Iemboli sulle elezioni europee: «Un grande inganno, l’importante è occupare le poltrone»
«Poche le proposte e molti gli slogan, nel resto d’Europa si parla di programmi e di contenuti. In Italia la debolezza della politica permette a gruppi finanziari e forze economiche di fare i loro interessi e di decidere i destini dei popoli»
CORIGLIANO-ROSSANO - «La fase delle candidature per le elezioni europee ha offerto uno show che fa concorrenza alla trasmissione televisiva del “Grande Fratello”. Una presa in giro per la maggior parte degli italiani i quali, con mio rammarico, molto probabilmente si asterranno dall’andare a votare per protesta verso lo spettacolo indecente ed immorale che la politica da tempo sta offrendo. La determinazione dei “capi” partito ad imporre nomi di candidati, i gratuiti suggerimenti dati ai cittadini su come esprimere il voto e non ultimo il tentativo dei leader di partito di inserire nella scheda elettorale il proprio nome, hanno contribuito ulteriormente ad allontanare i cittadini dalla partecipazione politica».
È quanto afferma Enrico Iemboli, ex sindaco di Scala Coeli e promotore, tra gli altri, della fusione della città di Corigliano-Rossano che così continua: «Purtroppo la personalizzazione è una abitudine tipicamente italiana che dimostra ancora una volta la mancanza di contenuti coperta dai tentativi maldestri di fare prevalere la discussione sulle fattezze dei protagonisti. Poche le proposte e molti gli slogan e mentre in Italia si discute di candidati, nel resto d’Europa si parla di programmi e di contenuti, come è avvenuto recentemente a Maastricht dove otto leader politici hanno discusso su temi scelti da giovani e che riguardano la difesa, la sicurezza, il clima e la democrazia. Sono pochi e rari i politici italiani che ne sono a conoscenza, la maggior parte lo ignorano dimostrando di quanta scarsa considerazione hanno per il Parlamento Europeo, istituzione presso la quale vengono discusse le questioni più importanti che condizionano la vita degli europei stessi».
«L’ U.E. - prosegue - ha un disperato bisogno di nuovi leader capaci di affrontare problemi come ad esempio i flussi di immigrazione, i cambianti climatici, i numerosi focolai di guerra che sono in atto, la politica estera, la crisi energetica e tanto altri ancora. Le nazioni che ne fanno parte lo hanno capito e si attrezzano per esprimere il meglio della loro rappresentanza. Al contrario l’Italia spettacolarizza la politica e pur avendo la possibilità di esprimere candidati di elevata caratura, con qualche eccezione, schiera quasi sempre persone non di provata capacità ma solo di dimostrata fedeltà al “capo” e che finiscono per fare brutte figure. Di recente abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione in occasione dell’approvazione del “patto di stabilità” quando, in contro corrente con il resto del parlamento europeo che l’ha approvato, il gruppo dei politici italiani si è distinto per essersi astenuto o per avere votato contro. Tramontate le ideologie e venuti meno i partiti storici è invalsa la moda di personalizzarli per cui si sta verificando, purtroppo, che oltre al già scarso carisma del leader c’è solo il deserto. La parola d’ordine è e rimane comunque quella di occupare i palazzi del potere a Bruxelles e poco importa se i candidati eletti sapranno rappresentare gli interessi degli italiani, l’importante è occupare le poltrone, anche se i politici eletti dovessero essere indiziati per fatti giudiziari o solo morali».
«Uno spettacolo unico - osserva - nel quale si fa esercizio a chi resiste o sorprende di più. I problemi dell’Italia sono tantissimi, lo sviluppo è quasi pari a zero, c’è poca produttività e di conseguenza poca offerta di lavoro, ha le più marcate diseguaglianze sociali, l’economia rallenta ed abbatte i risparmi e la fiducia, vacilla il sistema del welfare che è la più brillante invenzione europea dopo la democrazia. In Europa ma soprattutto in Italia, la debolezza della politica permette a gruppi finanziari e forze economiche di fare i loro interessi e di decidere i destini dei popoli. Spetta alla politica fermare e cambiare lo stato delle cose, i partiti devono avere il coraggio di mandare in prima fila le intelligenze, la capacità, il merito, la determinazione di chi vuole impegnarsi per un progetto collettivo».
«Si può essere alla guida di un governo, una vittoria elettorale può dare l’illusione di avere tutte le carte in mano, si può anche avere la legittimazione delle urne, - conclude - ma non basta, si ha solo quella se quando arriva il momento ci si accorge che la vera partita si gioca con altri strumenti; con l’autorevolezza, con la capacità d’influenza e di relazione, con la conoscenza delle convenzioni espressive e del bon ton istituzionale, con l’iniziativa e la credibilità personale. Queste sono le caratteristiche che distinguono una classe dirigente dall’altra e che attualmente alla politica italiana mancano».