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Ci hanno tolto pure l'acqua... ma dove vogliamo andare?

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Corigliano-Rossano e l'intera Sila Greca sono alla gola, assetate, stremate da un'agonia idrica che non conosce tregua. Nove interruzioni gravi del servizio in soli due mesi – dall'11 febbraio al 16 aprile – non sono un incidente, non sono fatalità. Non possono esserlo. Sono il sintomo di un corpo idrico regionale malato da decenni, di una gestione miope e colpevole che oggi presenta un conto salatissimo.

Certo, va riconosciuto l'impegno, l'abnegazione del presidente di Sorical, Cataldo Calabretta. Ma non basta. Non basta a risollevare le sorti di un sistema idrico regionale lasciato marcire per cinquant'anni. Perché sarebbe come chiedere a un medico di base di curare un malato terminale con una tachipirina.

Non tiriamo in ballo i cambiamenti climatici come scusa comoda. Nella Sila Greca l'acqua, per ora, c'è. Il problema è che si disperde in un colabrodo di tubazioni vetuste, risalenti all'epoca della Cassa del Mezzogiorno. L'adduttrice Trionto è un malato terminale, con perdite continue che prosciugano le nostre case e le nostre attività e le tasche dei contribuenti. Già, perché le continue riparazioni hanno un costo che, inevitabilmente, finisce sulle spalle di chi paga le tasse. Da quello non si sfugge.

Eppure, i soldi per un piano di risanamento generale della rete idrica forse ci sarebbero, incastonati nelle pieghe del PNRR. Ma qui, nella bassa Sibaritide, si preferisce spendere – appunto - in costose riparazioni d'urgenza, tamponando l'emergenza senza mai affrontare la radice del problema. 256 milioni di euro investiti negli ultimi anni, dice Sorical, ma il Trionto resta lì, a perdere acqua come un vaso rotto da settant'anni. Non solo, proprio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza pesa un progetto di potenziamento e modernizzazione delle reti idriche dal valore di 32 milioni di euro. Ne beneficeranno 21 comuni calabresi compresi tra 6 e 10 mila abitanti: dell’intera Calabria del nord-est (che conta 52 comuni) ce ne sono soltanto 3 (Trebisacce, Cariati e Spezzano Albanese) mentre della “piegata e piagata” Valle del Traes, dove ci sono falle paurose e dove transita la famigerata condotta adduttrice DN300 che serve mezza sibaritide, non c’è nemmeno l’ombra! 

È una situazione al limite dell'assurdo, che scarica sui comuni – meri esattori di una tassa idrica su cui non hanno reale controllo – la rabbia sacrosanta dei cittadini. Sorical interviene in affanno, riparando qui e lì, ma senza una visione strategica, senza un piano di intervento radicale. 

E per capire la profondità del baratro in cui siamo sprofondati, bastano due episodi emblematici, due schiaffi in faccia alla logica e al buon senso. Il primo: la sorgente del Fallistro, lo scorso anno data per “scomparsa” a causa della siccità per poi capire che non era così! Un funzionario comunale di Corigliano-Rossano, armato di pazienza e fiuto, risalendo la condotta ha scoperto una perdita colossale a monte, un fiume d'acqua sprecato nell'indifferenza generale, forse per mesi. Milioni di metri cubi volatilizzati, come se l'acqua fosse un bene infinito e inesauribile.

Il secondo: Sorical, il gestore unico delle acque, brancola nel buio quando si tratta di conoscere le proprie reti secondarie. Non sanno dove passano i tubi! Ecco perché, quando c'è un guasto, i tecnici della Società delle Acque calabresi devono farsi accompagnare dalle squadre comunali, le uniche, alla fine, a conoscere, per necessità, le viscere idriche del proprio territorio. Un paradosso kafkiano, un'ammissione di fallimento gestionale che grida vendetta.

E la politica? I nostri rappresentanti istituzionali, sempre pronti a incensarsi per i "risultati" ottenuti (quasi fosse un favore divino), non spendono una riga per denunciare questa emergenza elementare e prioritaria. Ma come si può parlare di sviluppo, di futuro, di ambizioni per una regione se manca l'acqua? Se un bene primario come l'acqua diventa un lusso intermittente?

Fino a quando dovremo sopportare questa agonia? Cosa accadrà quando arriverà l'estate? Fino a quando Corigliano-Rossano e la Sila Greca dovranno vivere con la paura di aprire il rubinetto e trovare il vuoto? Ma un territorio dove manca l'acqua... dove può andare?
 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.