Cariati, L’Alternativa c’è: «Cittadini non informati e costretti a bere acqua non potabile»
L’opposizione chiede alla maggioranza di rispondere in consiglio comunale: «Dopo mesi l’ordinanza non è stata revocata»
CARIATI - «Come è possibile che ancora ad oggi, dopo oltre 2 mesi, l'acqua risulti ancora non potabile (visto che l'ordinanza non è mai stata revocata)? Il trasporto dell'acqua è avvenuto con un sistema sicuro e con ditte specializzate nel trasporto dell'acqua per il consumo umano? E con quali risorse e con quale parametro queste ditte sarebbero state retribuite? I pozzi che sono stati utilizzati sono censiti ed autorizzati dalla Regione Calabria? Quale ditta ha la manutenzione idrica dal 1 ottobre 2023 ad oggi? È stata effettuata o meno la pulizia straordinaria dei serbatoi, attesa la gravità del problema?».
Sono, questi, alcuni degli interrogativi ai quali i consiglieri comunali del gruppo d'opposizione consiliare L'Alternativa C'è, Emma Filippelli e Saverio Greco, chiedono risposta attraverso un'apposita interrogazione.
«A distanza di tutto questo tempo – sottolineano – non solo la comunità resta all'oscuro delle eventuali cause che hanno determinato il fenomeno; se l'acqua è ad oggi potabile o meno; ma, non di secondaria importanza, se pur in presenza di un disservizio così grave, ci sarà o meno qualche sgravio o esonero sul pagamento del canone idrico».
L’opposizione si chiede se l’Amministrazione ha previsto sgravi o esoneri dal tributo idrico: «L'Alternativa c'è chiede di ricevere risposta scritta ed orale nel prossimo Consiglio Comunale anche sugli strumenti informativi utilizzati per diffondere le ordinanze e portare a conoscenza i cittadini della non potabilità dell'acqua; se durante questo periodo di mancata potabilità dell'acqua è stato assicurato un adeguato servizio di autobotti di acqua potabile sostitutivo al fine di garantire i cittadini e quali sono state le azioni poste in essere per portare a soluzione il problema, a quanto pare sconosciuto anche alle autorità competenti (Prefetto, ASL, ARPACAL ecc)».
Inoltre, si lamenta una mancata risposta istituzionale sul ritardo dell’emissione dell’ordinanza: «Il dilemma alla base di tutto resta il fatto che ad oggi non si conoscono le ragioni per le quali l'ordinanza del 5 settembre, ancora in vigore, con cui è stato ordinato il divieto dell'utilizzo delle acque della rete idrica comunale destinato al consumo umano, è stata emessa dopo circa un mese dai risultati delle analisi effettuati, riportanti la data dell'8 agosto per come risulta dalla stessa ordinanza».