tavoli interregionali per progetti comuni, “sfruttando” anche altre misure, altre risorse».
«La Calabria del nord doveva, ma forse si è ancora in tempo, dialogare, progettare con la Basilicata e la Puglia. Territori, questi, legati dalla cultura, dalla storia, da profonde radici, ma anche da interessi sociali ed economici non secondari, basti pensare al settore turistico, alle tante aziende che investono in agricoltura, nell’allevamento, in servizi, nell’artigianato di qualità, nell’industria e altri settori ancora. Abbiamo parlato più volte di progettare assieme un settore strategico, come quello dei trasporti e dunque la necessità di un aeroporto di taglio turistico e commerciale. Si parla da anni di Sibari, ora lo sguardo va oltre, si guarda a Crotone. Bene, purché si faccia qualcosa, invece solo chiacchiere e nient’altro. Noi sosteniamo da tempo anche Pisticci, a pochi chilometri dai nostri confini, ma guardiamo con interesse a uno sviluppo intermodale anche per il porto di Sibari, di Taranto; poi ancora la ferrovia da potenziare, il mare da valorizzare e da utilizzare come via di comunicazione, la Ss 106 che deve continuare sino a Reggio Calabria, oltre alle nuove tecnologie, la rete, l’intelligenza artificiale e altro ancora. In poche parole, noi dovevamo fare, fare, ma poco, pochissimo è stato fatto».
«Non esiste una Calabria - osservano - ma le calabrie. Siamo una Regione lunga, che confina con realtà importanti e diverse, per questa ragione bisognava e bisognerà pensare a progetti interregionali su vari fronti. Abbiamo idea di quello che manca, di quello che ci serve per garantire un futuro ai nostri figli, ai nostri territori, ai nostri paesi? Domande che hanno bisogno di risposte al più presto, altrimenti perderemo l’ultimo treno, e non è un modo di dire. “Cristo questa volta non si fermerà ad Eboli”, ma molto, molto più su, molto molto più lontano. I partiti, le forze sociali, la società civile, i sindaci, gli intellettuali, le donne e gli uomini di buona volontà scendano in campo, è l’ora di agire, “non siate indifferenti”, forse c’è ancora un po’ di tempo. Anni fa scrivevamo questo! Le nostre sollecitazioni sono cadute nel vuoto. La voglia di partecipare al dibattito politico, sociale, economico e culturale non ha avuto troppa fortuna».
«I fondi - concludono - rischiano di perdersi, di non provocare quella rivoluzione che doveva innescare processi di speranza e di sviluppo, processi in grado di guardare negli occhi specialmente i più bisognosi, ma anche di dare fiducia a giovani e imprese».