Sentenza strage ferroviaria, Stasi: «Dopo 13 anni zero sicurezza, mentre gli investimenti vengono dirottati»
Dopo la sentenza che ha assolto tutti per la strage ferroviaria di tredici anni fa, il sindaco invita a una riflessione profonda. Nessun colpevole in tribunale, ma restano responsabilità morali e domande sui mancati investimenti sulla rete jonica
CORIGLIANO-ROSSANO - Oggi la giustizia ha messo un punto sui tragici fatti di 13 anni fa, ma non certo una fine. Il Tribunale di Castrovillari ha assolto con formula piena tutti gli imputati rinviati a giudizio per disastro ferroviario, chiudendo un processo che in più momenti è apparso fragile, complesso, controverso. Una sentenza che arriva quasi in coincidenza con il tredicesimo anniversario della strage, e che per le famiglie delle vittime suona come una ferita aperta. Per quella tragedia, infatti, non esiste un colpevole
All’indomani della sentenza, il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, ha commentato la decisione della magistratura e lanciando un appello forte di responsabilità politica e morale.
«Per la strage ferroviaria che avvenne sul nostro territorio 13 anni fa non ci sono colpevoli. In questi casi si dice che le sentenze si rispettano e basta, ma di fronte a sei vite spezzate una riflessione è necessaria», afferma Stasi.
Il primo cittadino esprime sollievo per gli assolti – «non credo che la giustizia si persegua cercando un colpevole per lavarsi la coscienza» – ma rilancia una domanda fondamentale: se non esistono colpe giudiziarie, esistono forse colpe morali? E soprattutto: abbiamo imparato qualcosa da quella tragedia?
Il sindaco punta il dito contro l’assenza di investimenti concreti, proprio in un territorio che della ferrovia ha un bisogno vitale: «A che punto è l’elettrificazione e il potenziamento della rete ferroviaria jonica? È un’opera semplice nel 2025, basterebbe la volontà di investirci. Siamo a zero, e ogni volta che si annuncia la posa di un palo si stende un velo pietoso».
L’elettrificazione della tratta jonica è infatti uno degli interventi più discussi e rimandati degli ultimi decenni, nonostante il suo impatto diretto sia sulla qualità dei trasporti ma anche sulla sicurezza.
Stasi denuncia poi un altro ritardo, quello relativo agli attraversamenti e alla chiusura dei passaggi a livello sul territorio comunale. «Anche qui siamo a zero – afferma – probabilmente fra qualche anno verrà realizzato solo quello di Thurio, perché qualche anno fa c’è stato un altro incidente, altrettanto drammatico».
Un’ammissione amara, che mette in evidenza quanto il territorio sia ancora esposto a rischi che altrove sono stati da tempo superati. «La verità – ha aggiunto Stasi - è che le risorse non sono state messe e sono state spostate altrove perché, evidentemente, altrove sono le priorità per i vertici delle ferrovie, per i vertici dello Stato. Questo intendo quando dico che dovremmo individuare dei colpevoli di carattere morale e dobbiamo imparare a riconoscerli».
Resta però la responsabilità di chi oggi amministra, progetta, investe – o non investe – sulla sicurezza della Sibaritide. Perché sei vite perdute non possono restare un buco nero nella memoria collettiva, e perché la vera domanda non è più chi ha sbagliato tredici anni fa, ma chi ha il dovere di evitare che accada ancora.