Il malcontento a Co-Ro non c’entra nulla con la fusione: sta fallendo il progetto Stasi
Il centro destra unito sottoscrive un documento per difendere e rilanciare il progetto dell’unificazione di Corigliano e Rossano. Tra i firmatari, ovviamente, c’è anche Pasqualina Straface
CORIGLIANO-ROSSANO – Dopo le elezioni politiche del 25 settembre, il centro destra a Corigliano-Rossano si ritrova ad essere nuovamente una realtà compatta e soprattutto dinamica. Si susseguono incontri e riunioni per tessere una attività programmatica volta a creare un’alternativa di governo «valida, duratura, autorevole ed efficace» alla grande Corigliano-Rossano. Una città che sta vivendo un momento di turbolenza, dove che i venti antifusionisti sono tornati a spirare facendo leva sulle difficoltà in cui è attanagliata la comunità coriglianorossanese. Ma è davvero tutta colpa della fusione?
A dare una risposta concreta a questa domanda è oggi proprio il centro destra cittadino che in uno degli ultimi “conclavi”, riunitosi nei giorni scorsi, e al quale ha partecipato la folta delegazione cittadina di parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali oltre ai rappresentanti istituzionali appartenenti ai tre partiti che compongono la grande casa dei conservatori jonici (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Udc-Noi con l’Italia-Coraggio Italia), ha chiarito come il «diffuso e pericoloso malcontento che serpeggia in tutto il territorio della Città» non sia altro che l’effetto del fallimento del progetto Stasi, ormai «lacerato da guerre intestine alla maggioranza di governo». Una pietra tombale, insomma, sull’Amministrazione cittadina, sulla quale vengono scaricate – come ovvio – le responsabilità di governo della città.
I sottoscrittori del documento: nessuna sorpresa
Prima di entrare nel dettaglio del documento sottoscritto dal gotha del centro destra di Corigliano-Rossano, c’è un’ulteriore notizia. Che riguarda proprio i sottoscrittori. Ci sono tutti: da Rapani a Graziano, da Dima a Turano per finire ai leghisti. Ma a porre “in calce” la sua firma sotto una nota a netto e indiscutibile (e forse anche in appellabile) sostegno della fusione, c’è anche Pasqualina Straface. Il suo nome nelle ultime settimane era stato molto chiacchierato non solo per un possibile disinteressamento rispetto al processo di fusione ma addirittura per essere una delle artefici occulte degli anti-fusionisti. Voci non alimentate a caso, ovviamente. Dal momento che persone vicine alla consigliera regionale di Forza Italia nelle settimane scorse si sarebbero – e il condizionale è quanto mai d’obbligo - viste bazzicare proprio negli ambienti anti-fusionisti. Suggestioni che la Straface, con questo atto di adesione convinta al documento del centro destra, ha messo subito a tacere. Del resto, da allora sindaco di Corigliano, fu lei a costruire le fondamenta, attraverso la concretizzazione dell’Area urbana, di quella che sarebbe stata la futura nuova città.
La consiliatura costituente
Ma ritorniamo al documento politico del centro destra che, nel richiamare alle sue responsabilità l’amministrazione Stasi, rispolvera un altro mantra di quella che fu la campagna elettorale del 2019: la consiliatura costituente. «Tutti erano concordi nel ritenere – si legge nel documento - che avrebbe dovuto essere un’Amministrazione diversa, un’Amministrazione che avrebbe dovuto favorire il dialogo, coinvolgere gli ordini professionali, fare emergere le idee migliori per portare a compimento il grande progetto della fusione, tra i Comuni di Corigliano Calabro e Rossano. In molti invocavano una consiliatura costituente, che nel distinguo dei ruoli tra chi ha vinto le elezioni e chi le ha invece perse, avrebbe dovuto dare le fondamenta alla nuova Città». Così, di fatto non è stato. E lo disse lo stesso Stasi nel discorso di insediamento nel luglio del 2019 quando ribadì con forza che la sua sarebbe stata una consiliatura con una forte connotazione politica. Una scelta.
