La solidarietà è roba da matti
Le storie di due senzatetto si incrociano. Uno è stato rapinato ieri, l’altro mi ha insegnato che si può essere generosi, pur non possedendo nulla. Vite distanti nello spazio e nel tempo, unite nel condurre un’esistenza ai margini della società
Carmelo era un uomo sulla sessantina con lo sguardo triste e la risata contagiosa. Un ossimoro in carne e ossa. Viveva per strada per sua scelta, perché «solo così si può essere liberi dalle catene della società». O almeno questo è quello che amava ripetere a quanti incrociavano il suo sguardo, anche solo per sbaglio.
Veniva alla Caritas per ritirare la sua busta di viveri settimanali. Non era puntuale. Spesso non si presentava. Adorava la carne in scatola e i fagioli e quando capitava che ci fossero entrambi gioiva come un bambino che scarta in anticipo i regali di Natale.
Leggendo l'articolo del clochard che ha subito una rapina ho ripensato a Carmelo. Sono passati più di dieci anni, ma ancora ricordo quel sorriso nascosto dalla barba ingiallita dal fumo.
Cosa si può rubare a un senzatetto? Molto probabilmente degli spiccioli che aveva racimolato, o del cibo, o qualche straccio. Cos'altro può possedere un uomo che vive alla giornata, dorme all’agghiaccio e si ciba di quanto gli viene donato? E se è vero quello che canta De André che rubare per fame non è reato, quando si ruba a chi ha fame, che genere di crimine si commette?
Non è semplice parlare con un senzatetto. Molto spesso la diffidenza, la paura e i pregiudizi alzano muri insormontabili attorno a queste anime mute che vivono nell'ombra.
Ma Carmelo era un'eccezione. Anzi, lo era per metà. Perché dei giorni era un fiume di parole e risate, altri giorni era un fantasma silenzioso. Lunatico, forse; per alcuni, semplicemente matto.
Solitamente alla Caritas distribuivamo solo cibo. Una volta, però, un commerciante decise di donare un intero scatolone di bagnoschiuma. Quando arrivò il turno di Carmelo si rifiutò di prenderlo. «Faccio la doccia dai francescani» disse. «Lì ti danno il sapone e anche un telo per asciugarti. Quindi a me non serve. Datelo a chi ha più bisogno».
Dopo più di dieci anni quella frase è tornata a riecheggiare nella mia testa. «Datelo a chi ha più bisogno».
Un uomo, coperto di stracci, che viveva per strada pensava a donare. E un uomo, armato di coltello, pensava a togliere a un uomo vestito di stracci.