Il Movimento Magna Graecia chiede pari dignità per la Calabria
I paradossi di una terra che ancora utilizza due pesi e due misure tra l'est e l'ovest della stessa foraggiando diseconomie ed illegalità
CORIGLIANO-ROSSANO Una Regione che non rispetta, in ogni sua area territoriale, il principio di giusta rappresentanza, fornitura di servizi ed equa distribuzione della risorse, è una Regione che ama generare figli e figliastri.
A ricordarlo è il Movimento Magna Graecia che continua: «Si perde fiducia nelle Istituzioni, rilasciandosi a comportamenti che, alla lunga, generano disincanto verso la cosa pubblica con conseguente avvicinamento alla illegalità ed alla sciocca furbizia camuffata d'intraprendenza, come valvola di sfogo e via d'uscita da un girone infernale».
Una Calabria divisa, letteralmente, in due. Questo è il pensiero di Iginio Pingitore e Domenico Mazza.
«Un versante tirrenico infrastrutturato, quello jonico, tagliato fuori da tutto, discriminato, senza regole, visioni e prospettive ad un auspicato sviluppo, al punto che Crotoniatide e Sibaritide possano essere definite territori "isolani" più che isolati. Una politica che fa da muro di gomma, dove sembra tutto inutile e si lascia campo libero e terreno fertile al malaffare. Tutto ciò sarà bastevole a comprendere, pur senza giustificare, un andazzo teso alla rassegnazione. Oggi chi vive quello spicchio di territorio tra la Piana di Sibari ed il Lacinio, entroterra compreso, si ritrova un costo della vita maggiore con un minor riconoscimento in termini di servizi. Un popolo ormai incapace di trasformare la protesta in proposta ed una classe di Rappresentanza, stratificata ad ogni livello, dall'amministrativo al politico, sorda alle istanze, pertanto incapace d'esprimere concetti che possano rappresentare il grido di dolore della cittadinanza. Un grido che da sibilo lentamente si trasforma in fievole vagito, al punto che l'orgoglio si dissipa e la dignità diventa un termine, per lo più, sconosciuto. In questo clima si instilla il seme della rassegnazione, avamposto alla diaspora di un popolo che giocoforza o si allinea ad un sistema malato e deviato oppure dovrà valutare nuovi lidi a cui approdare. Il paradosso, si comprenderà, non è solo rappresentato da una demografia sempre più scarna e maculata quanto intriso a rabbia pensando che le fuggitive menti contribuiranno a incrementare PIL e benessere altrove».