Disfattisti senza gloria
Ci hanno bombardato il cervello per 4 lunghi anni con la grande bugia del sospetto. Non ci regalano nulla ma finalmente la nuova Statale 106 si farà e qualcuno dovrà reinventarsi il proprio mantra
Dalle nostre parti ci portiamo dietro il grande fardello del vittimismo. Sicuramente la storia, soprattutto quella recente, non è stata clemente con il popolo della Calabria del nord-est; è pur vero, però, che qui non è mai stato fatto nulla per cambiare la narrazione o, più concretamente, il destino di questa terra.
Ci accontentiamo da sempre di dare il valore massimo al potere della delega; di fidarci sempre e soltanto della stessa gente; di dare troppa autorevolezza a persone che di autorevolezza proprio non ne hanno, anzi ne abusano per beceri interessi.
Il disfattismo sotto le coordinate celesti di questo angolo di universo regna perennemente sovrano.
Perché?
Perché da un lato non ci siamo mai alzati le maniche per rivendicare i nostri diritti, aspettando il leggendario panaro che piovesse dal cielo; dall’altro, abbiamo regalato praterie di consensi e cestoni di fiducia a chi, vestito di saccente pregiudizio, ha sempre portato in tasca una “verità” inesistente.
La storia recente di questa nuova strada, che finalmente dovrebbe iniziare a sorgere per restituire dignità alla Calabria jonica, partendo proprio da Sibari e Corigliano-Rossano, ci ha dimostrato plasticamente che i disfattisti senza gloria, che agitano le acque, mischiano il grano con la pula, alla fine non hanno vinto. E non hanno vinto perché c’è stato chi, con consapevolezza, non si è fidato del racconto di una “storia conformata” di un territorio sempre afflitto, derelitto e colonizzato. Piuttosto è andato a leggere nelle carte e forte di quei documenti è stato e continua ad essere una spina nel fianco delle istituzioni, portando le rivendicazioni vere di una popolazione che è stata anestetizzata dalle illusioni di decenni di promesse. E questo perché le vere rivoluzioni non si fanno solo con le barricate ma con la forza del sapere e della motivazione.
La nuova Statale 106 – a meno di un dietrofront politico che sembra davvero lontanissimo e non più considerabile - si farà. Questo è ormai chiarissimo anche al più scettico. Ieri è arrivata anche la tanto invocata delibera del CIPESS! E si farà anche contro la presunzione di chi in questi anni, in modo del tutto paradossale, ha detto di battersi per chiedere una strada sicura, che non producesse più le stragi che si continuano a contare oggi, ma mettendo avanti solorivendicazioni ideologiche. E qui bisognerebbe chiedersi davvero perché è successo e succede questo.
Forse, quello della nuova Sibari-Corigliano-Rossano, non sarà il più bello e nemmeno il più entusiasmante dei tracciati. Sicuramente non accontenterà le ambizioni e le pretese di tutti. Non c’è dubbio. Ma a questa terra, oggi, dovrebbero interessare solo due cose: lo stop alla mattanza di una strada stragista e la possibilità di riuscirsi a mettere in connessione con il resto del mondo in tempi normali, europei.
Una strada, insomma, che elimini quel paradosso asfissiante, opprimente e deprimente che vede la terra più produttiva della Calabria (nonostante tutto) muoversi su una mulattiera da terzo mondo e che per approdare alla “civiltà” - che sia l’altra Calabria, la vicinissima Basilicata, la Puglia o la Campania – deve prima attraversare una trappola. Non è giusto. Non è consentito. Perché una nuova strada, dovunque essa passi, basta che sia veloce e sicura, non potrà fare altro che aumentare la capacità produttiva di Corigliano-Rossano, delle sue infrastrutture e del suo hinterland. Nel beneficio di tutti, soprattutto delle nuove generazioni che da qui, da questa terra, continuano a scappare perché non c’è rimasto nulla. E di questo non dobbiamo che ringraziare chi continua a fare del lamento senza proposta e propositività uno stile di vita.
Nel dramma sguazzano i mediocri; nell’emancipazione si compete.