Cgil Calabria insorge contro le modifiche al Codice Appalti: «Meno tutele e diritti per i lavoratori»
Il sindacato chiede a tutte le forze politiche, a tutte le associazioni datoriali, alle istituzioni locali, ai deputati e senatori eletti nei nostri territori, di far sentire la propria voce, affinché il Governo ritiri le proposte di modifica del Codice Appalti
CATANZARO - «Le proposte avanzate dal Governo per modificare il codice degli appalti e che sono in discussione in questi giorni in parlamento, ridurranno trasparenza e legalità ma, soprattutto, tutele e diritti di migliaia e migliaia di lavoratori in tutto il Paese, anche nel nostro territorio, nei tanti cantieri, scuole, uffici, ospedali della nostra regione».
Così dichiara la Cgil Calabria in relazione alle proposte di modifica avanzate dal governo al D. Lgs. 36/2023 più noto come Codice degli Appalti pubblici e che in queste settimane sta passando al vaglio delle commissioni parlamentari, della Conferenza Stato-Regioni e del Consiglio di Stato, ricordando che nella sola regione Calabria nel 2023 sono stati spesi 3,562 miliardi di euro in forniture, 1,972 miliardi di euro in appalti di servizi, 3,019 miliardi di euro in appalti di lavori.
«In particolare, oltre a favorire ulteriormente affidamenti diretti e senza gara, ampliare il ricorso ai subappalti, abrogare il rating di legalità, cioè un indicatore sulla reputazione delle imprese, con le nuove norme verrà meno la corretta applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro firmati dalle organizzazioni realmente rappresentative, favorendo dumping e concorrenza sleale, riduzione dei salari e delle tutele in materia di salute e sicurezza».
«Il Governo – afferma la Confederazione - propone, infatti, di modificare le attuali norme che obbligano all'applicazione dello specifico Contratto Nazionale e territoriale in base alla attività svolta oggetto dell'appalto e firmato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. Se passasse la nuova norma si potrebbero invece applicare Ccnl con meno tutele e salari più bassi, in base alla dimensione o alla natura giuridica dell'impresa o ancora, si potranno applicare CCNL diversi da quelli indicati dalla Stazione appaltante anche se, su molti istituti normativi dall'orario di lavoro alle ferie, dagli straordinari alla formazione, abbiano degli scostamenti in peggio, violando anche il principio della legge delega che stabilisce la parità di tutele economiche e normative».
«Le nuove norme proposte - aggiunge Cgil Calabria - inseriscono così tanti e contraddittori indicatori per definire quale Ccnl sia legittimo in base alla rappresentatività dei firmatari che anche molti contratti oggi firmati da sindacati gialli o da associazioni di imprese con pochissimi aderenti e non riconosciuti come "comparativamente più rappresentativi", da domani saranno ritenuti validi, a danno dei lavoratori ma anche delle imprese serie».
«Infine, si propone di modificare la stessa norma a tutela dei lavoratori in subappalto per cui, a fronte dello stesso lavoro, oggi ai lavoratori è riconosciuto il diritto ad avere lo stesso Ccnl dell'impresa appaltante. Da domani non sarebbe più così. Tutto questo non solo colpirà i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori e lavoratrici ma produrrà ancora più incertezze normative, rendendo più difficile da parte delle pubbliche amministrazioni, dei Sindaci, dei Direttori delle Aziende locali, ecc. gestire l'affidamento di servizi o appalti di opere. Aumenteranno contenziosi legali e vertenze in modo significativo».
«Per tutte queste ragioni - conclude la Cgil Calabria chiede a tutte le forze politiche, a tutte le associazioni datoriali, alle istituzioni locali, ai deputati e senatori eletti nei nostri territori, di far sentire la propria voce, affinché il Governo ritiri le proposte di modifica del Codice Appalti. Il Governo si fermi come sostanzialmente chiesto oggi da tutte le organizzazioni sindacali ascoltate in Parlamento e da molte delle grandi associazioni di impresa e apra un tavolo di confronto serio con le organizzazioni realmente rappresentative, assumendo la qualità e la difesa dei salari, dei diritti dei lavoratori, della salute e sicurezza come stella polare, soprattutto quando si parla di risorse pubbliche».