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«Pasticciaccio o occasione? Riflessioni a proposito della comunicazione»

4 minuti di lettura

Riceviamo e pubblichiamo, molto volentieri, un'articolata considerazione del sindaco di Corigliano-Rossano. È lo Stasi-pensiero sul valore della Comunicazione istituzionale, cioè su un argomento strategico per la vita politica e istituzionale di una comunità democratica, che emerge con tanti spunti di riflessione. Ovviamente, da ottimo comunicatore qual è (anche sagace) non è mancata la stoccata critica e, perché no, polemica da parte del Primo cittadino. Riflessioni, manco a dirlo, sollecitate da un nostro editoriale di stamattina (leggi Corigliano-Rossano, quel pasticciaccio della comunicazione istituzionale) che ha aperto una discussione, speriamo proficua. E di questo non possiamo che esserne contenti. mar.lef.

L'articolo letto sulla vostra testata a proposito della comunicazione istituzionale mi offre l'occasione di fare qualche breve riflessione pubblica rispetto alla questione della comunicazione in generale sul nostro territorio, compresa quella istituzionale. Eccezionalmente non lo faccio dal mio profilo social che, ho appreso, è un profilo di regime.  Al di là di qualche doverosa precisazione, non posso non convenire su una cosa: di pasticciacci ne ho visti - e ne ho letti - parecchi in queste settimane di emergenza sanitaria, ma non di certo sulla comunicazione istituzionale.  Intanto sarebbe stato opportuno precisare che il 90% dei provvedimenti del governo nazionale e del governo regionale, nonché i dati precisi da parte delle aziende sanitarie sull'evoluzione del contagio e le risposte delle strutture sanitarie, sono arrivati e continuano ad arrivare in serata, a volte in tarda serata.  Non solo, quindi, i provvedimenti definitivi da parte di un Comune che non intende creare confusione istituzionale (anzi, che non intende aumentarla visto che ce n'è parecchia) non potevano non arrivare con dati e provvedimenti definitivi, ma anche soltanto la comunicazione degli effetti non poteva non arrivare soltanto a sera.  I sindaci sono l'istituzione più vicina ai cittadini e spesso le comunità aspettano le nostre indicazioni anche sui provvedimenti delle altre istituzioni: cosa sarebbe accaduto se avessimo dato delle notizie di giorno che fossero mutate la sera?  Per quanto attiene alle modalità di comunicazione, ovvero all'utilizzo del profilo social, personalmente mi piace il rapporto diretto coi concittadini e, fosse per me, darei l'aggiornamento in Piazza del Popolo o in Piazza Steri.  Ma, detto questo, forse sarebbe stato il caso di sottolineare che tutti i maggiori sindaci d'Italia hanno utilizzato e continuano ad utilizzare il proprio profilo social “istituzionale” per le principali comunicazioni ai cittadini, dentro e fuori l'emergenza. Tutti sindaci di regime dunque? Proprio i sindaci, sui quali sostanzialmente si abbattono tutte le emergenze possibili ed immaginabili?  Piuttosto dovremmo interrogarci su un'altra cosa, di maggiore rilevanza: perché sempre più spesso le Istituzioni preferiscono utilizzare dei canali quasi informali per comunicare con le proprie comunità? Del resto l'accusa generale di una comunicazione istituzionale “sregolata” è stata mossa anche ad altre istituzioni da parte della stampa nazionale. Sapete che sono schietto: si tratta di un sacrosanto istinto di sopravvivenza degli organi di informazione tradizionali, che condivido ma che non ritengo efficace, per nulla. Un pasticciaccio insomma.   Un sindaco con la propria comunicazione non vuole ottenere patenti formali, vuole arrivare alla gente. Forse alcuni metodi risultano essere più efficaci? E se così fosse, come può l'Informazione svolgere il proprio fondamentale ruolo sociale di controllo anche dell'operato delle istituzioni? Quel ruolo è ciò che ogni persona libera deve difendere con il coltello tra i denti, perché rappresenta il cardine di qualsiasi democrazia. Ma se di questo si tratta e solo di questo credo si possa discutere, scrivere e comunicare con un profilo pubblico di certo non mette minimamente in discussione tali principi, anzi, li esalta: qualsiasi operatore può accedere direttamente alla fonte, decidendo eventualmente se approfondire, dandone una propria valutazione esattamente come fatto dall'articolo in questione.  Si può gradire o meno, ma non se ne può mettere in discussione la democraticità, quindi quella parolina “regime” è stato un elementare infortunio.  Ora, però, permettetemi di fare qualche riflessione sull'altro aspetto: noi questo “potere di controllo” affidato agli organi di informazione, lo esercitiamo? Inseriamo elementi critici in ciò che riportiamo? Analizziamo e valutiamo le fonti? Diamo l'onere del contraddittorio almeno su tematiche rilevanti dal punto di vista politico e sociale? E se ciò non dovesse accadere, non potrebbero essere proprio questi aspetti ad indebolire enormemente l'efficacia dell'informazione e quindi le ragioni di chi, come me, ne difende la libertà?   Provo a fare degli esempi. Nelle ultime settimane alcuni temi sono stati oggetto di dibattito pubblico quotidiano, con fonti provenienti anche da altri pianeti, editoriali, tesi da film di Hitchcock, persino lettere anonime; praticamente in ognuna di queste circostanze veniva tirata in mezzo, giustamente, la massima autorità sanitaria della città: il sindaco. Non ho mai risposto, neanche alle accuse più sprezzanti, eppure quasi a nessun organo di informazione è venuto in mente di sentire il mio punto di vista, magari non condiviso ma certamente con notizie precise.  Mi chiedo: perché? Non è che, senza accorgercene, il ruolo sociale dell'informazione sta abdicando, passando in secondo piano rispetto alla “appetibilità web” di una notizia?  Mi viene in mente la questione dei frigoriferi in cui sono conservati i tamponi. Leggendo alcuni articoli, ho immaginato scenari cyberpunk con distese di frigoriferi arrugginiti pieni di tamponi. Ma scusate, e non me ne voglia nessuno, ma la notizia qual è?  Sono giorni che diciamo che non arrivano i referti perché i laboratori non sono attrezzati per processare tutti i tamponi che vengono raccolti. Dove avrebbero dovuto conservarli, nello spazio? La vera notizia è la prima: che i laboratori sono insufficienti anche col basso regime di monitoraggio attuato in questa fase, ma forse è un po' meno “appetibile”.  La mia vuole essere solo una riflessione su un tema che ritengo molto importante alla luce della rivoluzione digitale ed anche a seguito di ciò che abbiamo imparato a causa della pandemia mondiale da Covid-19, ovvero l'Informazione. Un tema sul quale, in una città importante come la nostra, credo sia molto utile discutere e confrontarsi, una discussione alla quale sono disponibilissimo ad offrire il mio contributo. Buon lavoro.

Flavio Stasi - Sindaco di Corigliano-Rossano

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.