Sanità, la protesta dei sindaci nella Capitale e le promesse disattese dal Governo
La sindaca di Cariati rilancia ancora la questione: «Ora dobbiamo andare a Roma e presidiare i palazzi del Governo finché non ci verrà data una risposta»
CARIATI - La protesta dei sindaci calabresi a Roma, di un mese, non ha sortito alcun effetto. Di fatto, è rimasto completamente inascoltato l’appello della delegazione dei primi cittadini che in quella circostanza interloquirono con il premier Giuseppe Conte. Tant’è che ad oggi tutte quelle richieste messe in fila dai rappresentanti del territorio sono rimaste aria fritta nelle sale capitoline.
A ricordarle, oggi, in un elenco circoscritto è la sindaca di Cariati, Filomena Greco. Che non solo ricorda gli impegni disattesi («cancellazione del debito sanitario», «stop al commissariamento», «organo di controllo sulle politiche sanitarie») ma richiama alle sue responsabilità anche la deputazione parlamentare calabrese.
«Il significato – chiarisce la Greco – è chiaro ed inequivocabile: 404 sindaci che rappresentano circa 2 milioni di cittadini non contano nulla per il Governo nazionale e per lo Stato. Dobbiamo prendere atto che la fascia tricolore non ha più alcun significato se non quello di poter scaricare addosso ai sindaci la rabbia, la frustrazione, l’isolamento, la delusione delle popolazioni che giorno dopo giorno si vedono annullati i loro diritti fondamentali, dalla salute alla mobilità, dalla sicurezza alla giustizia».
Un menefreghismo totale, insomma, che dovrebbe preoccupare «seriamente e senza alcuna possibilità di ripensamento» tutti i parlamentari calabresi. «Soprattutto – scandisce il primo cittadino – quelli che hanno votato contro gli interessi della Calabria, sancendo uno scollamento insanabile tra chi dice di rappresentare la Calabria in Parlamento e nel Governo, i sindaci in prima linea sul territorio e le popolazioni di questa terra».
Allora, che si fa? A parere di Filomena Greco «per evitare che l’impegno, gli sforzi e le tante ed importanti iniziative messe in campo fino ad oggi e per la prima volta in modo unitario dai comuni calabresi, si trasformino in una pagliacciata» è necessario che i sindaci presidino i palazzi della politica romana: «non più per un paio d’ore – precisa - ma questa volta fermandoci ad oltranza davanti la sede del Governo». «Dobbiamo fare in modo – conclude - di diventare visibili e rappresentare tutti i calabresi rispetto a coloro i quali vogliono una Calabria invisibile, muta e ferma e rispetto a coloro i quali vogliono solo continuare a criminalizzare questa terra, senza garantire alla nostra gente ed a questa parte della stessa Italia gli stessi diritti e le stesse condizioni di partenza per concorrere alla pari con il resto del Paese, preservando drammaticamente intatta dal 1861 ad oggi la disunione nazionale».