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Un curato di campagna alle prese con l'intelligenza artificiale

4 minuti di lettura

Si è aggiunto un nuovo tassello al mosaico del nuovo contesto esistenziale generato dalla tecnologia informatica: l'intelligenza artificiale. Esiste già da diversi mesi, ma personalmente soltanto adesso le ho posto una domanda e le ho fatto una richiesta. La domanda riguardava il futuro della comunità arbëreshe. La richiesta era di farmi un'omelia per la festa della Candelora da celebrare il 2 febbraio prossimo. Alla domanda, il nuovo Oracolo di Delphi 3.0 ha vaticinato così:

 "Il futuro della comunità arbëreshe sarà probabilmente plasmato da una serie di fattori, tra cui, Demografia: le dimensioni e la crescita della comunità arbëreshe giocheranno un ruolo chiave nel determinare il suo futuro.

Conservazione culturale: la capacità della comunità di preservare e tramandare le sue tradizioni culturali, la lingua e l'identità uniche avrà un impatto sul suo futuro.

Opportunità economiche: la disponibilità di opportunità economiche e il sostegno alle imprese e agli imprenditori arbëreshë influenzeranno le prospettive future della comunità.

Supporto politico: le politiche del governo e il sostegno alle comunità arbëreshë, sia in Italia che nel resto del mondo, avranno un impatto significativo sul suo futuro.

Integrazione sociale: la capacità della comunità arbëreshe di integrarsi e costruire relazioni con altre comunità avrà un impatto sulle sue prospettive future.

Nel complesso, il futuro della comunità arbëreshe sarà modellato da una complessa interazione di questi e altri fattori. Sarà importante che la comunità rimanga proattiva e impegnata a plasmare il proprio futuro, costruendo anche ponti con altre comunità e cogliendo nuove opportunità".

Inevitabilmente sul mio profilo Facebook si è acceso un piccolo dibattito tra ottimisti e pessimisti sul vero potenziale dell'intelligenza artificiale (AI). Sarà un alleato del progresso umano o un avversario che potrebbe farci diventare più stupidi una volta che abbiamo tutto alla portata del pollice? 

Secondo Michele le risposte di ChatGPT sono quelle di uno scolaro che ha imparato a memoria ma non ha capito profondamente quello di cui si sta parlando. Sarebbe un ottimo simulatore di linguaggio e di sintesi ma il pensiero critico non si può simulare, a quanto pare. Alessio ha scritto: il problema è che molti usano Chat GPT nel modo sbagliato. Non può dare risposte a domande impossibili, ma svolge egregiamente compiti. Scrivere una omelia a tema è un compito perfetto per AI, mentre predire il futuro della comunità arbëreshe, no. Funziona per farsi scrivere una lettera, una mail, il report di un meeting, o farsi scrivere programmi o progettare un circuito. Se interroghi Chat GPT su quesiti controversi effettivamente per adesso non si ottengono  risposte soddisfacenti.

             Giovanni Paolo II auspicò con ottimismo una "divinizzazione dell'ingegnosità umana".

Ma nessuno strumento inventato dal genio umano è esente da un'ambivalenza funzionale: il bisturi può salvare vite umane ma nelle mani di un rapinatore può uccidere. La tecnica è moralmente neutra. Si rivela vantaggiosa o infausta a seconda delle intenzioni dei suoi proprietari e utenti. 

GPT è l'acronimo di Generative Pre-trained Transformer. Il suo algoritmo ChatGPT funziona sulla base di modelli linguistici predittivi. In poche parole, apprendendo costantemente dall'interazione umana diventa un supercervello grammaticale, che associa con criterio le parole per produrre "contenuto" in qualsiasi lingua. Ci si collega ad un robot che con ogni nuova interazione rende più precise le sue risposte. Come se il cervello di ogni utente fosse spremuto da questa megapiattaforma in grado di integrare una quantità potenzialmente infinita di dati disparati, conferendogli automaticamente una sintassi "perfetta". Il singolo diventa un semplice terminale hardware da stimolare rispetto ad un'intelligenza collettiva che pensa ovunque e sempre. Il rischio potrebbe essere un'omogeneizzazione delle coscienze. Ma sappiamo bene che  ogni persona nella sua essenza è qualcosa di unico e intrasmissibile e dunque non c'è nessun pericolo. 

  Papa Paolo VI,  rivolgendosi al personale del Centro di Automazione di Gallarate nel 1964 - stavano elaborando un'analisi elettronica della Summa Theologiae di San Tommaso d'Aquino - affermò profeticamente: "il cervello meccanico viene in aiuto del cervello spirituale". Aggiungendo che "l'uomo compie lo sforzo di infondere in strumenti meccanici il riflesso di funzioni spirituali".

Ma abbiamo sempre bisogno di trovare in noi stessi un centro spirituale forte, capace di dare unità alla pletora di possibilità aperte dalle tecnologie.

In un saggio degli anni 1990 un popolare artista  intellettuale della chiesa ortodossa romena si schierava con forza contro i microfoni nelle chiese con un'arzigogolata spiegazione teologica circa l'inopportunità di soluzioni tecnologiche che frappongono tra il sacerdote, il mediatore tra Dio e gli uomini altre tipologie di amplificazione e mediazione a suo dire sospette. Oggi, e soprattutto con la pandemia, la voce e l'immagine possono raggiungere in streaming chiunque in qualsiasi punto della terra connessa. Ma a rigor di termini, l'evento liturgico così come è inteso dalla chiesa non è mai tecnicamente riproducibile, perché incorpora nell'hic et nunc in cui viene celebrato in maniera irriproducibile l'azione dello Spirito Santo che rende presente ed attualizza il Mistero di Cristo.

Restiamo a vedere se ChatGPT avrà vita breve come altre esperienze digitali, tipo Second Life. Di moda qualche anno fa, oltre l'indispensabile Avatar, il doppio virtuale della nostra persona, contemplava persino la costruzione di luoghi di preghiera, chiostri e cattedrali virtuali. Speriamo che la rete sia - come sostiene padre Antonio Spadaro nella Cyberteologia - una tappa del cammino dell'umanità mosso, sollecitato e guidato da Dio.

Alla richiesta di farmi l'omelia, la ChatGPT ha risposto in modo breve ma impeccabile:

"Cari fratelli e sorelle, mentre ci riuniamo oggi per celebrare la festa della Candelora, ci viene in mente la presentazione di Gesù al tempio, dove Simeone lo ha proclamato luce del mondo. Proprio come le candele che benediciamo oggi simboleggiano la luce di Cristo, anche noi siamo chiamati ad essere luci nel mondo, risplendendo dell'amore e della compassione di Gesù. Che possiamo sempre sforzarci di vivere come riflessi della sua luce, portando speranza e gioia a coloro che ci circondano. Amen".

Possiamo aggiornare l'adagio medievale philosophia ancilla theologiae ("filosofia ancella della teologia") in technologia ancilla theologiae?

Elia Hagi
Autore: Elia Hagi

Studia a Roma filosofia e teologia e comunicazioni sociali e oggi svolge a Vaccarizzo Albanese il suo ministero sacerdotale. Diventato sommelier, segue con passione la rinascita del vino calabrese con un particolare interesse rivolto ai vini identitari Arbëreshë.