di DAMIANO MONTESANTO «È una realtà produttiva importante sulla quale tutto il paese deve puntare per creare economia e sviluppo: questa è la nostra fabbrica».
Questo il pensiero positivo di Leonardo Rispoli, imprenditore cariatese, responsabile della gestione del porto turistico di Cariati. Con 260 posti barca, dotato dei servizi che ogni diportista chiede ad una struttura portuale, ha fatto della efficienza la sua carta vincente. Una politica dei prezzi adeguata, la capacità di rispondere e soddisfare ogni tipo di esigenze, la felice posizione geografica, stanno trasformando la piccola struttura portuale cariatese, in punto di richiamo per i numerosi diportisti del territorio della Sibaritide, in modo particolare da Rossano e Corigliano. Non mancano però le prenotazioni da altre parti d’Italia e d’Europa proprio perché la struttura offre garanzie per l’ormeggio, il rimessaggio, la riparazione e la manutenzione delle imbarcazioni, alle quali offre un efficiente sistema di vigilanza continua.
Le banchine del porto turistico cariatese non registrano vuoti anzi, nel biennio di gestione Rispoli, la presenza delle imbarcazioni è aumentata del trenta per cento. Quello che colpisce il visitatore è l’estrema pulizia che dà l’idea di trovarsi a casa propria, mettendo a proprio agio il diportista e la sua famiglia. Al calar della sera l’atmosfera diventa quasi magica, con la bella illuminazione e i paesaggi che è possibile ammirare dal mare, o dalla propria barca, o dal vicino lungomare. Dal porto, in pochi minuti, è possibile raggiungere anche la cittadella fortificata medievale e immergersi, anche qui, in una atmosfera incantata, fare il giro della cinta muraria o ammirare, dal Torrione della Valle, il paesaggio della marina e, nelle serate particolarmente serene, allungare lo sguardo fino a punta Alice a sud e Taranto a nord. In nessun’altro posto il legame tra il porto e il centro storico è così stretto e profondo, da far vivere insieme le due realtà, che si fondono in una unica atmosfera magica che conquista anche i più esigenti. Questo è possibile godere, grazie alle iniziative di un privato che si sta impegnando per trasformare una piccola struttura in un volano per l’economia, senza farsi vincere dalla crisi ma inventando, piuttosto, un lavoro per sé e per altri.
Basta guardare verso l’altra parte della struttura portuale per rendersi conto della differenza fra la gestione privata e quella pubblica: tanto l’una è curata e ben mantenuta, quanta l’altra lascia a desiderare per la sciatteria e il disordine. In questo ambiente così ben costruito e gestito salta subito all’occhio un vistoso neo:
la mancanza di un punto di ristoro. La bella struttura potrebbe diventare ancora più accogliente ed invitante, con qualche altro servizio per i diportisti, senza cadere, da parte della amministrazione, nelle solite beghe interne della gestione clientelare per la concessione. Il target, ormai, deve essere vincente per la qualità, e non per il possibile apporto elettorale, che penalizza il merito e premia l’inefficienza e l’incapacità. Questo non dipende dalla gestione, ma dall’amministrazione comunale che, in tal modo, potrebbe chiudere il suo mandato mettendo all’attivo, per una volta, un buon risultato, non nell’interesse di un singolo, ma di una comunità: sarà così?
Negli anni 1980/81 iniziano i lavori del porto con una spesa di 2.500.000.000. Il 28 giugno 1986 il porto viene appaltato alla ditta FARSURA per un importo di lire 14.025.000.000. A novembre del 1992 i lavori vengono aggiudicati all’impresa CIR da Rovigo che li completa nel 1999. Il collaudo definitivo avviene nel luglio 2001. La costruzione dei pontili del porto turistico e dei servizi, per una spesa totale di circa 3 milioni e 700.000 euro, sono stati consegnati nel 2009. La spesa totale, dunque è costituita dai 16.525.000.000 di vecchie lire cui vanno aggiunti i 3 milioni e 700.000 euro (rivalutando ad oggi, secondo i dati Istat è come se fossero stati spesi 40 milioni di euro). L’area portuale occupa una superficie di oltre 165.000 metri quadrati di cui, oltre 140.000 impegnati dallo specchio d’acqua, delimitato da un molo di sopraflutto della lunghezza di 478 metri, più una scogliera di 120 metri; da un molo di sottoflutto, della lunghezza di 194 metri, e da una banchina di riva della lunghezza di 250 metri. La banchina di sopraflutto e quella di riva sono riservate alle imbarcazioni da pesca, mentre quella di sottoflutto è riservata alle imbarcazioni da diporto. Lunga 200 metri circa, quest’ultima presenta quattro pontili galleggianti, attrezzati con tutti i servizi necessari, che possono ospitare fino a 260 imbarcazioni di varie dimensioni.