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«Grillo e il Movimento sono stati solo una bellissima illusione che ha tradito la speranza di riscatto dei calabresi»

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CORIGLIANO-ROSSANO – Un anno di silenzio, tre anni per metabolizzare quello che è accaduto all’interno del Movimento 5 Stelle in Italia, in Calabria e nella Sibaritide. Proprio lì dove la grande corazzata di Grillo, e di Conte poi, nel 2018 rappresentò l’ultimo baluardo, l’ultima cortina contro il depauperamento, le privazioni e le offese perpetrate dallo Stato contro questo territorio. Delusione, illusione o semplice decorso della politica? La storia elettorale nella Calabria del nord-est ha già dato i primi verdetti. Proprio a settembre scorso, con le Politiche d’autunno, con la vittoria dei due collegi ad appannaggio del Centro Destra che ha scalfito la supremazia pentastellata in un territorio che appena cinque anni prima aveva eletto ben 4 rappresentanti parlamentari tutti racchiusi nel solo “fazzoletto” di terra di Corigliano-Rossano. E proprio oggi uno di questi quattro, nella sua veste di ex (parlamentare e attivista m5s), torna a parlare. Abbiamo incontrato e intervistato Francesco Sapia, già deputato del Movimento e componente della Commissione parlamentare Sanità. Più che un ex si definisce un «deluso». Deluso per come è andato a finire quel contenitore di idee e di lotte; deluso per la rotta «inguardabile e incomprensibile» che ha intrapreso il suo ormai ex (quello sì) partito.  Deluso ma con una missione: «De-movimentizzare Corigliano-Rossano e la Sibaritide. Qui il M5S non ha più ragione d’esistere».

Lei ha terminato il suo mandato parlamentare in modo turbolento: è partito nel 2018 con dei compagni d'avventura e alla fine si è ritrovato politicamente orfano e senza compagni. Perché? Come l’ha segnata questa esperienza in Parlamento? Io sono entrato nel Movimento grazie a Beppe Grillo e alla sua idea chiara di ribaltare il sistema. Diceva sempre rovesciamo la piramide e per le persone come me che avevano sofferto i guai della sanità, stretti tra la vita e la morte, e che hanno vissuto sulla loro pelle la disorganizzazione violenta degli ospedali, sentire quel Grillo che dispensava speranza di lotta contro il sistema politico mi ha fatto venire la voglia, da malato, di mettermi a disposizione di altri malati. Per questo sono sceso in politica. Con il meetup di Corigliano mi candidai a sindaco e fui eletto come primo consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle in Calabria. Da qui, poi, la candidatura e l’elezione alla Camera nel collegio uninominale di Corigliano-Rossano. E fu proprio allora che ebbi la reale percezione che in Calabria, finalmente, sarebbe cambiato qualcosa. Ero entusiasta, pensavo davvero avessimo trovato il contenitore politico giusto e le persone adatte per rovesciare quella famosa piramide fatta di ‘ndrangheta, di massoneria deviata e gravi disservizi per il cittadino. Poi arrivò il buio. Sicuramente, è successo qualcosa. Perché se Grillo, da braccio destro di Casaleggio, da rivoluzionario, da persona che dice rovesciamo la piramide, si silenzia, si marginalizzata e da garante del Movimento scompare e cede il posto ad un uomo come Conte, che non è sicuramente un uomo che incarna i principi del Movimento, qualcosa sarà successo.

Quindi dice di aver preso le distanze dal Movimento. In realtà - come altri - è stato allontanato, per poi confluire in un contenitore dome Alternativa, proprio perché non condivideva la nuova rotta del partito.Io sono stato espulso dal movimento perché per me era inconcepibile che i dettami di Grillo, che da uomo anti sistema, da sovranista, venissero asserviti ad un governo di banchieri, a Draghi e sponsorizzassero nuovi “grillini” come Cingolani che non ha fatto nulla per portare avanti le battaglie ambientaliste e che oggi ritroviamo alla guida di Leonardo; messo lì dal Governo Meloni. Era illogico, per me, seguire questa scelta e, seguendo la coerenza, ho detto no al governo delle banche e dei poteri forti.

Volendo dare, allora, un giudizio alla coerenza di Grillo, quale sarebbe?Grillo ha illuso gli italiani. Gli do un 10 per la prima parte della sua esperienza politica, perché ha sradicato persone da casa e le ha portate a votare il MoVimento 5 Stelle, dando una speranza. Voto zero, invece, per come le ha trattate dopo. Oggi ci sono persone spaesate che adesso non vanno più a votare.

Quindi è stata un’illusione? No. È stato un vero e proprio tradimento a quanti si sono esposti contro il sistema e tutte quelle persone che sono ritornate a votare e poi si sono trovati ad essere rappresentati da un movimento moderato liberaldemocratico. Una forza che lotta contro il sistema non può connotarsi nell’area moderata. C’è stata una migrazione concettuale e ideologica verso il centro. C'è stata gente all’interno del Movimento che ha mantenuto saldi i propri principi e altra gente che, invece, è stata colpita dalla sindrome del potere, che è immorale all’interno del Parlamento. Per capire di cosa sto parlando basta leggere o ascoltare le tante posizioni che solo oggi sta prendendo la parlamentare Baldino sulle questioni del territorio, dalla vicenda tribunale alla mobilità, dalla grande questione sicurezza e al potenziamento delle forze dell’ordine. Delle tante istanze presentate nessuna è stata portata a termine. Da cittadino mi pongo una domanda: ma nei cinque anni precedenti al Governo Meloni, Vittoria Baldino dov’era? In quale bolla di sapone era chiusa? Perché non ha contribuito lei a risolvere le tante questioni aperte su questo territorio?

