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Senza acqua né fogna il nuovo ospedale non aprirà mai: «Che intende fare Stasi?»

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CORIGLIANO-ROSSANO – La questione relativa alla clamorosa mancanza dei servizi e dei sottoservizi a supporto del nascente nuovo ospedale, è pronta a diventare il tema caldo del confronto politico a Corigliano-Rossano. Almeno fino a quando i problemi, evidenziati e portati alla luce dall’Eco dello Jonio nei giorni scorsi, non verranno superati e risolti. Le trame della vicenda sono abbastanza fitte e, in realtà, rischiano di far impantanare per sempre l’opera strategica e più importante del territorio.

C’è tanta preoccupazione. Che si percepisce negli animi sempre più sfiduciati dei cittadini costretti a commentare l’ennesimo papocchio frutto dell’insipienza burocratico-istituzionale calabrese e locale ma che trova spazio anche negli ambienti politici cittadini.

Il partito di Azione, che di recente ha costituito anche un folto gruppo consiliare di ben 4 esponenti all’interno dell’Assise civica, sulla vicenda del nuovo ospedale è pronto a dare battaglia e ad inchiodare  -dicono loro – le istituzioni comunali alle loro responsabilità: «Il nuovo ospedale non può arenarsi per la mancanza di visione dell’amministrazione Stasi»

Già, perché se da un lato i lavori per la realizzazione del polo sanitario viaggiano oggi – e per la prima volta - a ritmi serrati e senza sosta dall’altro tutta la rete di servizi, in capo al Comune, che serve a dare vita alla struttura, rimane inesistente. Sembra una beffa bella e buona.

Il nodo della questione, «che coinvolge l’amministrazione», è l’impatto dell’ospedale sulla rete fognaria. «In tempi lontani – ricorda il direttivo cittadino di Azione - quando le due città viaggiavano divise, la classe politica dell’epoca superò lo scoglio con il progetto del depuratore consortile, al fine di rimuovere ostacoli per la realizzazione dell’ospedale in Contrada Insiti. Fu uno dei pochi risultati degni di nota – sottolineano - che, di fatto, avviava il percorso di fusione, delle due città, con dieci anni di anticipo».

Insomma, una fusione fondata sulla fognatura. Non è una bella premessa, certamente, ma rende benissimo l’idea di come Insiti, da sempre, sia stata periferia non di una ma di ben due città, oggi unite sotto un unico “vessillo”. Nella nuova visione di comune unico, quindi, era necessario da subito provvedere a non lasciare isolata un’area che non solo è centro geografico del grande capoluogo jonico ma è anche terreno di gioco per partite importantissime come, appunto, il costruendo nuovo ospedale ed il futuribile centro direzionale comunale. A Insiti, inoltre, per volere dell’Amministrazione Stasi è prevista anche la nascita di un parco periurbano ma anche in quel caso serviranno servizi (strade, fogna, acqua, etc.). Ma se il parco, il centro direzionale e tutte le opere in prospettiva sono ancora lontane dal divenire, l’ospedale è lì (quasi pronto) e ha bisogno di servizi.

«L’amministrazione Stasi, sin dall’inizio, - ricordano da Azione - fece una scelta politica netta: quella della rinuncia al progetto del depuratore consortile. Poco importò al sindaco se il dirigente, Francesco Amica, portò in dote alla neonata città ulteriori dieci milioni per il progetto stesso. Evidentemente era un risultato non congeniale al sindaco che non aveva dismesso ancora la maglietta del “Che” per indossare la fascia tricolore». Certo, ad onor di cronaca, c’è da evidenziare che all’interno di Azione oggi sono confluiti pezzi di un’ex maggioranza che a suo tempo furono “complici e artefici” delle scelte del sindaco. Anche di quella scelta di abiurare il depuratore consortile. Una conversione, un ripensamento oppure scelte subite? Non lo sappiamo. Sta di fatto che anche loro, ora, pongono delle domande forti al primo cittadino. «Dopo aver rinunciato al progetto del depuratore consortile… cosa intende fare l’attuale sindaco al cospetto dell’impatto sulla rete fognaria dell’ospedale?» E poi ancora: «Il sindaco ha un piano alternativo da praticare nei tempi previsti per la consegna dei lavori dell’ospedale?»

«Poniamo queste domande – spiegano - non per retorica politica o per polemica, bensì in quanto spaventati che l’agire (o meglio il non agire) amministrativo possa avere un impatto negativo sulla consegna dell’opera. La nostra paura è quella di trovarci nella situazione, paradossale, che i lavori di consegna dell’ospedale (previsti per la fine del 2023) corrano il rischio di bloccarsi per le scelte dell’amministrazione. Su questa tematica – dicono in conclusione - serve unione da parte di tutte le forze politiche ed istituzionali e noi di Azione siamo pronti a fare la nostra parte, per l’interesse della città e del territorio. E su queste basi i consiglieri comunali di Azione chiederanno un consiglio comunale ad hoc».

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.