L’orizzonte in un display: la sconfitta della modernità
Quando il click soppianta l’azione e rinunciamo alla curiosità esplorativa e alla spinta spirituale verso l’ignoto, si abbassa lo sguardo ad ogni forma di bellezza
Due adolescenti seduti di fronte a un sole rosso, enorme che tramonta meravigliosamente sul Mar Ionio. Indifferenti a tanta bellezza, guardano silenziosamentei loro cellulari praticando, a loro insaputa, uno spostamento di orizzonte che riguarda l’intera civiltà.
Un piccolo display posto a quindici centimetri dal nostro naso rimpiazza la linea “apparente” che, separando la terra o il mare dal cielo, ha costituito per secoli il punto massimo al quale poteva spingersi l’occhio umano. L’orizzonte da sempre è sinonimo di curiosità intellettuale, spinta spirituale, prospettiva estrema, curiosità esplorativa, motore di cambiamenti, sfida scientifica, tecnica e morale. Non partecipare più a questa sfida è la sconfitta della modernità. Sostituendo l’orizzonte con un cellulare e rinunciando alla bellezza di un tramonto, noi e i nostri figli, abbassiamo lo sguardo anche di fronte ad altri tipi di bellezza: reale, metaforica e simbolica. La rinuncia dell’orizzonte fa funzionare gli occhi in modo diverso, l’oggetto nelle nostre mani ci costringe a mettere a fuoco ciò che ci sta vicino rinunciando ai grandi spazi. A forza di guardare tutto in questo modo non si mette più a fuoco ciò che sta lontano e cioè, nella realtà e nella metafora, ciò che non conosciamo. La miopia sfuoca l’orizzonte, meglio guardare ciò che ci sta vicino e che è già stato controllato, revisionato e impacchettato da altri. Nessun nuovo orizzonte per la massa. I tramonti si guarderanno sul display del cellulare evitando quell’inutile e faticoso gesto di sollevare lo sguardo di qualche centimetro. Basta togliere a tutti l’orizzonte per determinare una certa mentalità politica o un modo di pensare conformista, è così che si circoscrive la creatività dei giovani o si plasmano i gusti e i bisogni dei consumatori.
Una volta l’orizzonte si spostava costringendo anche noi a spostarci in avanti e a progredire. Il display nelle nostre mani ci fa essere stanziali permettendoci di vedere tutto senza spostarci, ci intrattiene e ci trattiene, ci fa passare il tempo e perdere tempo, ci informa e disinforma.
Noi deleghiamo esperienza e cultura, nostre e dei nostri figli, alla comodità digitale, e lo stesso facciamo per tutte le altre esigenze umane: bellezza, sport, informazione, cibo, sesso, politica. L’orizzonte del click ha soppiantato l’azione e non siamo più disposti ormai a ritornare alla cara vecchia linea immaginaria tra cielo e terra. I nostri figli sono messi peggio di noi perchè non l’hanno mai conosciuta o non ci hanno fatto caso. L’iperfunzionalità digitale illude tutti, ci sembra di non avere limiti e ci dimentichiamo che l’orizzonte non è solo davanti a noi ma anche alle nostre spalle, anzi, soprattutto dietro, in direzione di quel passato che ci ha fatto diventare ciò che siamo ora. Solo capendo quello si potrà capire l’oggi perché l’ignoto è un concetto che ha a che fare con l’infinito futuro e con l’infinito passato che sarebbe decisamente più accessibile, basterebbe volerlo.
L’orizzonte è una linea mobile e dinamica, cambia con il moto di chi la osserva ma, proprio per questo, prevede il movimento. Il display prevede un collegamento, un altro tipo di linea, che permane solo restando fermi, evitando di perdere il campo. Tutto ciò che vediamo acquisisce senso solo quando possiamo collocarlo sul minuscolo spazio del display. Un’immagine fissa o in movimento garantisce a noi e agli altri la sua esistenza ma, se dovessimo descriverla, faremmo un’enorme fatica perché ci manca la capacità di astrazione, la volontà di ricordarla e lo spazio nella memoria, spazio che, invece, è decisamente superiore sui nostri dispositivi.
Se si sapesse cosa cercare di utile, il mondo digitale sarebbe anch’esso un orizzonte da esplorare e, per certi versi, persino uno strumento rivoluzionario. Lo dimostra il sospetto e l’ostilità con i quali è visto dai regimi autoritari. Nel nostro mondo occidentale, sazio e capriccioso è spesso solo un evidenziatore di pigrizia, di adattamento e superficialità. La visione acritica del mondo ci fa rinunciare all’avventura, alla scoperta, al pensiero e all’esperienza.
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