«Alla rettitudine non ci sono opzioni»
Tra amore, politica e coerenza, da Dante -archetipo di ogni tempo- una lezione di vita per i nostri giorni. In vista del Dantedì, un tributo di gratitudine al grande maestro
Prima o poi avrei voluto farlo. E lo faccio adesso. Adesso voglio onorare di un tributo Dante che ho incontrato al liceo, ma che ho conosciuto grazie a letture approfondite, per caso, mentre ero anch’io nella selva oscura. Prima che dalle opere, è dall’uomo che ho imparato la prima lezione di vita e la più importante.
Lui si innamora di una donna, e scrive dell’innamoramento come di “Vita Nova”, si innamora della parola e scrive il “De Vulgari Eloquentia”, si innamora della politica e bacchetta coloro che ne fanno scempio e ripristina gli ambiti di competenza fra Stato e Chiesa e scrive il “De Monarchia”, lui vuole far parte del governo cittadino a Firenze e si iscrive alla corporazione dei Medici e degli Speziali.
Non si risparmia, ma è scomodo in quel clima rovente di contesa e viene escluso dalla vita politica fiorentina, accusato di peculato. In un clima di scontri intestini fra guelfi e ghibellini, e fra i guelfi le fazioni dei bianchi e dei neri: correnti di pensiero capaci di minare la stabilità del governo cittadino, una lotta senza quartiere per la supremazia che perfeziona uno spaccato simile alla storia contemporanea, dove solo l’integrità di un uomo come Dante Alighieri, nel pieno della corruzione, poteva, attraverso la ingiusta dolorosa esperienza, concepire il capolavoro che non ha pari nella letteratura mondiale. L’uomo onesto schiacciato dal potere che traccia il sentiero di una commedia divina, in cui tutta l’umanità rintraccia l’indizio di quanti vivono, esclusi, nella verità.
Lo accusano di peculato, lo esiliano e poi lo invitano a tornare a Firenze reo confesso. Dante non cede, è ferito e scrive il “Convivio”, come sa di sale lo pane altrui, e quanto è duro lo scendere e il salir per le altrui scale. Invita i suoi ospiti ad un banchetto dove serve ai commensali letteratura e poesia. Non tornerà mai a Firenze, continuerà a peregrinare ospite da questo e da quello, e in questo doloroso nomadismo avrà modo di maturare il senso della commedia divina di un uomo che, attraverso l’inferno di un quotidiano scabroso, attraverserà il purgatorio per giungere in Paradiso, cosi tracciando il destino degli uomini in un capolavoro universale ed eterno.
Un viaggio in cui la sola compagna è la Conoscenza e perciò lo accompagna Virgilio: l’uomo più colto a quel tempo. Ma per accedere al Paradiso ha bisogno dell’Amore perciò lo accompagna Beatrice. Una volta al cospetto dell’Eterno, superati i cori di Cherubini e Serafini è S. Bernardo in contemplazione perpetua. Dante è l’uomo onesto assediato da impostori. E’ archetipo di ogni tempo, capace di sabotare le avversità con il sublime.
Ci salva tutti, ci solleva, replica alle nefandezze con rigore, è un uomo integro.
Tributare onore al Vate, è atto dovuto. Quest’uomo sempre contemporaneo ci ricorda che alla rettitudine non ci sono opzioni, costi quel che costi. La sua vita scandita da coerenza non si è mai piegata, è esempio fulgido che acceca, e a dispetto di facili scorciatoie si erge a figura emblematica che non si sottrae alle più penose umiliazioni, che fa della propria morale un vessillo e delle proprie scelte un testamento a futura memoria. Resta Firenze macchiata dalla scelta deliberata di Dante di non voler tornare neanche da morto. E’sepolto a Ravenna.
E Ravenna vanta l’ulteriore gioiello insieme al Mausoleo di Galla Placidia.
Consapevole di non essere bastevole ad un tributo che immagino potente quale è stata sua vita e la sua opera, convoco August Rodin e la sua monumentale Porta dell’Inferno. In quest’opera scultorea troneggia “Il Pensatore” Dante. A guardarlo ti sembra di sentire il frastuono degli ingranaggi nella sua mente che si scervella per conciliare l’inconciliabile. Metto a fuoco “Il Bacio”: Paolo e Francesca annullati nel loro stesso bacio vincono l’inferno, e unitamente ad Ulisse, punito per la sua sete di conoscenza, conquistano la redenzione perché la salvezza passa dalle orde dell’Inferno. A Dante Alighieri, alla Sua Somma poesia, grata.
Ritratto di Dante, Salvador Dalì.
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