Ora occhi aperti e attenzione ai doppiogiochisti
In una terra in cui l’ovvio è palesemente non scontato è facile essere preda di vecchi e nuovi populismi. La partita delle elezioni Amministrative è essenziale per capire chi davvero vuole lo sviluppo di questo territorio e chi no
Sono scaduti i termini per presentare le osservazioni, nell’ambito della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, al nuovo tracciato della Statale 106 Sibari-Corigliano-Rossano. Sono arrivate 12 “obiezioni” che ora gli uffici del Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente della Regione Calabria valuteranno prima di procedere a dare il nulla osta. Sono tutte frutto di valutazioni, giuste, legittime, sacrosante alle quali bisognerà dare risposta e riscontro. Ovvio.
L’ovvio non scontato, però, è che in questi quasi 4 anni di discussioni e dibattiti, alle volte feroci, sull’opportunità di una strada moderna, sicura ed europea che mettesse in connessione la Calabria a Sud di Sibari con il resto del mondo, nessuno si è posto il problema di chiedere che quest’opera avesse una sua organicità in un quadro economico e sociale più ampio. Ci siamo preoccupati del finanziamento di quest’opera (che ormai è segnato) e mai della sua utilità immediata.
È utile questa strada per Corigliano-Rossano? Certamente sì. È utile per il contesto di sviluppo dell’arco jonico? Assolutamente no. Soprattutto se, come da anni si batte l’amico Domenico Mazza, si considera un territorio che da Punta Alice si chiude a Santa Maria di Leuca. Che senso avrà spendere 3 miliardi e mezzo di euro, nel loro complesso, per collegare Crotone a Catanzaro e Corigliano-Rossano al resto della terra emersa che c’è a nord di Sibari, escludendo quel diaframma mediano che c’è tra Crotone e Rossano?
Al netto del fatto che la Calabria Orientale, da Sibari a Reggio Calabria, ha bisogno tutta di una strada degna di questo nome, avremmo voluto che i soggetti sociali che sono in campo nella vertenza della strada della morte, più che fare i conti alla calcolatrice si fossero battuti proprio per quell’ovvio non scontato che era e rimane, appunto, l’organicità dell’opera: da Sibari a Crotone; da Crotone a Catanzaro; da Catanzaro a Reggio Calabria. Allora sì avremmo fatto tutti qualcosa di utile.
Certo, l’impatto di un viadotto è importante per il glocal ma assolutamente irrilevante nell’economicità sociale di una strada che miete migliaia di vittime. E che continuerà a farlo, soprattutto in quei tratti dove l’ammodernamento rimarrà una chimera, solleticando le istituzioni sull’ovvio e non costringendola a guardare una realtà economico-sociale più ampia.
E qui si apre un’altra grande questione, quella della politica doppiogiochista che soprattutto in tempi di campagna elettorale vive nell’ibrido, cercando di tenere un piede in una o più scarpe. Corigliano-Rossano è attesa da una sfida epocale. Ed è giunto il tempo di stare con gli occhi aperti. Di essere guardinghi proprio nella valutazione di quell’ovvio che evidentemente, alle nostre latitudini prive di una piena consapevolezza, non è affatto scontato. State attenti a chi da una sponda del Cino dice una cosa per poi ribaltarla, a piacimento dell’elettorato, nel momento in cui si troverà sull’altra sponda. Dobbiamo essere bravi nel discernimento. Adesso più che mai. Non è facile. È la sfida più ardua. Perché nel sacco c’è tanta pula ma pochissimi chicchi sani e buoni.