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“Fratelli tutti”. Oggi ancora di più!

3 minuti di lettura

Il 3 ottobre 2020, in occasione della festa di San Francesco, il Pontefice ha pubblicato l’Enciclica Fratelli tutti. Il documento è in continuità con la lettera sulla fratellanza firmata a Abu Dhabi con il Gran Imam Ahmad Al-Tayyeb il 4 febbraio 2019 e offre una serie di riflessioni sul mondo contemporaneo. Lo scopo è invitare alla riflessione il lettore e sollecitarlo a interrogarsi e a prendere posizione di fronte alle sfide urgenti del nostro tempo per affrontare quella che lui chiama la “Terza guerra mondiale in frammenti”.

La prima sfida è la politica, ormai priva di visioni a lungo termine e incapace di tracciare percorsi di crescita. Una politica che non è in grado di costruire il futuro è divenuta mercato per negoziare piccoli vantaggi a breve termine per quanti sanno approfittarne. La seconda è la cultura dello scarto, che ha trasformato la capacità produttiva ed economia nel criterio di riferimento per giudicare gli altri. Coloro che non sono in grado di partecipare in modo vincente ai processi produttivi sono interpretati come un peso di cui bisogna sbarazzarsi o che si debba continuare a sfruttare. La terza sfida riguarda i diritti umani. In essa emergono le forti contraddizioni tra i grandi ideali dichiarati e la realtà quotidiana, in cui permangono discriminazioni per ceto, razza, religione, genere. La dignità umana che a parole viene riconosciuta a ogni vita umana, perde di valore là dove entrano in gioco interessi economici e strumentalizzazioni politiche e sociali. La quarta sfida sono le migrazioni. Da sempre l’umanità conosce spostamenti di popoli che per motivi legati alla fame e alle guerre si spostano alla ricerca di condizioni di vita migliori. Esse potrebbero essere un’occasione importante per promuovere l’integrazione, la protezione, lo sviluppo umano integrale, mentre sono più spesso occasione per discriminare, costruire muri, svalutare quanti sono già in condizione di sofferenza. Infine, la sfida della comunicazione.

Se, ad uno sguardo superficiale, il mondo è iper-connesso e dominato da mezzi di comunicazione sempre più veloci e sempre più potenti, di fatto, essi non hanno migliorato la qualità delle relazioni sociali. A volte, sembra quasi che ci si accontenti di comunicazioni veloci e superficiali mentre si dedica meno tempo alla costruzione di relazioni significative e profonde.

In queste settimane, il conflitto in atto nel territorio Ucraino ha fatto emergere con maggiore chiarezza l’importanza di queste sfide, caso mai ce ne fosse bisogno. A maggior ragione, leggere Fratelli tutti può aiutarci a indirizzare il nostro sguardo.

Lo stile colloquiale dell’Enciclica non indulge alla superficialità. Piuttosto, con parole semplici Papa Francesco vuole raggiungere quante più persone possibili. Non solo i credenti, ma tutti coloro che sappiano riconoscere l’importanza delle sfide del nostro tempo. Lo scopo non è fare proseliti e neanche offrire una dottrina. Coerentemente con la sua spiritualità gesuitica, Papa Francesco ci invita a prendere posizione, perché i grandi problemi nascono sempre da piccole cose e si alimentano della noncuranza, del senso di impotenza, della pigrizia, o della mancanza di una vera consapevolezza di quel che accade, privando l’individuo della propria capacità di azione e dell’assunzione di responsabilità. Al contrario, per il Pontefice il cambiamento vero e profondo può iniziare solo nella vita di ciascuno, domandandosi cosa posso fare nelle piccole cose di ogni giorno, interrogandosi sul criterio di giudizio per le mie scelte, imparando a riconoscere quali sono i miei valori - non quelli che sostengo di possedere, ma quelli che realmente pratico nelle mie azioni.

Ci accorgeremo, allora, che il vero ostacolo non sono la politica, i diritti etc., ma il rifiuto di assumerne la responsabilità e, quindi, la necessità di un cambio di paradigma. Nel momento in cui un fatto o uno strumento si trasforma in ostacolo e non in opportunità, significa che è venuto meno quel senso di cura che fa dell’altro un fine e non un mezzo. Trasformando laltro in oggetto, sviliamo la nostra umanità e la nostra capacità di essere attori dello spazio pubblico. Rinunciare alla logica strumentale significa riconoscere che il progetto comune ci realizza di più e meglio rispetto a qualsiasi progetto individuale. La questione, allora, non è soltanto cosa posso fare io?” ma cosa possiamo fare insieme?” La risposta proviene dalla qualità delle relazioni che instauriamo, dalla capacità di abitare e promuovere dinamiche di riconoscimento reciproco, che non sono prive di ostacoli ma aprono alla speranza.

Con questo spirito possiamo leggere Fratelli tutti anche oggi, durante il conflitto in Ucraina. Il riconoscerci fratelli non può limitarsi, infatti, alla prossimità geografica e culturale e neanche alla sola convenienza economica e politica. L’esempio che il Papa ci offre in queste settimane è farsi fratello sia degli ucraini sia dei russi, cioè provare a guardare l’umanità con gli occhi di Dio senza sostituirci al suo giudizio. Il suo sguardo è già rivolto alla riconciliazione. Le figure che lo hanno ispirato in questo percorso ( il Grand Imam, M. L. King, D. Tutu, Gandhi, C. de Foucauld ..) seppure molto diverse tra loro, sono accomunate dall’amore per lumanità e dalla consapevolezza che ciò che lede la dignità di uno, offende quella di tutti. Per realizzare la fratellanza non occorre essere dei, supereroi, santi, ma semplicemente saper accogliere lumano che è in noi e in ciascun altro.


Il Corsivo è curato dalla reggenza dell'Eco dello Jonio con la preziosa collaborazione della prof.ssa Alessandra Mazzei che ogni settimana offre agli utenti la lettura in forma esclusiva di contributi autentici, attuali e originali firmati da personalità del mondo della cultura, della politica e della società civile di fama nazionale e internazionale

Debora Tonelli
Autore: Debora Tonelli

è rappresentante della Georgetown University a Roma e ricercatrice stabile presso il Centro per le Scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler (Trento). Filosofa e teologa, le sue ricerche vertono sulle dinamiche tra religione e violenza