Trebisacce, il sindaco Aurelio a fine corsa: 8 Consiglieri comunali presentano mozione di sfiducia
Quattro pagine di motivazioni depositate stamani al protocollo dell'Ente. Entro il 20 novembre la ratifica della mozione in Consiglio comunale, poi l'insediamento del Commissario prefettizio e l'inizio di una lunga e durissima campagna elettorale
TREBIACCE – Aurelio, il sindaco americano eletto con il sogno di ribaltare la narrazione di Trebisacce, è arrivato a fine corsa dopo appena 16 mesi dalla sua elezione allo scranno democratico più alto della città. Le lacerazioni interne alle sue stesse fila hanno avuto la meglio e stamani i 4 consiglieri comunali di Maggioranza (Carlotta Andriolo, Daniela Nigro, Salvatore Carlomagno e Claudio Roseto), ritiratisi sull’Aventino, insieme ad altrettanti rappresentanti dell’Opposizione (Domenica De Marco, Ermelinda Mazzei, Antonio Aurelio e Antonio De Santis) hanno presentato una mozione di sfiducia che ora dovrà essere ratificata entro il prossimo 20 novembre.
Insomma, è stata staccata la spina ad un’Amministrazione comunale giudicata troppo accentratrice del potere decisionale nella figura del sindaco. Un’eutanasia violenta partita a fine estate scorsa dopo la sfiducia di due assessori e la rottura degli equilibri.
La mozione di sfiducia è stata presentata stamani al protocollo dell’Ente. Quattro pagine sulle quali vengono scritte in calce otto motivazioni (una per ogni consigliere sfiduciante), formali e concrete, che giustificano una scelta «sofferta ma inevitabile». E sarà questo, anche, il canovaccio della prossima campagna elettorale che a questo punto, qualora la sfiducia dovesse essere ratificata in Consiglio comunale (e avverrà a meno di sbalorditivi cataclismi), dovrebbe aprirsi in vista della prossima primavera, quando i trebisaccesi dovrebbero così tornare alle urne.
Otto motivazioni, dicevamo per dire basta ad Aurelio e che hanno ispirato l’azione del fine vita politico del governo della città. La prima: «la mancata propensione del sindaco ad aprirsi al dialogo». La seconda: «Le revoche di due assessori comunali, senza alcuna valida motivazione». La terza e forse la più dura delle motivazioni: Aurelio viene definito sic et simpliciter inidoneo «a poter perseguire obiettivi di progresso – materiale e morale – della comunità, con un giudizio totalmente negativo sulla sua azione politico-amministrativa». La quarta: «L’incapacità organizzativa nel potenziare e rimodulare la struttura burocratica dell’Ente, rimasta con un organigramma comunale inalterato, senza alcuna impronta o visione di sviluppo e potenziamento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione di governo». La quinta: «La pregiudizievole condotta del primo cittadino per il rifiuto ad assumere responsabilità istituzionali», il riferimento chiaro ed esplicito è alla procedura di finanziamento per quasi 7 milioni di euro per la realizzazione della nuova scuola media per la quale Aurelio non ha inteso assumere i poteri di Commissario straordinario facendo perdere -ad avviso degli insorti – una grande opera pubblica alla città compromettendo anche l’istituzione di un nuovo Commissariato di Polizia. La sesta: «Il sindaco ha adottato scelte e posizioni che hanno danneggiato l’immagine della città» determinandone addirittura un «pericoloso isolamento dal resto del comprensorio»; anche qui il riferimento esplicito è alla battaglia per le opere compensative del terzo megalotto sulle quali Trebisacce ha assunto una posizione di attesa rispetto agli altri comuni. La settima: lo sperpero di risorse pubblico a discapito dell’organico dell’ente con «l’assunzione di perdonale nell’Ufficio di Staff del sindaco e superflui rapporti di collaborazione». La ottava e ultima motivazione: «La grave e pericolosa fase di stallo e di progressivo decadimento della città di Trebisacce determinata da evidenti limiti di lungimiranza, unitamente a molteplici inadempienze del sindaco».
Questo è quanto. In quattro pagine, insomma, c’è materiale per tre campagne elettorali. Nel frattempo a Trebisacce assisteranno all’ennesima “caduta di un re” e all’insediamento di una nuova fase commissariale. Una pagina triste che continua nella ridente cittadina dell’alto Jonio.