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«Con l’invasione dell’Ucraina "benedetta" da Kirill la Chiesa Ortodossa russa si è isolata»

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Nell'abside centrale della chiesa parrocchiale di Vaccarizzo Albanese si staglia sullo sfondo azzurro la figura luminosa di San Giovanni Crisostomo, autore della Divina Liturgia, la cui bellezza sontuosa fece convertire il principe Vladimir di Kiev. I suoi emissari riferirono dopo aver assistito alla sua celebrazione liturgica a Costantinopoli: “non sapevamo se fossimo in cielo o sulla terra”. In seguito, col battesimo della Rus, le popolazioni slave divennero cristiane abbracciando il rito bizantino. 

Il patrimonio liturgico unificante funse da stimolo nella formazione di diverse culture cristiane su base nazionale oppure etnica. Scrivo dall’Arbëria, terra degli italo-albanesi: un mondo di luce che tremola appena, come la lacrima flebile d’una candela, che vive della propria lingua, rito e tradizione spirituale, memoria e gloria. Il futuro si avvicina  troppo velocemente, troppo affezionato alle strade principali, al ”mainstream” e ai cammini ardui dell’emancipazione; eppure qui si prova a rimanere sintonizzati sulle lunghezze d’onda della propria storia. Fedeli alla "tradizione orientale" ma nel contempo pienamente inseriti nella Chiesa Cattolica. Quando dico oggi "tradizione orientale" o "tradizione occidentale" avverto il limite di questi termini che indicano valenze puramente geografiche. Infatti la mia comunità di tradizione orientale si trova in Occidente così come troviamo ovunque in Oriente, chiese che seguono la tradizione rituale romana.

Ma le cose si complicano ulteriormente se prendiamo in esame i nodi dogmatici e le divisioni del Cristianesimo in Confessioni. Ecco che si parla allora di Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa. La Chiesa Cattolica ha una struttura semplice e piramidale. Nella punta eminente della piramide troviamo il Papa come garante ultimo dell'unità dottrinale e concreta. La Chiesa Ortodossa invece è formata - se vogliamo continuare con un esempio geometrico - da un cerchio in cui tutti i responsabili delle Chiese locali hanno un alto grado di autonomia, chiamato autocefalia. Sebbene il patriarca ecumenico di Costantinopoli - che fu anche il leader della minoranza greca nell'impero ottomano - sia rimasto primus inter pares tra le alte gerarchie ortodosse, Mosca è la capitale della più grande Chiesa Ortodossa autocefala.

Sullo scandalo di queste divisioni fra cristiani  Congar annotava nel suo libro Chrétiens désunis: "noi abbiamo lo stesso Dio ma siamo davanti a Lui degli uomini differenti e non possiamo convenire sulla natura dei nostri rapporti con lui".

Come cristiani di diverse espressioni non dovremmo essere mai contro gli altri, ma accanto agli altri e di fronte alla Verità; questo è il senso del movimento ecumenico, il tentare di dialogare e avvicinarsi gli uni agli in altri.

Contro questo alto e nobile proposito la recente guerra russa fa della realtà la parente povera di cui spesso ci vergogniamo. Con l’invasione dell’Ucraina sfortunatamente "benedetta" da Kirill l’intera Chiesa Ortodossa russa è stata messa in cattiva luce e di fatto si è isolata.

Già nei primi giorni dell'"operazione speciale", una dopo l'altra, le diocesi ucraine appartenenti al Patriarcato di Mosca hanno cominciato a smettere di citare Kirill nelle celebrazioni, dato che, a loro avviso, condivide la responsabilità di quanto sta accadendo.  Nella tradizione ortodossa, il rifiuto di menzionare il Primate significa praticamente un allontanamento dalla sua giurisdizione. La sua autorità nell'Ortodossia mondiale è andata perduta.  La comunione con Kirill viene ora percepita ovunque come “complicità".

Così ciò che essi chiamano il Mondo Russo “Русский Мир” (Russkiy mir) ha cambiato anche l’Ortodossia stessa, e per colpa sua le preoccupazioni affluiscono altrove da mille sorgenti aperte sicché dalle profondità dei nostri cuori zampillano neri crucci e angosce per un domani paurosamente incerto. Ma perfino l'esperienza del male può diventare rivelazione di un altro mondo, sconosciuto e infernale. Per discendere agli inferi di una guerra assurda bisogna tenere presente l'ingiunzione che il Cristo stesso avrebbe indirizzato al monaco ortodosso, Silvano del Monte Athos: “tieni il tuo spirito nell’inferno ma non disperare”.

