Nicola Irto abbandona la corsa per le Regionali: «Il Pd è in mano ai feudi»
È quanto avrebbe annunciato in un’intervista rilasciata all’Espresso e riportata dal Corriere della Calabria: «Si vuole lasciare spazio a de Magistris. Non starò zitto e buono»

CATANZARO - Il consigliere regionale Nicola Irto rinuncia alla corsa per la presidenza della Regione annunciando la sua ritirata sulle pagine dell’Espresso, in un’intervista a cura di Susanna Turco nella quale afferma: «La volontà di militanti ed elettori è svilita. Letta trovi una soluzione».
Dopo aver tentato per mesi di cambiare lo stallo politico dell’alleanza, Nicola Irto, 39 anni ha scritto a Enrico Letta – come ha dichiarato a l’Espresso – e ha stabilito che non vuole «starsene zitto e buono».
L’arrivo di Letta alla guida del partito sembra aver cambiato le carte in tavola: «Appare di continuo una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal partito democratico calabrese e dagli alleati di centrosinistra, ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris – denuncia Irto – Rinuncio quindi all’incarico e chiedo a Enrico Letta di trovare una soluzione per non continuare a svilire la dignità degli elettori e dei militanti del Pd in Calabria».
«Il Pd deve cambiare – continua – non solo per poter mettersi in gioco alle elezioni, ma con una nuova generazione che c’è, anche se viene vissuta con fastidio da chi pensa solo a fare carriera: ma non possiamo ridurci ai feudi, dobbiamo essere una comunità aperta. Non possiamo solo pensare con chi ci alleiamo: il Pd deve dire cosa vuol fare, se vuol parlare agli elettori».
«A volte mi sembra di essere l’unico che cerca di dare una visione di futuro, a pensare sia indispensabile un quadro netto di progetti, chiarezza per attuarli. Non basta infatti vincere – incalza – bisogna governare, altrimenti torniamo alle sabbie mobili, che poi sono la storia anche di questa terra, la melma dove si impantanano le coalizioni senza identità».
«A livello di governo: c’è troppa timidezza. Da mesi mi sgolo, ad esempio, affinché si affronti il tema della sanità in regione. Siamo ancora fermi – continua – salvo l’ultimo confuso decreto che ci fa passare da uno status di regione commissariata, a quello di super commissariata, senza ovviamente alcun impegno economico vero per superare il debito sanitario. Intorno al tema sanità c’è il capitolo infrastrutture, ma neanche su quello si muove nulla. E al governo c’è il Pd: non da mesi, da anni».
«Ho visto - aggiunge - stallo e tatticismo. E ho anche visto che c’è un trasversalismo, in pezzi del centrosinistra calabrese, dovuto ad interessi comuni con pezzi del centrodestra. Ho steso un programma in questi mesi, l’ho condiviso con il vero motore della regione: studenti, imprenditori, terzo settore, professionisti. Sarebbe stato bello concentrarsi su questo. Ma nessuno vuol discutere di contenuti: solo di tattica, credendo di prendere un voto in più. E intendiamoci: allargare la coalizione è una cosa giusta e intelligente, ma non possiamo condannarci a muoverci con il bilancino. La Calabria ha bisogno di iniziare a correre verso il futuro, con un governo chiaro che provi a realizzare ciò che dice di voler fare».
«Il mio nome ha trovato d’accordo Zingaretti prima e Letta dopo. Ma ci sono stati troppi cambi di linea – conclude Irto senza indugi – troppe indecisioni, troppi pezzi di partito impegnati ognuno nella sua piccola trattativa. Non si è fatta chiarezza con il movimento Cinque Stelle, ad esempio, tra l’altro non stiamo neanche parlando di una coalizione omogenea sul territorio nazionale: tutt’altro, mi pare». L’ex candidato a governatore sottolinea, inoltre, di aver mostrato la sua disponibilità alla proposta di partecipazione alle primarie da parte di Dalila Nesci del M5s, ma è inaccettabile perdere altro tempo e credibilità per mediare sulle primarie».