di MATTEO LAURIA Non se ne esce. Politica nel pallone. Regna la paralisi, pochi i passi in avanti, e quei pochi ci retrocedono in qualità e autorevolezza. La sensazione prevalente è che prenda sempre più corpo lo stato confusionale nella politica e nel corpo elettorale. È come se non si sapesse che pesci prendere! Le accuse dell’ex sindaco Giuseppe Antoniotti hanno posto gli accusati a un bivio: replicare anche drasticamente con il rischio che si alimenti il clima di veleni o abbandonarsi all’indifferenza? Ci sarebbe una posizione intermedia: rispondere mantenendo i toni quanto più possibile elevati. Al contrario si declina verso il decadimento, l’imbarbarimento, la recrudescenza. E di fronte a una città sofferente l’abbassamento di ulteriori anticorpi determinerebbe uno sfacelo. E’ indubbio, la città vive un momento difficile. La Rossano di un tempo, quel famoso comune “capofila”, perde colpi, annaspa. Non si hanno riferimenti, neanche istituzionali. E se qualche spalla a livello regionale si trova è presto dimostrato con una contropartita che di politico ha ben poco: solo incarichi personali. Questo è il prezzo destinato ai portatori di voti nel territorio. Non si vuol essere catastrofisti nelle analisi, ma la proiezione del sentimento popolare sembra seguire questo vettore: sfiducia, amarezza, rassegnazione. Dopo il comizio dell’ex sindaco Antoniotti è prevalente la politica attendista, ognuno osserva l’altro per poi determinarsi. Così anche gli umori dell’elettorato, fluttuanti nelle opinioni. Soprattutto quello relativo al popolo del centrodestra che potrebbe disperdersi a favore del mondo civico, oppure decidere se spalmarsi o concentrarsi nelle varie anime interne:
asse Caputo-Graziano,
Ernesto Rapani (Fdi-An),
Giuseppe Antoniotti (Udc+ liste civiche). Ognuna delle componenti vanta proprie ragioni, a dividerle tuttavia L’INDICAZIONE DEL CANDIDATO A SINDACO. Nessun passo indietro. Rapani e Antoniotti hanno entrambi annunziato la disponibilità a candidarsi, l’asse Caputo-Graziano è ancora avvitato su un nominativo espressione della società civile, su cui ancora oggi vige il più assoluto riserbo. Tale atteggiamento ha, come è noto, provocato scintille in tutto il centrodestra a tal punto da tradurre un dibattito in conflitto. Un corto circuito alimentato anche dalla ferma volontà di taluni di anteporre a tutti i costi la propria figura. Intanto c’è attesa circa gli esiti del duplice esposto presentato da altrettanti rappresentanti che seguono l’onda civica riguardo alle ipotesi di dare vita a una sorta di compravendita di voti nella fase antecedente lo scioglimento del consiglio comunale. Qualcuno avrebbe proposto assunzioni in cambio del voto di sfiducia. Un’accusa grave su cui i magistrati del Pollino sono chiamati a fare chiarezza. Sul versante opposto, il centrosinistra è impantanato sui criteri per l’individuazione del candidato. La corsa è iniziata da tempo. Nella recente conferenza stampa dell’ex gruppo consiliare le varie rappresentanze hanno manifestato l’esigenza che il candidato a sindaco debba essere uno dei soggetti della ex opposizione, se non altro per il lavoro svolto finora. Nella stessa circostanza veniva stigmatizzato lo scollamento partiti- gruppo consiliare. Si guarda in prospettiva alle primarie: troppe le ambizioni, ma anche gli ambiziosi. Si dissocia il consigliere del Pd che punta a una soluzione da attribuire ai partiti. Infine la pletora dei movimenti civici e il partito di Grillo. In tutto questo mancano i programmi, una visione di città per il futuro: come rilanciare l’economia, lo sviluppo, anche in relazione all’innovazione tecnologica. Verrà depositato il solito libro dei sogni, giusto per obbedire a una disposizione delle norme elettorali. Di concreto un bel nulla. Si vive alla giornata, è prevalente l’improvvisazione, e ci si muove a seconda degli interessi del momento. La soluzione consta in un’ondata di rinnovamento, di novità, di progresso.