Andiamo alle questioni regionali. Lei è stato uno di quelli che si è abbattuto tantissimo per l’allora Decreto Calabria. Oggi Occhiuto è stato bravo nel farsi dare in mano il governo della sanità riportando le scelte sul diritto alla salute nell’alveo della politica. Ecco, si aspettava, da parte dei rappresentanti del Movimento in Consiglio regionale, un’azione più incalzante, più oppositiva o va bene così? - Il Decreto Calabria non è stata la legge assoluta. Si poteva e si doveva perfezionare. Ho chiesto molte volte al ministro Speranza dei confronti. Non li ha mai voluti. Anzi, li ha fatti solo con il Partito Democratico (e anche per questo si sarebbe dovuto tornare a votare subito dopo la caduta del primo governo Conte). E i risultati sono alla luce del sole. Il Decreto Calabria serviva a mandare nella nostra regione, in tutti i ruoli apicali, persone competenti, capaci di risolvere immediatamente le diverse questioni aperte. Non è stato fatto. E quella disorganizzazione violenta che attanaglia il diritto alla salute ha continuato ad alimentarsi. Poi siamo arrivati ad oggi, alle scelte di Occhiuto, che credo debbano essere ancora contrastate duramente: da azienda zero alla organizzazione territoriale della sanità praticamente inesistente. Ecco, non vedo quell’azione forte e “violenta” che contrasta le decisioni del Presidente. Anzi, non vedo proprio opposizione a Occhiuto. Purtroppo la politica dei fotoromanzi ha preso il sopravvento e il fatto che l’opposizione vada insieme alla maggioranza in giro per la Calabria a farsi selfie sulle macerie di una sanità disastrata è un fatto gravissimo. Bisogna avere sempre un occhio critico e vigile sull'operato della maggioranza.

Questa è un’accusa che rivolge anche ai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle?Certo, sì

A proposito di sanità. In una recente seduta del Consiglio regionale nelle schermaglie tra maggioranza e opposizione è venuta fuori una diatriba del tutto inedita. Nella discussione innescata proprio dal M5s sugli “imboscati” della sanità, il consigliere di Maggioranza Giuseppe Graziano ha rintuzzato il capogruppo pentastellato Davide Tavernise chiedendogli se tra questi cosiddetti imboscati non ci fosse anche un suo parente in linea diretta. È successo il finimondo in aula. Lei che idea si è fatto?Partiamo dal fatto che gli imboscati non li troveremo mai. Perché se un dipendente passa dall’emergenza-urgenza in direzione sanitaria, in medicina o in altri rami organizzativi è chiaro che diventa difficilissimo scovarlo. Certo, mi aspettavo dai rappresentanti del Movimento 5 stelle e di DeMa Calabria una incisività maggiore. Ma poi se vedo che Afflitto vota a favore dei provvedimenti di Occhiuto, se Laghi o lo stesso Tavernise ammiccano alle decisioni del governatore è chiaro che noi calabresi non abbiamo alcuna speranza. Sulla vicenda portata in aula dal consigliere Graziano, e che ricordava lei, è normale che pretendo chiarezza. Graziano ha detto delle parole pesanti che se dovessero risultare vere sancirebbero la fine della carriera politica di Tavernise. Se invece non sono vere mi aspetto delle azioni forti da parte dello stesso Tavernise.

Senta, mi ha colpito tantissimo una sua affermazione: “La mia missione oggi è quella di de-movimentizzare il territorio”. Che cosa significa? Questo territorio non ha più bisogno di esponenti del Movimento 5 Stelle. Perché hanno tradito i bisogni della gente, quindi devono essere politicamente allontanati. Nessuno più dovrà votare MoVimento 5 Stelle a Corigliano Rossano, questa è la mia missione affinché nessuno più possa illudersi sulle false aspettative. Anche se, in realtà, la de-movimentizzazione del territorio è un’operazione che stanno facendo già loro stessi. Perché di fatto sono rimasti in due: Tavernise e la parlamentare Baldino. Dove sono gli attivisti?

Qual è il futuro politico di Francesco Sapia? Qual è la visione del suo attivismo politico?Da qualche settimana stiamo lavorando ad un nuovo contenitore di idee con una missione chiara ed inequivocabile. Questo contenitore si chiama “Schierarsi”. Abbiamo iniziato a fare opposizione all’Amministrazione Stasi e ai suoi fotoromanzi su una città che vede solo lui. Vogliamo essere quella spina nel fianco che in questa città, di fatto, non c’è mai stata. Cercheremo di aprire un discorso politico che al momento è piatto, è assente.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.