Fondo di solidarietà e quella toppa più brutta del buco: «Non riduce diseguaglianze tra nord e sud»
Per il sindaco di Cassano Jonio si tratta di un contentino rispetto a quello che potrebbe prospettare la legge sull'autonomia differenziata. Papasso:«lo Stato cominci con il lasciare per intero l'Imu nelle casse dei Comuni»
CASSANO ALLO JONIO – Un contentino rispetto a tutto quello che potrebbe comportare l’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata. Il fondo di solidarietà comunale, pensato per accorciare le distanze tra i vari comuni e garantire un’equa ridistribuzione della ricchezza, puzza un po' di fregatura. O comunque è uno strumento insufficiente. Almeno secondo buona parte dei nostri sindaci.
Di recente abbiamo pubblicato gli importi stabiliti per ogni singolo Comune del territorio, adesso stiamo raccogliendo i pareri degli amministratori. Per il primo cittadino di Cassano Allo Jonio, Giovanni Papasso, lo Stato con una mano dà ma con l’altra prende. E neppure poco. «I Comuni stanno facendo una battaglia affinché la riscossione dell’Imu sia a totale appannaggio delle casse comunali» fa sapere Papasso.
Già, perché il sistema del fifty -fifty, della divisione dei proventi dalla tassa sulla casa tra ente ed erario, suonerebbe un po' come una beffa. «Il fondo di solidarietà comunale - incalza il sindaco - è costituito dai soldi stessi che le varie amministrazioni versano allo Stato. Somma in cui confluisce anche l’Imu».
Vero, però poi lo Stato ridivide questa somma in maniera diversa tra tutti i Comuni dello Stivale guardando a parametri ben precisi…
«Certo, tra gli indicatori - ricorda Papasso - ci sono il numero di abitanti, il reddito pro capite, la capacità fiscale».
Proprio la capacità fiscale, il gettito potenziale da entrate, sembra essere il tasto dolente
«Nel Mezzogiorno, per note ragioni economiche, non tutti pagano le tasse. A Cassano corrispondono spontaneamente e in modo regolare circa il 50% dei contribuenti. Per il resto bisogna ricorrere alla riscossione coatta. Al Nord la situazione è ben diversa. Il numero di cittadini che contribuiscono regolarmente tocca quasi il 100%. Lo Stato quindi non deve pensare che tanto noi Comuni possiamo contare con certezza sull’introito di Tari e servizio Idrico».
In questo mare magnum anche la tassa di soggiorno può aiutare
«Ah certo, quest’anno ci è valsa più di un milione di euro».
Mica male
«Affatto, peccato però che anziché utilizzare quei soldi per reinvestirli nel turismo oppure in altri servizi, li abbiamo dovuti usare per far quadrare i bilanci e coprire il gap delle tasse non pagate dai morosi».
Un’occasione persa
«Vorrei poter fare di più. Mi piacerebbe disporre di una somma più cospicua per poter realizzare eventi dedicati al tempo libero e all’aggregazione per tutta la comunità. Invece spesso per garantire appuntamenti come la notte bianca o il Capodanno in piazza mi trovo a stringere la cinghia e a fare salti mortali. Non perché i soldi materialmente non ci siano, ma perché sono costretto a dirottarli nella copertura di quei servizi che molti cittadini non pagano».
Quindi questo fondo di solidarietà comunale va promosso o bocciato?
«Rimandato. Così com’è il fondo non è sufficiente. Intanto perché buona parte della quota rigirata ai comuni è uscita essa stessa dalle casse dell’Amministrazione attraverso l’Imu». Insomma quello che esce dalla porta rientra dalla finestra. «Poi perché nonostante il fondo quest’anno abbia visto un piccolo incremento, c’è la questione del vincolo delle somme. Lo Stato ci dà qualcosa in più ma ci dice anche come dobbiamo spenderlo, di conseguenza non c’è una vera autonomia nell’utilizzo del denaro. E poi c’è il tema delle nuove competenze attribuite ai Comuni. Gli Enti devono assolvere a determinati compiti che prevedono spese per le quali lo Stato non ha contemplato la copertura economica».
Per Cassano allo Jonio quest’anno il fondo di solidarietà è di oltre 2 milioni e ottocento mila euro.