di SAMANTHA TARANTINO Lo chiameremo così lo strano destino del sito archeologico jonico. Un girovagare tra finanziamenti persi e ritardi colossali. Un disastro all’italiana, verrebbe da dire. Intanto,
Castiglione è
il simbolo di una singolare fortificazione militare di epoca brettia, con cinta muraria del IV sec. a.C., porte di ingresso, torri circolari e cortili a proteggere un’area molto vasta calcolata in circa 40 ettari. All’interno di quest’area, si sviluppava l’abitato, costituito da due nuclei principali separati tra di loro da una piccola valle centrale. I resti di abitazioni e le tracce di una struttura che sembra essere un teatro senza impianti scenici ‒ probabilmente utilizzato per le assemblee cittadine ‒ lo rendono un vero
unicum (
ndr). Gli scavi archeologici iniziati nella metà degli anni Quaranta del secolo scorso hanno permesso la scoperta di questa immensa ricchezza culturale. Ma per il sito di Castiglione è come se non si facesse mai abbastanza. E l’
unicum rimane in balìa del tempo, passando da varie amministrazioni a fondi regionali, da vane promesse ad alzate di sipari di teatri, ancora tristemente vuoti. Andiamo con ordine. Il sito archeologico di Castiglione di Paludi è destinatario di
un finanziamento regionale di 500mila euro per il “completamento e conseguimento della piena funzionalità e fruibilità” nell’ambito dei Grandi attrattori della Magna Grecia,
fondi europei FESR 2007-2013. Il progetto prevede il restauro e la valorizzazione delle strutture (porta est, mura, teatro, lungo muro e abitato, itinerari di visita, pannelli e segnaletica) e alcuni servizi necessari alla fruizione. Siamo a gennaio 2016 e prontamente arriva il trillo d’allarme di
Palmino Maierù, l’esperto conoscitore che di Castiglione ha fatto una ragione di vita e di studio. «Da dove vogliamo iniziare? ‒ ci dice sconfortato ‒ Dal fatto che i lavori sono partiti con un ritardo non commentabile? Che
ovviamente non è stata rispettata la data di ultimazione dei lavori, prevista per il 31 dicembre 2015? Oppure, con un amaro
dulcis in fundo ‒ continua Maierù ‒ dal fatto che nessuno può varcare la soglia del parco e quindi che il sito ad oggi non è praticabile? I lavori, partiti da oltre tre mesi, interessano la parte piana del teatro, una piccola parte della cinta muraria in prossimità della maestosa porta est con le sue torri e prevedono la realizzazione del percorso di visita in prossimità degli edifici privati fino alla torre nord. Eppure, si potrebbe visitare il parco creando un percorso apposito che dall’ingresso giunge alla porta est, dove non è previsto alcun cantiere. Con la giusta segnaletica, qualche delimitazione e le precauzioni del caso, il sito sarebbe di nuovo visitabile. E i visitatori potrebbero assistere anche ai lavori in corso. E il museo? In un primo tempo ‒ continua Maierù ‒ si era optato per la struttura sita all’interno del parco, costruita negli anni ’50, ristrutturata poi negli anni ’90 e successivamente recuperata con fondi 2007-2008. Invece, secondo il nuovo progetto, il museo dovrebbe sorgere nell’edificio conosciuto come ex mercato coperto, ripristinato pochi anni fa e di recente messo in atto nell’ambito del progetto di riqualificazione. Potrebbe ospitare i tanti reperti rinvenuti durante gli scavi degli anni Cinquanta, Settanta e Novanta, attualmente sparsi tra il Museo Archeologico di Reggio Calabria e il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, nella speranza di essere goduti da numerosi visitatori. A questo punto ‒ chiosa il nostro interlocutore ‒ la domanda sorge spontanea, per dirla alla Lubrano. Se i lavori, così come era stato stabilito dalla Regione, dovevano concludersi entro il 31 dicembre per beneficiare del finanziamento 2007-2013, si correrà il rischio di slittare al finanziamento 2014-2020. Allora perché restare impassibili e accettare questo stato di cose?». E a fondo perso sta tempo perso. Una triste equazione per Castiglione. Come quello perso nel 2001. All’epoca, erano disponibili fondi a favore di progetti cantierabili per parchi archeologici, richiedibili per manifestazioni di interesse pubblico. L’amministrazione del tempo fece richiesta non rispettando però i criteri di priorità: la cantierabilità e le eventuali autorizzazioni della Sovrintendenza. In epoca d’oro,
furono spesi 290mila euro per il percorso principale, quello percorribile attualmente, e per la delimitazione con recinzione e cancello, il quale al momento rimane chiuso. Superato il
generale inverno, il parco mostrerà il nuovo look? Speriamo. Noi ritorneremo sull’
Affaire Castiglione, perché è “cosa nostra”. La nostra identità.