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Senza retorica, l'insegnamento di Aldo Moro è più vivo che mai

3 minuti di lettura

Quando fu rapito in via Fani la notizia fece esplodere l'Italia: "Hanno rapito Aldo Moro!!!! Hanno rapito Aldo Moro!!!". In un'Italia senza internet e con i programmi televisivi che iniziavano alle 16,30, non si sa come, s'era diffusa la notizia. A Bari, dove Aldo Moro era di casa, raccontano le cronache, la notizia fu accolta da un boato costituito dall'urlo di tantissimi abitanti. Boato, raccontano sempre le cronache, che si udì sin dalla periferia della città.

Chi scrive, frequentava in quei giorni il quinto anno del liceo scientifico, a Lecce, il "Cosimo De Giorgi". Un liceo, in quegli anni, come tutte le scuole superiori ed universitarie, caratterizzato da aspre lotte tra Destra e Sinistra.

Nel "De Giorgi" prevaleva la Sinistra. Una Sinistra molto radical chic, si direbbe oggi, costituita dai pupilli della Lecce bene, città notoriamente molto borghese e dunque aperta alle istanze di quella Sinistra salottiera che muoveva i primi passi.

Al "De Giorgi", era l'ora di ricreazione, l'ufficio del preside aveva la porta aperta e l'unico apparecchio televisivo dell'istituto era acceso e sintonizzato sul primo canale con Vespa che aveva iniziato la sua memorabile, mitica, maratona televisiva. La seconda della storia italiana dopo lo sbarco sulla Luna di qualche anno prima.

Un nugolo di docenti occupava quell'ufficio a sentire le notizie. Nel frattempo cantavano ed urlavano i comunisti facendo girotondi nei corridoi dell'istituto.

Erano le 11.00 di mattino del 16 marzo 1978. Moro fu ucciso il 9 maggio.

Le immagini di quel corridoio con i comunisti che urlavano di felicità sono da sempre stampate nella mima mente e non le dimenticherò mai.

Com'è successo in America qualche anno prima.

Negli Usa, tutti gli americani ancora viventi, ricordano cosa stavano facendo e dov'erano nel momento in cui fu data la notizia dell'omicidio di Kennedy. Tutti. Il Paese perse la sua verginità in quel momento.

Anche noi Italiani, quelli che c'erano, ricordiamo cosa stavamo facendo e dov'eravamo quel giorno a quell'ora, con il rapimento Moro.

Ed anche l'Italia perse la sua verginità in quel momento.

Iniziavano gli Anni di piombo.

Quella repubblica felice e ricca degli anni Sessanta, una potenza al quarto posto per ricchezza nel mondo, una nazione apprezzatissima nel consesso internazionale per l'equilibrio geopolitico nonostante la sua appartenenza alla Nato, stava diventando quella che sarebbe diventata la Repubblica delle banane di oggi.

Perché dopo Moro uccisero Craxi e vennero Mani Pulite e lo yacht Britannia. E venne l'Europa Unita.

E siamo ad oggi, con un debito pubblico oramai incalcolabile, con una classe politica stupida ed ignorante come mai nella storia, che ha consentito ad un Paese sovrano e con una sua politica estera ed economica rispettate nel mondo di diventare il servo sciocco della Ue e degli Usa.

Sullo sfondo i giorni di quell'omicidio che ha per sempre cambiato la nostra vita e la nostra storia.

Ed uno statista che voleva un'Italia strettamente cattolica indipendente dalla Russia e dall'America, sicuramente anti-comunista, sicuramente anti-americana.

Un'Italia che avrebbe dovuto passare sotto l'egida del Vaticano - Moro era un fervente cattolico ed amico personale di papa Paolo VI, che morì pochissimi mesi dopo l'omicidio dello statista democristiano - guidata da un governo eletto da un parlamento all'insegna di quella che si può definire "democrazia organica", una democrazia senza partiti come nella Spagna franchista e nella Repubblica di Salò, l'unica democrazia concepita da una Chiesa che solo da pochi anni, col Concilio Vaticano II, aveva a denti stretti accettato la democrazia moderna dello stato liberale moderno.

Una democrazia concessa dall'alto, dal Papa ai fedeli, con uno Stato privo dei partiti tradizionali dello Stato moderno.

Uno Stato, quello organico, che né gli Usa, né l'Urss potevano tollerare perché metteva in discussione sia lo stato liberale sia lo stato comunista, due facce della stessa medaglia di uno Stato privo di etica ma attaccato al lavoro ed all'economia.

Ecco perché morì Aldo Moro.

Chi ci ha guadagnato da quell'omicidio?

I rumors vogliono che entrambe le superpotenze se ne siano avvantaggiate.

Poi tutto passa.

E quanto fa male vedere la statua di Aldo Moro, a Maglie, nel Salento, il paese che lo vide crescere (perché lui nacque a Gemini, frazione di Ugento), con il quotidiano l'Unità sotto il braccio.

Oggi che i comunisti sono i filo-americani bellicisti più fedeli al mondo.

Un intricato gioco di specchi lo ha voluto morto.

Questi specchi pian piano si stanno sgretolando.

E, veramente, senza retorica, per la sua originalità politica, l'insegnamento di Aldo Moro è più vivo che mai.

Tonio De Pascali
Autore: Tonio De Pascali

è nato a Lecce dove, dopo la collaborazione con varie testate televisive regionali, ha lavorato nei quotidiani Nuovo Quotidiano di Puglia e Gazzetta del Mezzogiorno ed è stato tra i fondatori de L'Ora del Salento, il settimanale della Curia vescovile del capoluogo. Ha scritto guide turistiche di numerosi centri della Puglia. A Roma è stato componente dell'Ufficio Stampa della Regione Lazio e del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Attualmente lavora presso il mensile Il Borghese, a Roma, ed ha scritto la biografia ufficiale di Giorgio Almirante, "La mia vita con Giorgio - donna Assunta racconta" - Casa editrice Pagine. Con Filippo de Jorio ha scritto "L'albero delle mele marcie" (storia della Prima Repubblica) e "Identikit di un omicidio" (storia e misteri del rapimento Moro).. E' in preparazione un saggio sulla seconda guerra mondiale. Si interessa di politica, esoterismo, storia dei Normanni, classici latini