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«La sfida educativa? Formare giovani capaci di generare il cambiamento»

3 minuti di lettura

Ringrazio la redazione de "L’Eco dello Jonio" per avermi sollecitato a fornire un contributo per la sua rubrica “Il Corsivo”; intervento che ho scelto di focalizzare sulle nuove frontiere dell'Istruzione e della Formazione delle giovani generazioni.

Il tema è straordinariamente attuale; ma è pure articolato e complesso. Per cui mi scuserete, dovendo stare nei limiti fissati dalla redazione, se procederò per punti.

Il tempo che viviamo

1. Un tempo di difficoltà economiche straordinarie; a cui si è aggiunta la pandemia da Covid 19. Inoltre, se l'attuale condizione in cui si trova l'intera Unione Europea arranca rispetto alle grandi potenze quali gli USA o la Cina, deve esserci presente che l'Italia è l'unica fra i grandi paesi europei che vede sommare le ferite della crisi mondiale del 2007/8, con quella provocata dalla pandemia di oggi. La drammaticità degli effetti, dalla povertà alla mancanza di lavoro, è davanti a noi. Tutti i giorni.

Ora siamo ad un punto di non ritorno. O invertiamo il corso delle cose o tutti nodi, da decenni irrisolti, verranno al pettine.

Sta a noi trasformare queste difficoltà in una irripetibile opportunità. 

2. Siamo dentro un cambiamento d'epoca, dove il movimento delle persone, dei capitali e delle merci ci impone la Cultura delle relazioni, della convivenza, del pluriliguismo...

Siamo dentro la società della conoscenza, dentro una nuova rivoluzione tecnologica che ci hanno immesso in nuovi scenari: quali quello del digitale, della comunicazione, della velocità delle decisioni.

Per essere pari alla sfida che ci attende sono richieste un nuovo habitat mentale e nuove competenze. 

È evidente quindi che l'intero "sistema scolastico", da quello primario, a quello secondario fino all'Università, deve essere in prima linea, per offrire ai giovani e all'intero Paese una nuova opportunità.

3. Dopo decenni di politiche improntate "all'Austerity", finalmente l'UE ha imboccato la strada della solidarietà e della crescita. Con il Next Generation Eu, l'Europa ha destinato al nostro Paese oltre 210 miliardi di euro. Se a questi aggiungiamo i flussi ordinari, nei prossimi  5 anni il Governo italiano potrà disporre di oltre 300 miliardi di euro: una enormità.

La responsabilità etica che la Politica ed i suoi interpreti hanno verso gli italiani e, soprattutto, verso le giovani generazioni richiede politiche organiche di medio-lungo tempo, tutte orientate a creare un circuito virtuoso di crescita che dia opportunità di lavoro ai giovani e alle donne,  che renda il nostro Debito Pubblico sostenibile,  e che mantenga l'Italia dentro il novero dei Paesi più evoluti.

E dentro questo schema le priorità su cui investire non potranno che essere la Salute, il Lavoro, la Scuola e l'Ambiente.

La direzione di marcia

Se questo è il contesto in cui ci troviamo, la prima consapevolezza a cui dobbiamo sentirci vincolati è che L'ISTRUZIONE E LA FORMAZIONE vanno considerate -senza tentennamenti!- come il mezzo più potente di resilienza e il più efficace strumento di contrasto alla crisi.

Il Sistema Scolastico nel suo insieme (ma principalmente i docenti,  perché non esiste una scuola migliore della qualità dei suoi insegnanti!) e la Sfida Educativa che ci attende adempieranno ai loro doveri solo: 

- se sapranno stare un passo avanti e se crederanno alla loro funzione "maieutica" e quindi capaci di essere in grado di far emergere le "attitudini" degli studenti;

- se saranno disposti al cambiamento e aperti alla innovazione; consapevoli che questa è una Cultura non solo da assimilare ma soprattutto da praticare tutti i giorni e in tutte le discipline;

- se pur nella distinzione dei ruoli, docenti, genitori e studenti sapranno passare da una cultura rivendicativa dei diritti e delle proprie soggettività ad una cultura della partecipazione e della condivisione comunitaria, nell'esercizio responsabile dei doveri e nella pratica virtuosa della libertà e della democrazia.

I giovani, tutti, maschi e femmine, dal canto loro devono convincersi che rispetto allo spettro delle due società -quella di coloro che corrono e quella di coloro che, per le ragioni più disparate, stanno indietro- non c'è alternativa all'imperativo di studiare, studiare e studiare.

La società della Conoscenza non si accontenta di saperi generici. Richiede saperi e competenze specialistiche! Ma in pari tempo, giovani e donne aperti alle relazioni umane ed esperienziali, e, non per ultimo, reattivi rispetto ai cambiamenti. Ecco perché l'insegnamento da remoto (Dad) deve ritenersi solo una parentesi transitoria. Ancora una volta senza tentennamenti.

In un contesto evoluto come quello che ci è dato di vivere in Italia, in Europa come nel resto del Mondo, dove si sono imposti i nuovi saperi, le nuove tecnologie e nuovi scenari, ai lavoratori e alle lavoratrici spesso è richiesto di cambiare più volte, nell'arco della loro vita lavorativa, la loro professione. 

Compito della Scuola e dell'Università, allora,  è quello di educare e formare giovani capaci di fare ricerca, di essere aperti e  innovativi, di essere preparati e quindi nella condizione di promuovere i cambiamenti. E così metterli nella condizione di essere autentici protagonisti del loro futuro.

Trento, 13 Febbraio 2021

 

 

 

Ivo Tarolli
Autore: Ivo Tarolli

Ivo Tarolli è stato prima Consigliere Regionale del Trentino-Alto Adige e dal 1996 al 2006 Senatore della Repubblica. Ha ricoperto vari ruoli di responsabilità. Meritevoli di citazione, su sua iniziativa, dopo 50 anni di dibattiti, l’approvazione della legge sulla Parità Scolastica; la nuova impostazione adottata dal Governo sul tema della Cooperazione Internazionale; il decisivo impegno per impedire lo spezzatino della grande Fiat. Dal 2015 è in prima linea nell'impegno a favorire il superamento della diaspora dei cristianamente ispirati e la discesa in campo di un Partito Nuovo aperto a credenti e non. Attualmente è Presidente Università Popolare Trentina-Scuola delle Professioni per il Terziario.