Lo stato di salute del Pd a Co-Ro: le storiche divisioni lo hanno (ri)mandato in coma
Tre volti della stessa medaglia: «è un partito che guarda al futuro», ma sembra non guardare al presente. Le amministrative sono all’orizzonte, ma mancano ancora la linea politica sul dialogo con le altre forze di sinistra (o anche a destra?)
CORIGLIANO-ROSSANO – Il centro-sinistra sta attraversando da giorni, da mesi – forse da anni - una profonda crisi che potrebbe costringere il Pd ad una seria riorganizzazione in vista delle prossime amministrative. Nella 2024, infatti, si terranno le elezioni amministrative a Corigliano-Rossano e i dem sembrano non accorgersi dell’ineludibilità del tempo: ad oggi non hanno presentato nessun candidato che possa rappresentarli. La questione si arena a monte di una discussione che non riesce addirittura a partire. O meglio, di discussioni ce ne sono tante ma non c’è nessuno che tracci una linea politica.
Di questo e molto altro si è parlato nell’ultima puntata dell’Eco in Diretta andata in onda ieri con tre esponenti proprio del Partito Democratico: la Capogruppo del PD in consiglio comunale di Corigliano-Rossano, Rosellina Madeo, nonché componente dell’Assemblea Nazionale; Alberto Laise, anche lui componente dell’Assemblea Nazionale e, non ultimo, Battista Genova, ex-sindaco di Corigliano-Rossano e oggi Dirigente del PD a Corigliano-Rossano.
Sembra che il Pd cittadino si sia dimenticato (all’apparenza) di questo appuntamento politico. In realtà, ci sono dei disagi oggettivi all’interno del partito e Alberto Laise le sottolinea: «C’è una crisi, una difficoltà nella discussione interna del partito e nel trovare l’unità». Unità che effettivamente è necessaria, considerando la prossimità delle elezioni amministrative a cui si sta preparando la città. Del resto il Pd dovrebbe imporsi, e questo non solo a livello territoriale, cercando «di non essere uno spettatore passivo, ma di cercare di diventare protagonista» aggiunge sempre Laise, non contrario al dibattito disomogeneo: «Le posizioni diverse all’interno del partito ci possono essere, ma l’importante è fare sintesi e scegliere una linea politica».
Insomma manca la trama del canovaccio. C’è da dire che forse la questione più rilevante, e questo lo si può notare anche (e forse soprattutto) a livello nazionale, è che il Partito Democratico sembra si frantumi in tanti rivoli che ne minano la compattezza. Non a caso sia Laise che la Madeo sono d’accordo nel dire che una volta decisa una linea politica da parte della maggioranza, bisogna rimanere nel partito, anche se obtorto collo. Ma questo, purtroppo, non sempre accade.
Tutto ciò fa capire che manca una parabola di coerenza, visto che si parla di ammiccamenti a Stasi e addirittura al centro-destra. Questa forma ibrida non piace alla Madeo che sottolinea «la necessità di fare politiche e progetti di centro-sinistra e non di centro». Quali sono allora i punti di unione che il Pd dovrebbe avere li spiega Laise, ammettendo che il dibattito dovrebbe includere quei partiti con cui anche in Parlamento è stata costruita l’opposizione, quindi i Verdi, Sinistra Italiana, con buona speranza anche dei Socialisti. Tuttavia il membro dell’Assemblea Nazionale si rende conto che queste sono forze abbastanza piccole e ammette l’esigenza di allargare il tavolo di discussione a «quei movimenti che non solo si riconoscono nella sinistra, ma che a livello politico e regionale hanno votato candidati e liste di centro-sinistra». E indica come primo, fra tutti, il Movimento 5 Stelle che in città ha una presenza ragguardevole.
Sulla proposta, poi, da parte del Direttore Marco Lefosse del nome Stasi come candidato a sindaco del centro-sinistra scoppia un’accesa discussione in studio. Se il nome di Stasi crea un tale disaccordo di sicuro sarebbe opportuno, quanto meno, scegliere una lista di candidati.
C’è da chiedersi se gli interessi collettivi sono davvero primari per il PD in ragione di una linea unitaria da tenere. La risposta della Madeo è positiva, ma solo a una condizione: «se si tiene la linea del partito nazionale». Ma viste le tante correnti interne al partito il rischio che non ci sia un filo conduttore è reale. La soluzione la dà l’ex-sindaco della città di Corigliano, Genova: «Qualora non ci dovesse essere una linea unitaria, per lo meno, ce ne dovrebbe essere una maggioritaria», afferma convinto.
Il Partito Democratico territoriale pecca, oggettivamente, di una leadership che possa creare una linea politica da seguire e «la causa è ascrivibile alle modalità di acquisizione: il comando si ottiene con il consenso e la presenza nelle istituzioni» per la capogruppo del PD. E questo a Corigliano-Rossano manca. Con ragione Madeo parla di ragionamento costruttivo all’interno del partito, ma sembrano mancare proprio i presupposti per poterlo iniziare.
Ma quali sono quindi le sorti del PD in vista delle amministrative? Al centro-sinistra servono i numeri dei movimenti che gravitano nell’area politica di sinistra e lo evidenzia Laise: «Bisogna considerare i movimenti, almeno quelli storicizzati. Non quelli costituiti ad hoc per le elezioni». Il membro dell’Assemblea Nazionale continua dicendo che il tavolo di discussione dovrebbe accogliere più forze, compresa Rifondazione Comunista, senza esclusione dell’amministrazione attuale.
C’è da aggiungere che il vasto consenso rischia di snaturare il partito e girano voci che non abbia più attrattive per poter combattere con le forze politiche opposte, ma a questo rimprovero reagisce con veemenza prima la Madeo, poi Genova, che animato, aggiunge: «Il partito deve rilanciarsi, ma rimanendo sulle posizioni che si avevano prima delle elezioni del 2019 e delle Regionali. Il vero problema è che non è stata mai suggerita una figura di centro-sinistra da mettere a disposizione per la città». Magari potrebbe essere, questa, una spinta per accelerare i tempi e per riuscire a trovare un accordo, se non altro, sul candidato da presentare nella prossima primavera.
di Barbara Paura - Tirocinante Unical