Strage ferroviaria al casello di Fossa/Fabbrica, dopo 13 anni tutti assolti: «Il fatto non sussiste»
Il Tribunale di Castrovillari assolve con formula piena tutti gli imputati per il disastro ferroviario del 24 novembre 2012, in cui morirono sei operai rumeni. Restano il dolore delle famiglie e le domande senza risposta di una tragedia mai chiusa
CORIGLIANO-ROSSANO - Tredici anni. Tredici anni esatti per arrivare a una verità che, per le famiglie delle vittime, suona come una ferita che non si rimarginerà mai: per quella strage non c’è un colpevole. Sei operai rumeni morirono nel tardo pomeriggio del 24 novembre 2012 al passaggio a livello privato di Fossa/Fabbrica, tra Casello Toscano e Casello Foresta, quando il Fiat Doblò sul quale viaggiavano venne travolto da un treno regionale. Oggi, a distanza di tutto questo tempo, la giustizia dice che il fatto non sussiste. Ma il dolore – quello sì – è più vivo che mai.
Il Tribunale di Castrovillari ha assolto con formula piena tutti gli imputati rinviati a giudizio per disastro ferroviario, quasi in coincidenza con il tredicesimo anniversario di quella tragedia dimenticata, come a chiudere un cerchio che assolve tutti e non individua un colpevole.
L’inchiesta si fondava sulle conclusioni delle consulenze tecniche della Procura, che aveva individuato nelle condotte degli imputati presunte responsabilità nella gestione e nella sicurezza del varco.
Alla sbarra erano finiti Giuseppe Murrone (difeso dall’Avv. Rocco Berardi, unico non appartenente a RFI), Antonio Prantera (Avv. Francesco Cicciù), Felice Lo Presti (Avv. Giuseppe Lo Presti), Francesco Fortunato (Avv. Leonardo Calarota), Francesco Nicola Teofilo (Avv.ti Giuseppe Panuccio e Pasquale Vaccaro), Silvestro Giuseppe Bressi e Antonio Demasi (Avv. Pasquale Simari), Francesco Doria Fragomeni e Antonino Giuseppe Mattia Ficara (Avv. Giuseppe Alamia), Giuseppe Cataldo (Avv. Girolamo Sarnelli), Giuseppe Martorana e Angela Zema (Avv. Marta Carniel), Teodoro Bonadio (Avv. Aldo Ferraro), Francesco Vona (Avv. Vincenzo Galeota).
Durante il dibattimento è stato il contributo tecnico dell’ingegnere Antonio Consalvi, consulente delle difese, a ribaltare il quadro iniziale, dimostrando l’assoluta regolarità del passaggio a livello, la piena conformità degli adempimenti posti in essere da RFI e soprattutto l’assenza di qualsiasi nesso causale tra le eventuali condotte degli imputati e il tragico impatto.
Il Tribunale ha quindi escluso ogni responsabilità penale: nessuna colpa, nessuna omissione, nessun legame con l’incidente. Una verità giudiziaria che chiude il processo, ma non le domande. Perché sei vite svanite in pochi secondi su un binario della Sibaritide restano un buco nero che nessuna sentenza potrà colmare.
Le motivazioni saranno depositate entro trenta giorni.
È utile ricordare che, subito dopo l’incidente, RFI avviò una revisione radicale delle concessioni dei passaggi a livello privati, innalzando gli standard di sicurezza e introducendo nuovi accorgimenti tecnici per evitare che la mancata osservanza delle prescrizioni potesse aprire la strada ad altre tragedie. Un intervento arrivato solo dopo, quando per quei sei lavoratori non c’era più nulla da fare.