di Josef Platarota Hanno fatto scalpore le immagini diffuse tra ieri, 5, e oggi, 6 febbraio, che ritraevano un cane abbandonato ai piedi di un cassonetto della spazzatura. A dare la versione dei fatti definitiva è stata l’Ente Nazionale Protezioni Animali, sezione di Rende. Contattati, hanno dichiarato che il cane è morto dopo essere stato investito presso contrada Piragineti, a Corigliano Rossano. Successivamente, l’animale, che viveva in un ottimo stato di salute ed apparteneva ad un privato, è stato trasportato sotto a un cassonetto tramite una corda stretta attorno al collo, dato che il cadavere si trovava, pericolosamente, in mezzo alla carreggiata. Un gesto in buonafede che, tuttavia, vìola due leggi. La prima fa riferimento al Codice della Strada, alla disposizione di cui all’articolo 189, comma 9 bis, stabilisce che l’utente della strada, in caso di incidente stradale ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi un danno a uno o più animali da affezione, da reddito o protetti, ha l’obbligo di fermarsi e di porre ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso. La seconda grave infrazione è quella relativa ad un possibile, anche se non certificabile a pieno titolo, occultamento di cadavere. Dunque, da quello che si è appurato non c’è stato nessun atto barbaro, ma solo la mancanza di delicatezza nei confronti di un animale. La stessa sezione calabrese dell’Enpa ci tiene a sottolineare di come «siamo arrivati all’assurdo dato che le denunce vengono fatte sui social e non, come prassi, chiamando in causa chi di dovere: forze dell’ordine, Enti preposti e Amministrazioni locali. In questo modo si rischia di gettare in discredito un’intera Regione». Le immagini, però, rimangono, come anche la situazione delicata in cui versa il randagismo nel territorio di Corigliano Rossano e a cui servono immediate azioni risolutive.