Sì al passato come linfa, ma non come simulacro. La nostra possibilità è e resta il futuro
L’esperienza vissuta al Parco Archeologico di Sibari, durante l’evento Vinitaly and the City – Calabria Wine, è una scommessa vinta che traccia un percorso nuovo, ma che bisognerà saper percorrere
CORIGLIANO-ROSSANO – Come il vino a decantare, così abbiamo lasciato che trascorresse una settimana per tornare a parlare dell’esperienza vissuta al Parco Archeologico di Sibari durante l’evento Vinitaly and the City – Calabria Wine.
Questo esperimento, a metà strada tra storia e promozione culturale su base economico-produttiva, unito al rilancio della destinazione in chiave esperienziale, è sicuramente una novità che può trovare posto nella narrazione di una Calabria che vuole e può emergere. E l’esposizione ospitata a Sibari n’è stata un esempio.
Una scommessa vinta, dunque, che traccia un percorso nuovo ma che bisognerà saper percorrere. Nell’intraprendere questa nuova strada la Calabria dovrà impegnarsi affinché venga offerta una versione autentica e vera della Regione, che non presti il fianco a ricostruzioni posticce e stereotipate. Dovrà puntare, come ha fatto, sul suo passato – perché l’esercizio della memoria non è mai vano e può continuare ad essere fecondo anche dopo secoli – ma dovrà anche trovare il coraggio di superare se stessa per affrancarsi dalla narrazione stantia e decadente a cui è relegata, affacciandosi al mondo con nuove sfide. Dovrà compiere il primo vero passo verso il futuro ma dovrà anche avere chiara la destinazione, ridefinendo, di volta in volta, il suo orizzonte. Insomma, dovrà pianificare e dovrà farlo bene.
Questa importante manifestazione ospitata al Parco, in cui il territorio ha sperimentato la forza dei grandi eventi, ci ha fatto comprendere che è necessario sovvertire i vecchi modelli e proporne di nuovi per poter inaugurare una nuova stagione di rinascita. Forse non sarà stata davvero la vetrina che ci si aspettava ma questo appuntamento ha aperto un varco importante insegnando ai calabresi che, per ottenere buoni risultati, è indispensabile lavorare sodo e imparare da chi sa fare meglio.
Il connubio, poi, con la storia, l’antica Sybaris e il legame tra la terra e il Vino ha sicuramente favorito l’evocazione di scenari suggestivi e, dunque, ha contribuito a creare un racconto forte e vincente sotto il profilo promozionale. Il rischio però è che questo esercizio, se non supportato da solide fondamenta finisca per risultare vacuo.
«L'antico – come ricordava qualche giorno fa l’antropologo Vito Teti commentando un articolo - o vive ancora, parla, si rinnova o è solo lamentela, slogan, alibi, nostalgia che non porta da nessuna parte. Il passato o viene riscattato, nelle sue potenzialità inespresse, o è un morto di cui dobbiamo avere pietà e memoria, ma anche oblio. Un conto è ricordare ogni anno la data di morte di un proprio familiare, andare al cimitero, fare dire una messa… un altro è questo lutto perpetuo che attanaglia anche le cosiddette élites calabresi».
E allora sì al passato come linfa, ma non come simulacro. La nostra possibilità è e resta il futuro.
Secondo un antico proverbio una botte di vino può realizzare più miracoli che una chiesa piena di santi. Che sia la volta buona!