La seconda riunione del
coordinamento no-triv dello Jonio cosentino ha dato inizio a quella che presto diventerà una grande mobilitazione per fermare lo strampalato progetto di bucherellare il nostro territorio per favorire ed arricchire 3 o 4 petrolieri. Questo è il piano sospinto dal
governo Renzi, in piena continuità col governo Monti, attraverso il famigerato decreto sblocca-italia, con cui si sta tentando di togliere alle istituzioni locali e regionali ogni forma di controllo sul proprio territorio, con il pretesto dell' “importanza strategica” di questo o quell'impianto. Di fatto si intende ricorrere, anche in tema di energia, come ormai consuetudine in Italia, a meccanismi di emergenza per sospendere la democrazia ed ignorare la volontà dei territori, esattamente come fatto per i terremoti, per i grandi eventi o per i rifiuti. I cittadini calabresi, del resto, conoscono fin troppo bene le conseguenze dei regimi emergenziali: basti pensare ai 15 disastrosi anni di commissariamento per i rifiuti oppure ai pochi, ma dolorosissimi, anni di emergenza sanità. La
Sibaritide, al pari e forse più dell'intero mezzogiorno, ha bisogno di interventi importanti che mirino a migliorare i servizi per i cittadini ed a valorizzare le straordinarie risorse del territorio, da quelle naturali a quelle archeologiche fino alle agro-alimentari, interventi che liberino l'enorme potenziale di un'economia sostenibile che rispetti la salute dei cittadini e le vocazioni dei territori. Il progetto del governo e di una schiera di multinazionali del petrolio, purtroppo, va in una direzione totalmente opposta. Quello delle
trivellazioni è un vero e proprio piano di colonizzazione in terra ed acqua del nostro territorio, comprende l'intero golfo di Taranto e ampie porzioni dell'entroterra della Sibaritide, e come tutte le colonizzazioni non prevede alcun vantaggio per i territori che la subiscono, come è fin troppo chiaro per la vicina Basilicata e per le altre regioni dell'adriatico che hanno già subito questo destino. Senza considerare l'idiozia di effettuare esplorazioni e trivellazioni in un territorio già soggetto a subsidenza, cioè a lento sprofondamento della terra al di sotto del livello del mare, e con un altissimo rischio sismico: un'idea balorda e irresponsabile. Per queste ragioni un'ampia schiera di associazioni, comitati, movimenti e singoli cittadini ha deciso di costituire il coordinamento no-triv della fascia ionica e avviare tutte le attività necessarie per fermare questo progetto e difendere la nostra economia e la nostra salute. L'obiettivo del coordinamento è ottenere da parte della Regione Calabria e di tutte le istituzioni locali l'adozione di delibere ed atti istituzionali che impediscano l'iter autorizzativo delle varie istanze presentate al ministero, ma soprattutto dare vita ad una possente e civile mobilitazione che coinvolgerà ogni versante della società, con il dichiarato intento di far fare marcia indietro al governo su questo tema. Sono già in preparazione convegni presso le scuole, attività di sensibilizzazione ed una prima manifestazione con l'auspicio di una massiccia partecipazione della cittadinanza e di tutte le istituzioni locali e regionali a cui ci appelliamo pubblicamente fin da ora: fermare le trivellazioni è un atto doveroso e richiede l'impegno improcrastinabile di tutti. Assemblea Autoconvocata Coordinamento No Triv