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Il centro-destra di Campolo vuole la squadra e punta tutto sulle grandi vertenze

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CORIGLIANO-ROSSANO – Ancora bilanci, ancora previsioni e ancora obiettivi in vista della stagione elettorale della prossima primavera. Le amministrative del 2024 si avvicinano e con esse la fitta trama dell’agire politico. I suoi rappresentanti si organizzano per mettere a punto programmi e candidature e, nel farlo, creano l'assist per commentare l'altrui operato. A fornirci qualche spunto rispetto ai temi e alle aspirazioni della coalizione di centro-destra è Gioacchino Campolo, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia di Corigliano-Rossano.

Alla domanda su come siano stati questi ultimi cinque anni, Campolo risponde con franchezza: «Dovevano essere gli anni di una costituente cittadina. Questa è stata la prima amministrazione che ha governato sul nuovo comune unico, per altro fuso in maniera frettolosa. Una responsabilità, questa, che non è sicuramente attribuibile a questa compagine amministrativa ma è evidente che andava fatto un lavoro preparatorio. È mancato il lavoro tecnico preliminare; non c’era nemmeno un piano di fattibilità pertanto si è partiti da zero».

Secondo Campolo l’amministrazione si è dimostrata carente anche sotto un altro aspetto, quello della partecipazione: «Era necessario – sottolinea - comunicare alla popolazione quelle che erano le azioni che si sarebbero intraprese di lì a poco, bisognava informare i cittadini di tutta la riorganizzazione che avrebbe interessato la macchina comunale e, contestualmente, bisognava fare delle opere di contaminazione culturale, politica e istituzionale. In questa prima fase, forse, un’attenzione a questo aspetto sarebbe stata utile. Chi oggi firma a Corigliano per ritornare all’autonomia lo fa per dar voce ad un malessere contro chi amministra, contro la politica. In questo hanno difettato perché occupandosi dell’ordinario hanno trascurato il resto, forse questi temi non erano spendibili dal punto di vista elettorale. È mancato, poi, anche il coinvolgimento di tutti quegli attori che avevano lavorato al progetto della fusione e che avrebbero accompagnato il processo».

Poi aggiunge: «Dal punto di vista amministrativo credo che il sindaco abbia tradito un po’ le aspettative, e gli intenti di rottura che prometteva non si sono verificati. Mi è sembrato che questa amministrazione abbia continuato nel solco delle precedenti e non abbia rappresentato affatto quella rottura. Forse, le mele marce c’erano prima e ci sono anche adesso. E dico di più, in passato i sindaci lasciavano in eredità delle opere tangibili, in questo caso non saprei identificarne una».

Un'altra colpa che ha macchiato l’operato di Stasi, secondo il coordinatore di FdI, è stata la bagarre istituzionale innescata nell’affrontare le grandi vertenze che non ha favorito cooperazione e confronto: «La prima cosa che farei, se il centro-destra dovesse prendere le redini del governo della città, sarebbe eliminare queste polemiche e queste divisioni tra istituzioni dello stesso territorio. Sono dell’avviso che collaborare, indipendentemente dal colore politico, sia necessario per questa città così strategicamente posizionata. Il prossimo obiettivo è, a mio avviso, quello di rilanciare Corigliano-Rossano, inserendola in un contesto più ampio che guardi all’Europa e al Mediterraneo. La nostra classe dirigente deve avere l’ambizione di guardare oltre al proprio bacino territoriale curando le relazioni istituzionali e politiche. Un comune non può creare direttamente lavoro ma può farlo attraendo investitori e quindi in maniera indiretta. In questi anni è mancata l’attenzione verso i grandi temi e le grandi vertenze. Adesso dobbiamo fissare questo tipo di obiettivi».

E sulle linee guida della coalizione, dichiara: «Il centro-destra ha, da tempo, trovato il suo posizionamento rispecchiando la linea della coalizione nazionale. È una coalizione che guarda al leader ma che vuole fare squadra e lavora per essa. Questa esperienza amministrativa ci ha insegnato che l’uomo solo al comando non serve. Una realtà come la nostra richiede capacità di delega. In questi anni si è visto il singolo ma non la struttura. L’idea nostra è di fare squadra».

Il centro-destra, però, tarda a segnalare il futuro candidato: «Il nome è, sì, atteso ma bisognerebbe ritornare alla politica. Per ora il centro-destra guarda alla squadra. Sicuramente non arriveremo a maggio senza un nominativo, anche perché è il capitano della squadra colui che porterà avanti le istanze e si interfaccerà con la città. Oggi lavoriamo sui primi cicli programmatici e sulla pluralità del gruppo».

Ancora mistero, dunque, sul nome. Ma è possibile che i ritardi siano dovuti alla difficoltà di scelta fra un nome già consolidato e un nome nuovo? Se così fosse, una figura “pronta” potrebbe rappresentare un ostacolo per le nuove proposte: «No, non è combattuta tra vecchi nomi e nomi nuovi. La coalizione ha diverse frecce al suo arco e sceglierà la più opportuna ma non è sicuramente questa la discriminante che ritarda la scelta».

 

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.