Per capire il senso di quel disgustoso spettacolo che fu la benedizione patriarcale russa alla guerra in Ucraina bisogna andare alle radici. Fu il patriarca Fozio di Costantinopoli uno dei teorici del concetto di sinfonia bizantina. Paragonava egli infatti il potere statale al corpo e la Chiesa all’anima: un’unità indissolubile.

Questo fu l'atteggiamento della Chiesa  bizantina del primo millennio: l'Ortodossia è la retta fede universale, la verità incarnata in Cristo di cui la chiesa è il corpo mistico. E i servitori di Dio riconoscevano e legittimavano il potere politico solo se esso obbediva ai comandamenti evangelici. Innumerevoli furono le figure dei Santi Padri,  tra cui il già menzionato Giovanni Crisostomo, Patriarca di Costantinopoli, oltre a monaci, laici o pensatori che contestarono abusi del potere imperiale arrivando a subire persecuzioni, dalla deposizione all’esilio.

Nella falsa sinfonia del Mondo Russo in pratica si realizza una identificazione tra Chiesa e Nazione: i sudditi dichiarano la loro fedeltà al potere statale in quanto questo si pone per sua natura come protettore della vera fede; in altre parole il Sacerdotium viene subordinato allImperium e in questo modo si giustifica linterferenza dello Stato nella vita della Chiesa. Si arriva alla grave eresia del fyletismo, il nazionalismo religioso, condannato come eresia dagli stessi ortodossi.

Paradossalmente la guerra di Putin ha unito non solo l'Europa e il mondo intero, ma ha unito anche le Chiese di ogni confessione nella ferma condanna dell’invasione e dei crimini commessi; un vero ecumenismo della pace.

Il mondo moderno, nel suo pragmatismo, tende a negare o a deridere i valori autentici e l’idealismo come modo di essere, eppure non c'è giorno o situazione umana in cui non vediamo i nostri simili prodursi in atti di altruismo e di oblio di sè.  È il volto luminoso, il lato liscio del "legno storto dell'umanità" di cui parlava Kant.  Questa parte liscia esiste davvero nella vita di tutti i giorni, nelle piccole e nelle grandi cose, ma soprattutto nei momenti cruciali per l'umanità, come il momento presente.

La vediamo nell’eroismo degli ucraini che difendono a caro prezzo la loro patria; la vediamo nei leader occidentali compatti ma anche preoccupati dalla minaccia nucleare; la vediamo negli sforzi di Papa Francesco: la consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria; i tentativi di dialogo anche con il Patriarca Kirill; la vediamo nella carità dell’operato del braccio destro del Pontefice, l’elemosiniere Cardinal Krajewski;  la vediamo nella figura del coraggioso Arcivescovo Maggiore della Chiesa cattolica di rito bizantino Sua Beatitudine Ševčuk che è rimasto nella sua sede di Kiev e offre conforto a quanti a lui accorrono; nell’operato del nunzio apostolico in Ucraina Mons. Kulbokas - l’unico ambasciatore rimasto nella capitale; nelle parole del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, che non ha esitato a condannare questa guerra infame; la vediamo non per ultimo, in quanti nel mondo offrono il loro sostegno e aiuto al popolo ucraino rimasto a combattere e in coloro che danno accoglienza ai profughi, donne e bambini in fuga dalla guerra.

La scienza ci ha insegnato che il battito d'ali di una farfalla può provocare una tempesta dall'altra parte del mondo. Nelle prime tre domeniche di quaresima nelle parrocchie di rito greco bizantino, su indicazione del vescovo eparchiale S.E. Mons. Donato, si è svolta una corale preghiera per la pace e contestualmente una colletta a sostegno della popolazione ucraina. Mediante azioni buone ognuno di noi può contribuire a generare grandi cambiamenti. Al livello comunale, nella nostra comunità di Vaccarizzo Albanese, grazie all’interessamento del Sindaco Pomillo, è stato approntato un piano d’accoglienza per ucraini arrivati in Italia.

Se vogliamo essere persone di qualità, dobbiamo prendere come modello Cristo, icona meravigliosa e perfetta di tutto ciò che significa l’uomo nella sua espressione piena ed integra.  Non c'è lacerazione interiore o divisione in Lui.  Non c'è il minimo accenno di odio o vendetta.  Niente di superficiale.  Nulla di falso. In Lui non c'è distanza tra la parola e l’azione. Lui è la Pace. La pace di chi vince il male con il bene (cf. Rm 12,21).

 

Elia Hagi
Autore: Elia Hagi

Studia a Roma filosofia e teologia e comunicazioni sociali e oggi svolge a Vaccarizzo Albanese il suo ministero sacerdotale. Diventato sommelier, segue con passione la rinascita del vino calabrese con un particolare interesse rivolto ai vini identitari Arbëreshë.