Fondi agricoltura e pesca, Abate rimbrotta Gallo: «Quei fondi non sono regionali»
L'intenzione della senatrice è quella di chi «non vuole fare polemica» ma la parlamentare usa un tono severo per commentare la campagna di utilizzo dei fondi: «Non sono una dazione per volere o meno della Regione»
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CORIGLIANO-ROSSANO - L'intenzione è quella di non fare polemica ma se non lo è, poco ci manca. L'attacco frontale della senatrice Silvana Abate all'indirizzo della Regione Calabria e dell'assessore all'Agricoltura, Gianluca Gallo, sulla gestione dei fondi europei è un voler mettere in chiaro le carte e marcare il territorio. In sostanza, quello che dice la parlamentare eletta tra le fila del Movimento 5 Stelle è che i soldi che in questi mesi si stano "elargendo" al mondo dell'agricoltura e della pesca, in Calabria altro non sono che fondi della Unione Europea assegnati alla regione attraverso un serrato confronto con il Governo italiano e della commissione Agricoltura di cui la stessa senatrice fa parte. Anzi, la Abate dice di più: questi fondi «non sono una dazione per volere o meno della Regione alla quale spetta il compito di verificare e liquidare gli importi». E poi invoca alla «rivoluzione culturale» i cui tempi dovrebbero essere già maturi per arrivare «ad una crescita» dei calabresi.
«Nelle ultime note diffuse (dalla Regione) - si legge nella nota della Abate - si comunica che sono in arrivo "sostegni" sia per gli agricoltori, in quanto è in corso una liquidazione di circa 77 milioni di euro, tra Domanda unica e Programma di sviluppo rurale (Psr), sia, per i pescatori attraverso il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp)».
Il Psr (Programma di Sviluppo Rurale) è lo strumento di programmazione comunitaria (e quindi europeo) basato su uno dei fondi SIE, il FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale). Alla Calabria, per questa misura, dal 2016 al 2020 sono stati assegnati oltre un miliardo di euro. Il Feamp, invece, è il Fondo, anch'esso europeo, per la politica marittima, la pesca e l'acquacoltura ed è uno dei cinque fondi strutturali e di investimento europei (sempre fondi SIE) che si integrano a vicenda e mirano a promuovere una ripresa basata sulla crescita e l'occupazione in Europa e, per il periodo 2014-2020, alla Calabria sono toccati oltre 37milioni di euro.
«Misure, dunque, europee - precisa la senatrice - e a questa premessa va aggiunto anche il fatto che si tratta di un risultato ottenuto grazie alla sinergia istituzionale: pure in Calabria, infatti, questi fondi, sono stati sbloccati grazie alla formula dell'anticipazione voluta dal Governo e ampiamente discussa in Commissione Agricoltura al Senato, di cui faccio parte».
«Parliamo fin qui di un iter "normale", dunque, nessuna straordinarietà. E in Calabria - sottolinea la senatrice - l'operato della Regione, in materia, diventa ancora più normale se si considera che nel 2005 è stato istituito un ente pagatore denominato Arcea (che diverse volte ha creato non pochi problemi agli imprenditori agricoli) e da allora il pagamento di tutte le misure agricole sopra citate, per legge, deve essere autorizzato proprio da Arcea. Anche qui, quindi, nessun evento straordinario».
«Feamp, Feasr e Psr, facendo sintesi, sono misure europee, in accordo col Governo centrale, derivate dalle tasse che i cittadini pagano quindi, se gli agricoltori e i pescatori fanno domanda e ne hanno i requisiti, i relativi finanziamenti gli spettano di diritto. Non sono una dazione per volere o meno della Regione alla quale spetta il compito di verificare e liquidare gli importi».
Poi la polemica. «Purtroppo, però, nella nostra amata Calabria ancora si scambiano i diritti per favori e il dovuto per sostegni e così i casi di normalità diventano delle eccezionalità perché, nel passato, non si è avuto né un minimo di normalità e né di regolarità. Nella nostra Regione, infatti, il livello di consapevolezza dei propri diritti è ancora troppo basso. Ecco perché sostengo che è questo il momento di attuare una rivoluzione culturale ormai necessaria e improcrastinabile».
«Ritengo, e ho sempre sostenuto, che lo sviluppo del territorio passi prima da una evoluzione del pensiero. Anche in altri comparti i diritti dei calabresi sono stati per anni annientati e calpestati dalla vecchia politica e dalle istituzioni preposte. Mi riferisco alla sanità, ai trasporti e alle infrastrutture che hanno fatto diventare la nostra Regione l'ultima d'Europa».