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1,2,3… Stella! Chi (non) si ferma è perduto!

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La Calabria è sempre più quella terra di contraddizioni che per paura di esagerare in peggio, si rifugia in atteggiamenti autolesivi che potrebbero farla cappottare definitivamente. Non c’è visione né coraggio, tutto viene lasciato in mano alle pastoie burocratiche mentre chi governa questa terra ha puntato tutto (e solo) sulla comunicazione asfissiante dell’autocelebrazione. Nel frattempo a Germaneto, nel palazzo delle scartoffie, è iniziato un nuovo Squid Game tra l’apparato di potere e i poveri sudditi calabresi. Solo che questa volta non ci sono di mezzo sfide e ambizioni personali, c’è in gioco lo sviluppo sociale economico che rischia di essere asfissiato sotto una montagna di burocrazia.

Il nuovo piano di rischio idraulico mette al bando l’intera area utile della Sibaritide, una parte significativa della Calabria nord-orientale. Secondo le carte elaborate dall’Autorità di Bacino in queste aree non si può fare nulla, nemmeno muovere uno spillo! Dimenticatevi di costruire nuove strade, ospedali o anche infrastrutture decenti. L'intera area rischia di essere designata come zona vietata, a causa di vincoli idrologici eccessivamente restrittivi. A quanto pare, la soluzione per vivere su sabbie mobili (la realtà geologica di quest’area) non è una mitigazione proattiva e un'ingegneria intelligente; è un arresto completo. Fate le valigie, gente! Questo è il piano ufficiale.

La pura ipocrisia è da mozzafiato. Il Giappone, un paese costruito su una faglia altamente sismica, non ha abbandonato lo sviluppo. Ha investito in tecniche di costruzione all'avanguardia e in robuste misure preventive. Ma qui in Calabria, invece, la risposta alle sfide idrologiche è... non fare nulla. Geniale!

Dov'è l'impegno a preservare il nostro territorio? Il regionalismo nostrano, vittima del pregiudizio imposto da Roma, con estrema “saggezza”, negli ultimi decenni ha ritenuto inutile l'Opera Sila, a cui va il merito di aver realizzato importanti opere idrauliche. Questo ente non esiste più, sostituito da altre entità organiche alla Regione ma con ruoli nettamente demansionati. Non si realizzano più opere di regimentazione idraulica (perché la Calabria non ora ma da sempre è una terra fragile) ma si sceglie la via più semplice, quella delle restrizioni. Insomma, più paralisi, che rischia di farci affondare per l’inerzia burocratica ancor prima che per le acque alluvionali.

Il governo, invece di gestire e proteggere attivamente la nostra terra, investendo in soluzioni come le opere idrauliche, storicamente di successo per arginare la furia della natura (lo avevano capito i romani!), ha alzato le mani e ha dichiarato guerra a qualsiasi forma di progresso. Ha scelto di paralizzare l'economia piuttosto che progettare una soluzione. Questa non è gestione del rischio; questo è sabotaggio economico mascherato da protezione ambientale. E francamente, è un insulto alla gente della Calabria. Questo non è un piano; è una resa. 1,2,3… Stella! Chi (non) si ferma è perduto!

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.