di MARTINA FORCINITI Raffaella aveva un sogno sin dall’età di bambole e scamiciati rosa. Niente a che fare con il mito di quel principe azzurro a cavallo su cui ogni piccola Cenerentola vuole fantasticare. «
Frequenterò una grande università», già allora suonava così bene. Altro che fiabe! Desideri e speranze che la piccola donna, crescendo, non ha mai smesso di coltivare seppur nel chiuso di un cassetto. Ma le regole dei sogni, lo sappiamo tutti, sono fatte per essere cambiate. E per riaprire quel benedetto cassetto non servivano altro che impegno, volontà. E la consapevolezza che farcela si può, con la forza dell’ostinazione. «Non ho mai smesso di credere nella possibilità che Oxford, un giorno, sarebbe potuta essere la mia Università». Ed ecco che la realtà, come si suol dire, supera l’immaginazione quando nella cassetta della posta una lettera firmata fa compagnia alla certezza di aver fatto la scelta giusta.
Siamo felici di poter investire i nostri insegnamenti su una ragazza che ha il piglio della vera studiosa. Ed è proprio questa la motivazione grazie alla quale Raffaella Sero, diciannovenne cariatese, è diventata la prima calabrese ad essere ammessa ad un percorso di studi quadriennale dell’Università di Oxford. Senza riserve. Ma
non sono un cervello in fuga – ci tiene a precisarlo. Perché la premessa retorica alla fuga è che nella vita si studi per ottenere un posto di lavoro. Per la ricerca di un guadagno. Io invece – spiega a
L’Eco –
voglio studiare per ottenere conoscenze, per ricevere l’educazione migliore del mondo. E perché, quando avrò finito, potrò dire di saperne di più di chiunque altro avrà studiato la mia stessa materia altrove. Già, perché
la facoltà di Classics a Oxford è la più prestigiosa al mondo. Dove, quest’anno, saranno 7 le nuove matricole. Solo due quelle straniere. E una è proprio Raffaella. Decisamente caparbia, se nel giro di un paio d’anni recupera quell’insopportabile gap, la lingua inglese, che minaccia le sue ambizioni. Ma di strada da fare ce n’era ancora tanta. Le selezioni, durissime, hanno richiesto tutte le energie a disposizione – ci racconta. In primis per due saggi che ho steso e poi tradotto con il sostegno dei miei insegnanti di liceo fra i quali, in particolare, voglio ringraziare infinitamente
Idalina Cipriani e
Barbara Filomia. Poi i test, in cui tradurre brani di prosa e poesia latine e greche senza dizionario. Infine i colloqui, in cui ti si può chiedere di tutto. E per chi si sente sempre dire che non ce l’avrebbe mai fatta, provarci e infine riuscirci è la più grande delle soddisfazioni.
Nella società in cui sono cresciuta, sacrificarsi per un obiettivo viene visto come un deterrente. Ma se aver rinunciato alla mia vita sociale è servito a farmi realizzare il sogno di una vita, non potrò mai pentirmene. Lo studio per me non è un mezzo attraverso cui ottenere qualcosa, ma è piuttosto il fine, il più piacevole. Per questo io voglio studiare per tutta la vita. Una gran bella prospettiva, sicuramente lungimirante. Ma per il momento – sottolinea – penserò a godermi la permanenza ad Oxford, a laurearmi con voti rispettabili e a farmi valere.
Mentre a tornare in Italia, Raffaella, per ora non ci pensa proprio. Non sto scappando – chiosa – l’Italia sarà sempre la mia casa. Ma non vado via fra piagnistei e rimpianti. Per me non sarà un sacrificio. Perché lì dove andrò potrò confrontarmi con chi, come me, pensa che studio e piacere siano la faccia della stessa, bellissima medaglia.