9 ore fa:Corigliano-Rossano: aperte le iscrizioni per la refezione scolastica
12 ore fa:Anche il M5S di Co-Ro fa partire la raccolta firme contro l'autonomia differenziata
12 ore fa:Auto finisce fuori strada ma i soccorritori sul posto non trovano nessuno
7 ore fa:Festival Euromediterraneo di Altomonte: nel borgo, la magia dell’abbraccio
12 ore fa:Premio "Giorgio La Pira - Città di Cassano" assegnato al Cardinale Matteo Maria Zuppi
11 ore fa:Il duo Pancella - D'Amato in concerto al pontile di Trebisacce
8 ore fa:Al Museo Civico di Paludi la mostra personale di pittura di Rossella D’Aula
9 ore fa:Gli alunni dell'Istituto Amarelli in vista alla caserma dei Vigili del Fuoco di Co-Ro
8 ore fa:La Calabria isolata è il karma della Ferrovia Jonica: vittima di decenni di disattenzioni
7 ore fa:Movimento del territorio: «Continua la latitanza del sindaco sulle contrade»

Non chiamatelo astensionismo: chi non vota più ha un partito e si chiama “Delusione”

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Ieri sera nella maratona elettorale di Quarta Repubblica, su Rete 4, Tommaso Cerno, senatore, giornalista ed editorialista, credo abbia fotografato perfettamente la realtà del panorama elettorale italiano, introducendo un nuovo termine nel ricco lessico della liturgia politica: defluenza. Una sola parola che descrive plasticamente la realtà dell’astensionismo in salsa italiana. Un cancro della democrazia, apparentemente senza cura. «L’astensione – ha detto Cerno – non è soltanto stanchezza, disinteresse, ripetitività. È una scelta». E in quanto scelta, potrebbe essere tranquillamente un partito.

Altro che astensione!  

In Italia il popolo della defluenza – secondo i dati usciti dalle ultime urne - rappresenta il 37% della popolazione. In Calabria, invece, questo partito rappresenta la metà dei calabresi, nei numeri è il 49,8%. Una enormità. Il che significa che a oggi in Italia, men che meno in Calabria e ancora di meno nella Calabria del nord-est (dove la “defluenza” è pari a circa il 60%), non esiste un partito che rappresenti le istanze di una parte considerevolissima della popolazione. Non la rappresentano gli schieramenti classici divisi tra conservatori e progressisti; non la rappresentano nemmeno i populisti-movimentisti e, paradossalmente, non incanalano “sentiment” nemmeno tutti quei nuovi partiti nati negli ultimi mesi in reazione e contrapposizione alle cosiddette oligarchie politico-istituzionali (da Italexit a Italia Sovrana e popolare).

Chi ci sta dentro alla “defluenza”? In Calabria un po’ tutti. Ci stanno soprattutto tutte quelle persone abbandonate da uno Stato che non ha saputo ancora risolvere la Questione Meridionale a distanza di quasi due secoli. Ci stanno gli eterni precari, ci stanno i disoccupati, i poveri, gli emarginati, ci stanno tantissimi lavoratori fuorisede che per guadagnarsi un pezzo di pane hanno lasciato figli e famiglia lontani da loro, ci stanno gli expat che ormai vivono fuori da un’Italia che non ha saputo assolvere il loro bisogno di occupazione e dignità.

Nessuno dei partiti schierati in campo è stato capace di saper ascoltare le istanze, le richieste, il malcontento di quest’altra metà del popolo italiano che non vota per scelta e non per vezzo e che fa parte a tutti gli effetti del partito della “Delusione”.

Delusione nei confronti di uno Stato più vicino all’Europa che non ai suoi territori; di uno Stato impiantato in maniera asfittica sui temi economici; di uno Stato che sembra aver perso il valore delle mille identità del popolo italiano. Uno Stato che chiede sacrifici, impone tasse (alcune anche assurde) e in cambio, quasi sempre, offre poca assistenza e pochissimi servizi.

Se la “defluenza”, quindi, è un partito non rappresentato, non riconosciuto (figuriamoci!), inascoltato (perché in democrazia vince solo chi partecipa), la “Delusione” deve pur avere una risposta. La speranza è che il nuovo governo, che nasce su una matrice più sovranista rispetto a tutti gli altri che hanno “regnato” sull’Italia dal ‘46 a oggi, e quindi potenzialmente più attenta alla sovranità del popolo e non dei sistemi (che pure ci sono e vanno tenuti in considerazione), possa finalmente drizzare le orecchie verso quella parte di popolo – ribadiamo, maggioritario – che ormai sistematicamente diserta le urne.

Perché avere un altro governo, dopo un decennio costellato di esecutivi tecnici che hanno massacrato le aspettative del popolo italiano, che badi più al calcolo ragionieristico dello Stato e poco alle vere esigenze della gente, sarebbe l’ennesima delusione che non farebbe altro che ampliare la già immensa platea della “defluenza”.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.