La forza di celebrare l'80esimo anniversario della Liberazione in una società senza memoria
Una riflessione sul perché non sentiamo la necessità e l’obbligo morale di rendere omaggio a tutte coloro e a tutti coloro che con il loro sacrificio e la loro lotta ci hanno consentito di sperare in un mondo più giusto

Il 25 aprile 2025 saranno celebrati gli 80 anni della Liberazione. Le iniziative e le occasioni per riflettere sull’importanza e l’attualità di questo anniversario sono state già avviate in tante parti d’Italia. Il Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza ha presentato nei giorni scorsi il logo ufficiale per la commemorazione del 25 aprile, accompagnato da una nota nella quale si richiama il carattere popolare e nazionale della ricorrenza «in ricordo di tutte e tutti coloro che in tanti casi hanno sacrificato la propria vita, la propria giovinezza per un Paese finalmente libero e liberato. Partigiane, partigiani, staffette, donne, lavoratori, deportati, internati, militari, forze dell’ordine, sacerdoti, antifasciste, antifascisti, intere famiglie».
Io mi chiedo se ci sarà qualche tentativo qui nella nostra città e nel nostro territorio di provare a proporre un minimo esercizio di memoria su ciò che ha rappresentato il momento fondativo della nostra Repubblica.
Io mi chiedo se ci sono partiti, associazioni, istituzioni, gruppi di persone, singoli cittadini che abbiano l’intenzione di dire una parola, di accennare a qualcosa, di mettere su anche una timida iniziativa per ritrovarci almeno in cento persone (o anche cinquanta, trenta o dieci…) a discutere sul significato della Liberazione e su cosa rimane del suo messaggio politico, culturale e ideale.
Io mi chiedo se la politica e la società civile nelle sue tante articolazioni trovino effettivamente – nella loro ragion d’essere e nel loro agire politico - ancora qualche motivo di ispirazione ai valori della Costituzione del 1948, ossia la libertà, l’eguaglianza, la solidarietà, il lavoro, la pace, la dignità della persona, da realizzare nel quadro di una piena democrazia fondata sul pluralismo.
Io mi chiedo verso dove stia scivolando questa nostra società senza più memoria, senza più punti di riferimento, senza entusiasmo, senza più quasi nessuna reazione o ribellione alla corruzione, al malaffare, alle ingiustizie, alle violenze di tutti i tipi, all’indifferenza sempre più dilagante.
Io mi chiedo se – in occasione dell’80° anniversario della Liberazione - non sia proprio il caso di vedersi, riunirsi, discutere. Perché non si tratta di spostare indietro l’orologio della storia o di riproporre come attuali vecchie contrapposizioni ideologiche: si tratta invece di confrontarci e agire per saper riconoscere e contrastare le minacce e i pericoli dei nuovi nazionalismi, dell’autoritarismo, del populismo tecnocratico, degli attacchi allo Stato di diritto, dell’odio razziale e sociale, del fanatismo politico, dell’arroganza dei potenti.
Io mi chiedo perché non sentiamo la necessità e l’obbligo morale di rendere omaggio a tutte coloro e a tutti coloro che con il loro sacrificio e la loro lotta ci hanno consentito di sperare in un mondo più giusto e mi chiedo perché non sentiamo la vergogna di non ricordare almeno i nomi delle calabresi e dei calabresi antifascisti che ci hanno lasciato il bene prezioso della libertà.
Io mi chiedo tutto questo… se non è già tardi.
(Corsivo del professore Antonio Franco Pistoia)