E sarebbe state qui la grande colpa. Perché «il primo Sindaco della Città di Corigliano-Rossano, ha lasciato che il processo di fusione procedesse per inerzia». «Dopo tre anni e mezzo – sottolineano - niente si vede di quel percorso che avrebbe dovuto rendere le Comunità di Corigliano e Rossano orgogliose di quel grande passo che il referendum aveva sancito».
I grandi strumenti di governo che non sono mai stati adottati
E poi i grandi strumenti di governo che dovevano avere priorità e che invece, a distanza di tre anni e mezzo dall’insediamento del primo consiglio comunale della nuova città rimangono, ancora, colpevolmente fermi al palo.
Lo Statuto mai adottato. «Il Consiglio comunale non è stato ancora in grado di licenziare la carta fondamentale dell’Ente». I Municipi mai nati. La legge Graziano sull’istituzione della nuova città di Corigliano-Rossano prevede espressamente l’istituzione dei Municipi, «per favorire una maggiore partecipazione della cittadinanza alla vita politica ed amministrativa della Città». E quindi il centro direzionale di cui non si ha traccia. «La stessa legge regionale – ricorda ancora il documento del Centro Destra - identificava una zona baricentrica tra i due centri, località Insiti, per la realizzazione della Cittadella degli Uffici. Orbene, allo stato attuale località Insiti, in quello che è lo strumento urbanistico – il Psa, altro grande assente della programmazione della prima consiliatura civica - che questa Amministrazione vorrebbe adottare, è idonea ad ospitare pascoli per capre o insediamenti agricoli. Mentre una cervellotica distribuzione degli uffici sul territorio, produce inevitabilmente disagi ai Cittadini dell’Area Urbana di Corigliano e Rossano».
Insomma, una serie di “cose” essenziali, determinanti per il funzionamento dell’apparato amministrativo che avrebbero aiutato e sostenuto la fusione che si sono perse per strada.
Il bonus di due milioni di euro l’anno per i comuni fusi
E poi c’è un altro dato, passato in sordina negli ultimi anni e che – finalmente – ritorna a galla (sintomatico, forse, che una opposizione politica a Stasi esiste ancora!). Parliamo dei due milioni di euro di bonus l’anno (e per dieci anni) che lo Stato trasferisce a Corigliano-Rossano per la fusione. Un contributo straordinario di cui non si ha traccia. il contributo è pari a due milioni di euro ogni anno per dieci anni. «A conti fatti - scrivono ancora dal centro destra - il nuovo Comune ha già ricevuto sei milioni di euro, sei milioni di euro che non possono e non devono essere investiti per la cosiddetta spesa corrente, ma usati esclusivamente per realizzare il processo di fusione. La domanda naturale che tutti si pongono è: come sono stati spesi questi soldi? Si rendono conto, che gestire a piacimento i fondi per realizzare la fusione equivale a boicottare la stessa fusione?»
L’assenza di visione e il coraggio delle scelte
«Possibile che in oltre tre anni e mezzo non sia stato possibile fare un solo passo in avanti verso la fusione? A partire dallo Stemma, dal nome che si vuole dare a questa Città, possibile che nel quinto anno dell’istituzione del nuovo Comune nessuno, né Sindaco, né assessori, né consiglieri abbiano pensato che forse era il caso di ricordare con solennità un evento che tanto ha inciso sulle vite di tutti noi. Il Sindaco e la sua Amministrazione – questa la sintesi del documento - devono dare risposte. Devono parlare alla Città e dire cosa hanno in mente per dare finalmente un volto alla nuova Città». Ecco, la prospettiva, la visione che oggi non c’è. E sembra essere palese. E si chiede chiarezza sul fatto se ci sia l’intenzione e la capacità di andare avanti con la fusione, «altrimenti il Sindaco Stasi lasci spazio ad altri». «Siamo consapevoli delle difficoltà nell’ordinaria gestione dell’Ente, ma in questa sede – concludono - non chiediamo nulla al Sindaco, se non dei passi concreti verso la realizzazione della nuova Città».