Un piccolo viaggio tra bellezza e armonia
Ripercorrendo puzzle ed incastri di vite in corso
Grata a chi ha avuto, negli anni, piacere di raccontarmi, con entusiasmo e dovizia di particolari, luoghi visitati, esperienze vissute ed incontri fatti, sin da bambina mi sono sempre accucciata nell’ascoltarne, incantata, parole e accenti. Erano anche i tempi in cui qualcuno prendeva un proiettore e, sullo sfondo di un rumore elettronico, o per i più bravi di una colonna sonora montata ad hoc, la parete bianca diventava il viaggio. La mente si cullava, beava, invaghiva per quei nomi dal sapore straniero, lungo le onde di quegli oceani, sui dorsi dei cammelli del deserto, o tra i sentieri percorsi in montagne dalle foglie fruscianti.
Il fruscio delle foglie calpestate: uno dei suoni che amo di più, accanto al profumo inebriante della terra impregnata di pioggia.
Curiosità, desideri e, in generale, proiezioni di vita si sono composti negli anni in puzzle i cui tasselli ho solo in parte iniziato a collocare; dietro di me la scatola con le tessere sparpagliate in monticcioli ancora da voltare, consapevole che sono tutte mie, quelle belle e quelle meno, e che per ognuna dovrò trovare l’incastro.
Quante volte la vita è principalmente questione di incastri!
Opportunità, lavori, persone che potrebbero appartenere al nostro puzzle; che spesso desideriamo profondamente vi entrino, anche forzando il disegno, distorcendo gli orli, ma per constatare alla fine che l’incastro con le altre tessere non torna. A volte anche solo perché non era il momento giusto. Magari in un altro periodo… magari domani. Ma quel tassello, quel lavoro, quell’opportunità, quel volto ora non ci appartiene. Non ci aspetta. Non ci spetta. E resta fuori; lo dobbiamo lasciare andare, a comporre il quadro di vita di qualcun altro per cui gli incastri combacino. Arte amara e difficile da imparare, sensazione pungente, banalmente avvicinabile al vedere in vetrina un capo che ci fa impazzire, ma che poco calza alle nostre misure o fattezze fisiche. Poi, anche qui, cresci e impari a conoscere meglio le tue forme, a sentirti a tuo agio nello stile che designi come tuo e a cercare quel che è fatto apposta per te. Che ti sta bene. E magari impari anche ad essere felice.
Negli anni ho più di una volta provato ad inseguire le orme di quei vari racconti che hanno nutrito la mia mente infantile; ho programmato viaggi e sono andata in alcuni di quei luoghi descritti; a volte ho addirittura provato a ritrovare quelle stesse persone di cui avevo conservato il nome, o quel tramonto su un porticciolo stanco di fine estate, indolente e bello nel suo lasciarsi andare, come possono esserlo una donna o un uomo che alla fine del loro viaggio quotidiano, si rilassano, lenti, dismessi, abbandonati nel silenzio del loro porto domestico.
Ma poche cose come la bellezza appartengono a chi guarda, all’animo di chi posa gli occhi, carezzevole, desideroso, curioso, appagato, grato, capace di fare risuonare armonia in ogni dove. Quand’è così, la vita regala bellezza in ogni angolo, ad ogni svolta, in ogni esperienza, in ogni incontro, in ogni sorriso gentile che di riflesso attiri a te.
Ma quando così non è, quando l’armonia e la pace non albergano nell’animo di chi guarda, quando ci sono conti sospesi con la vita o con se stessi, o magari anche solo ineducazione emotiva, siamo refrattari a percepire qualsivoglia bellezza. Possiamo passeggiare nelle meraviglie dell’Alhambra andalusa, nell’imponenza sacrale dell’acropoli ateniese, vivere l’incanto di un fiordo norvegese o passeggiare nel porto romantico di Bergen, e percepiremo solo caldo afoso da una parte, dall’altra umido e sudore, qua zanzare, altrove freddo o stanchezza.
Alcune di quelle voci che ascoltavo da bambina ho la fortuna di poterle ascoltare ancora oggi. Col passare degli anni, i loro viaggi oltre oceanici si son fatti più vicini e i luoghi meno rinomati. Ma l’entusiasmo, la gioia, il desiderio di scoperta, la bellezza di quanto vivono e raccontano sono assolutamente identici, anche quando descrivono di un panino di fortuna mangiato in una saletta di periferia nel negozietto di una signora che, ai loro occhi, è “deliziosa”. Allora, davvero ho capito. Non è la meta, non è il dove ad essere straordinario. La bellezza è da sempre in loro. Ed è questa armonia interiore che rende capaci non di inventare quel che non c’è, ma di riconoscere, spolverare e assaporare con gratitudine tutto il positivo che c’è in ogni dove, ma che in tanti non riusciamo a vedere.
“La bellezza è negli occhi di chi guarda!”
Chissà se pensavano anche a questo Oscar Wilde e i tanti altri che ne hanno scritto…