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Amministrative Co-Ro, Centro Destra verso la fine di un'epoca: la corsa folle incontro al precipizio

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CORIGLIANO-ROSSANO – In vista delle elezioni Amministrative della Primavera prossima non c’è ancora nulla all’orizzonte sul fronte politico del Centro Destra. L’impressione, però, è che la grande armata dei conservatori-liberali-moderati di casa nostra stia andando a schiantarsi dritta verso un muro di cemento armato. Non c’è una quadra e le buone premesse che erano state messe sul tavolo di una rabberciata coalizione quasi un anno e mezzo fa (era il lontano 11 novembre 2022) sembrano essere quasi del tutto svanite nel corso di questi mesi. Pare sia in atto una lacerazione che dal centro spacchi verso destra e non è escluso che, alla fine, l’esperienza Catanzaro, con Fratelli d’Italia in corsa solitaria rispetto all’altra parte del centro destra aperto al centro ai moderati e a parte della sinistra, possa ripetersi “tal quale” anche sulle rive della terza città della Calabria. Con buona pace di tutti.

Insomma, un lungo de profundis che potrebbe avere il suo epilogo – forse – nei prossimi giorni quando il quadro politico degli assetti in campo potrebbe/dovrebbe delinearsi rispetto al presente. Perché se è vero che ad oggi il Centro Destra, visto nel suo insieme, non ha ancora un candidato a Sindaco (anche se la prospettiva che si vada tutti insieme è ormai ridotta al luminicino), il vero dramma, per quanti riservano attese nella grande corazzata che ha dettato legge sul territorio di Corigliano e Rossano per quasi trent’anni, è che a destra non ci sono ancora nemmeno le liste per le candidature al Consiglio comunale, quelle che, in soldoni, portano i voti. Mentre Stasi ha già fatto campagna acquisti anche in quelle che storicamente erano aree di centro e centro destra!

Ecco perché l’impressione è che si stia compiendo una corsa folle verso il precipizio.

E siffatta condizione sarebbe davvero la fine di un’epoca che, piaccia o non piaccia, ha avuto un impatto sociale e politico sul territorio e sulla popolazione. Una disfatta che vede tutti in fila i responsabili. Tutti, nessuno escluso. Anche perché davvero non si riesce a capire la logica di quanto sta avvenendo e soprattutto il grande regista che sta tramando le fila di questa eterna indecisione rimane ancor in ombra.

Minimizzare tutto all’assenza di opposizione che in questi anni avrebbe consentito a Stasi di aumentare ego e consensi è un esercizio troppo semplice. Atteso che l’opposizione è soprattutto quella che viene fatta fuori dalle stanze istituzionali. Proprio l’esperienza Stasi è una testimonianza concreta di questo (nuovo) modo di fare politica: partito da un binario di ferrovia passando per lo sciopero della fame per la soppressione del tribunale, finendo alla protesta per le mense scolastiche e dei lavoratori del verde pubblico; poi la prima elezione in Consiglio comunale e infine alla carica di sindaco. Ha aggredito le esigenze della gente parlando alla pancia delle persone e amministrando guardando proprio alle esigenze più banali. Ha fatto bene? Ha fatto male? Sarà la storia a giudicarlo, ad ogni modo questa sua visione finora lo ha premiato.

Il vero problema è che chi lo avrebbe dovuto combattere tra la gente, lì dove si prendono voti e consensi, non lo ha fatto. Il centro-centrodestra, insieme a tutta quella schiera di anti-stasiani, ha colpe immani per non aver saputo calamitare interessi ma principalmente perché non è riuscito a farsi interprete della vertenza popolare. E si potrà portare qualsiasi giustificazione o visione delle cose; si potrà continuare a dire che le candidature si ufficializzano ad inizio campagna elettorale o ancora che c’è tempo per ogni cosa. È così. Ma resta il fatto che le elezioni si vincono tra la gente e con la gente. E oggi una cosa è certa: tutta la parte schierata contro Stasi tra la gente e con la gente non c’è.

Anzi, c’è una parte di popolazione che fa il tifo per il primo cittadino; un’altra parte – quasi sicuramente maggioritaria – fa il tifo per se stessa perché combatte da sola, a mani nude, senza il sostegno di nessuno in quelle che, a suo avviso, sono le contraddizioni di questa città.

In parole povere il centro e il centro destra e anche il centro sinistra, dall’essere forza dirigente di questa città, si sono ritrovati – per sole loro colpe – ad essere rifugiati in isolamento su posizioni poco interessanti. Almeno questa è la situazione cristallizzata in questo momento. Se domani cambierà – e nulla osta che cambi – sarebbe solo un bene per la democrazia. Certamente le premesse non sono entusiasmanti se si vedono le piazze e le sale delle “corazzate” anti Stasi: tiepide, per non dire fredde, partecipate solo da pochi intimi, frastagliate e non unitarie. E tutto questo a soli tre mesi dalle elezioni.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.