Crisi politica a Trebisacce, i consiglieri ammutinati non si dimettono: «Ci assumiamo le nostre responsabilità»
Ieri, in serata, un nuovo colpo di scena: una lettera a firma dei 4 consiglieri comunali malpancisti che prendono le distanze dal "loro" sindaco ma non si dimettono. Tra i firmatari c'è anche il presidente dell'Assise, Carlomagno
TREBISACCE - Colpi di scena su colpi di scena nella querelle politica apertasi a Trebisacce dopo il rimapsto di giunta fatto dal sindaco Aurelio a fine estate e che ha messo sulla graticola buona parte della maggioranza. Dilettantismo politico, quello del primo cittadino - ha commentato qualcuno - che è diventato grimaldello per fare "gazzarra" per quel drappello di consiglieri comunali di maggioranza che ora tengono ben stretta in pugno la spada di Damocle sulla testa del primo cittadino. Aurelio avrebbe potuto gestire diversamente e sicuramente molto meglio la crisi nata all'interno della sua Maggioranza senza che si arrivasse, dopo appena un anno dalle elezioni, ad una condizione di impasse ormai insanabile e che terrà - di fatto - la città in una pericolosissima condizione di stasi. Tutto questo mentre le posizioni si consumano. A partire dal consiglio comunale del 2 ottobre che, di fatto, ha decretato lo strappo definitivo tra le parti con Aurelio che di fatto è diventato un sindaco in minoranza.
Dopo la presa di posizione di IdM a difesa del primo cittadino e dopo la dura (e senza appello) demarcazione dei confini fatta da Fratelli d'Italia, nella tarda serata di ieri è arrivata la precisazione (ultieriore) dei consiglieri ammutinati. Sono 4. Oltre a Claudio Roseto nella lista dei firmatari ci sono Daniela Nigro, Carlotta Andriolo e c'è anche il presidente del Consiglio comunale Salvatore Carlomagno. La loro posizione èm chiara: continueranno a fare i consiglieri comunali, quindi nessuna dimissione anticipata... se non lo vorrà Aurelio.
Ed ecco, quindi, la loro posizione. Chiara. Netta.
«Nella seduta del Consiglio Comunale del 2 ottobre scorso si è consumata una pagina triste della storia politica della Città di Trebisacce. Dopo aver tentato inutilmente il confronto e il dialogo collegiale, alla presenza di tutta la maggioranza, abbiamo dovuto - a malincuore - rappresentare all’assise consiliare e a tutti i cittadini intervenuti la verità sulla situazione di crisi interna all’amministrazione comunale.
Nel corso della seduta consiliare, il Sindaco non ha esposto alcun valido motivo sulle defenestrazioni, nascondendosi dietro formule stereotipate e limitandosi a rivendicare il suo potere formale di nominare e revocare gli assessori.
In merito allo sbandierato senso di responsabilità, il primo cittadino ha anche affermato, con convinzione, che dovremmo avere il coraggio di andare da un notaio per far sciogliere il consiglio, affinché lui possa ricandidarsi e “stravincere” nuovamente le elezioni.
“Io vengo qui per guadagnarmi la pagnotta”: questa dichiarazione del Sindaco Alex Aurelio racchiude e descrive lo sconforto e la delusione politica nei suoi confronti.
Ed è stata evidente la sua mancanza di cognizione delle dinamiche e degli equilibri tra organi istituzionali.
Siamo convinti che il Sindaco, nel rispetto delle regole democratiche, non possa amministrare da solo la Città di Trebisacce.
Da parte nostra, abbiamo già impedito l’assunzione di ulteriori aggravi di spesa per le casse comunali, votando contro, unitamente ai gruppi consiliari di minoranza, alla proposta consiliare di approvazione del bilancio consolidato.
Per sgomberare il campo da equivoci, intendiamo ribadire - con chiarezza e convinzione - che non intendiamo ottenere alcuna poltrona e non accetteremo mai nessuna delega dal Primo Cittadino, perché per noi la politica è unicamente servizio alla comunità.
Siamo noi, quindi, che facciamo appello ad una concreta responsabilità e, per tale ragione, daremo seguito a quanto dichiarato in sede consiliare e indicheremo - analiticamente - i nostri obiettivi da realizzare solo per il bene di Trebisacce.
D’altronde, non si comprende quali siano le proposte responsabili del Sindaco, se non quelle - pubblicamente espresse in consiglio - di invitarci ad andare da un notaio, oppure di assecondare, supinamente e incondizionatamente, le sue pericolose derive autoritarie, frutto di una erronea interpretazione delle regole democratiche.
Continueremo a svolgere, con impegno e abnegazione, il nostro ruolo di consiglieri comunali - con atteggiamento propositivo e spirito costruttivo - facendo emergere la centralità dell’assise consiliare, quale organo di indirizzo politico-amministrativo, composto da persone democraticamente elette dai cittadini, chiamate ad assumersi le proprie responsabilità verso la propria comunità».