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La “missione” dei medici cubani in Calabria: “exit-strategy’’ in nome dei Diritti Umani

3 minuti di lettura

Rischia di ricevere un duro colpo l'immagine della Regione Calabria in Europa e più in generale all'estero se l'accordo con il regime de l'Avana sulla “missione” di medici cubani, in aiuto del sistema sanitario calabrese, confermasse quanto denunciato, nello spirito e nella lettera, da una risoluzione, approvata, a larga maggioranza, dall' Europarlamento nel dicembre del 2021. Ma c’è di più. Dal momento che tale accordo si sarebbe maturato con il ''beneplacito'' della Farnesina guidata dal vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani (Forza Italia) a seguito di una richiesta del presidente della Regione nella sua funzione delegata di governo di Commissario ad acta alla Sanità, il governo stesso corre il rischio di delegittimare l'unica istituzione rappresentativa, perché eletta, dell'Unione Europa, già messa sotto scatto per la vicenda del Quatargate, che ha denunciato la natura “apartheid” di quella “missione” che maschera una moderna forma di sfruttamento del lavoro, chiedendo, altresì, ai parlamenti nazionali e agli Stati membri di pronunciarsi contro questa “moderna schiavitu”. In breve i fatti ed alcune necessarie considerazioni.

La risoluzione (https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/RC-9-2021-0341_IT.html) alla lettera “I” afferma che il ministero del Commercio internazionale e degli investimenti esteri di Cuba, ha “imposto”, dal 2010 a tutti i dipendenti civili che lavorano all'estero per lo Stato o per imprese statali, incluso al personale medico, obblighi e doveri ingiustificati che violano la dignità umana e i più basilari diritti umani fondamentali. Il codice penale cubano punisce con una pena detentiva di otto anni tutti i dipendenti civili che non completano le missioni mediche o che decidono di non fare ritorno a Cuba; tali missioni mediche sono state classificate come una forma moderna di schiavitù secondo la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) e la dichiarazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (CUB 6/2019) sulle missioni mediche cubane ha evidenziato le condizioni di lavoro precarie e disumane del personale medico, accuse che sono state supportate da Human Rights Watch e da 622 testimonianze.

Anche sulla base di tali elementi l'Europarlamento «condanna le violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto del lavoro commesse dallo Stato cubano nei confronti del suo personale sanitario in servizio all'estero nell'ambito di missioni mediche in violazione delle convenzioni fondamentali dell'OIL ratificate da Cuba; esorta Cuba ad attuare e rispettare in maniera efficace la Convenzione americana sui diritti dell'uomo, così come le Convenzioni 29 e 105 dell'OIL; invita il governo cubano a garantire il diritto dei cubani ad uscire dal proprio paese e a rientrarvi, anche per i dottori che partecipano a missioni mediche all’estero, in linea con le norme internazionali in materia di diritti umani; invita il governo cubano a ratificare il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali e a garantire il diritto alla libertà di associazione, compresa la registrazione delle organizzazioni, e alla contrattazione collettiva, in linea con le norme dell'OIL».

La risoluzione, inviata, fra gli altri ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, è stata sostanzialmente promossa dal gruppo “Conservatori-riformisti”, artefici gli eurodeputati di Fratelli d'Italia,, appoggiata dal gruppo di “Identità e democrazia” (con gli eurodeputati della Lega) e dal Partito Popolare, è stata approvata con 426 voti favorevoli, 115 astenuti (fra cui l'eurodeputato di sinistra Cozzolino, implicato insieme all'ex eurodeputato Panzieri, nel “caso Quatargate”) e 146 contrari (“Non Iscritti” che comprende i Cinque Stelle. Vota “No” anche l'eurodeputato Ferrara).

Qualche interrogativo sorge spontaneo: non c'erano altre strade da percorrere rispetto a quella che si è voluto praticare, in nome di un'emergenza che perdura dopo un anno e mezzo di commissariamento e la stessa ammissione del Presidente-Commissario che il «2023 non sarà sufficiente per risanare il settore»?. C'era veramente soltanto questa strada che porta di fatto ad avallare le «condizioni di sfruttamento» e di mancanza di rispetto dei diritti dei lavoratori nell'ambito del più generale diniego dei diritti umani internazionalmente garantiti? Al di là delle “grida manzoniane” dell' eurodeputato Laura Ferrara che “predica bene” e “razzola male”, dal momento che la risoluzione dell'europarlamento lei, come anche i suoi colleghi italiani ''CinqueStelle'', non l'hanno votata, il richiamo dell'Europarlamento non può essere sfuggito né al vicepresidente del partito popolare, Antonio Tajani, ora a capo del ministero degli Esteri che ha “istruito” la pratica della “missione” dei medici cubani in Calabria; né agli eurodeputati di Fratelli d'Italia, in particolare all'attuale ministro Raffaele Fitto, che, in qualità di iscritti al gruppo dei conservatori hanno promosso e votato la risoluzione dell'europarlamento. Dal momento che l'operatività dell'accordo non si è completamente dispiegato, governo nazionale e regionale insieme trovino una “exit-strategy”: nessun “baratto” con il rispetto dei  Diritti Umani.

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Domenico Campana
Autore: Domenico Campana

Laureato in Pedagogia all’Università “La Sapienza” di Roma, è scrittore (autore di numerose pubblicazioni) e giornalista professionista dal 1976. È stato capo servizio politico al ''Secolo d'Italia''; collaboratore della rivista ''Media Duemila''; poi la lunga parentesi di 25 anni all’Agenzia ANSA. Nel 2010 diventa consulente-collaboratore ANSA all'ufficio stampa della Farnesina componente del comitato di redazione del portale (www.esteri.it), mentre dal 2014 al 2019 è stato consigliere del Corecom Lazio.