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«Per essere efficace, una vaccinazione contro virus così contagiosi e virulenti deve essere obbligatoria»

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La pandemia causata dall’estrema diffusione e contagiosità del coronavirus mi spinge a richiamare alcuni cenni storici, ed esporre alcuni dati, evitando quelli troppo tecnici (che non potrebbero essere appieno compresi dai lettori – spero molti – non “addetti ai lavori”), data la lunga personale esperienza di operatore della Sanità.

Premetto due considerazioni, la prima è più banale, e non poggia su basi scientifiche certe, ma deriva dalle statistiche – numero di contagi nel corso delle stagioni - che ci inducono a ritenere che questo maledetto virus, capace di rinnovarsi mutando più volte, poiché “soffre” il caldo, perderà un po’ della sua virulenza e contagiosità: potrebbe quindi essere fondata la speranza che nella prossima estate l’attuale seconda “ondata” volgerà al termine, e che non sarà seguita da una terza.

La seconda considerazione poggia su basi storiche, ed è quindi più attendibile: le epidemie e le pandemie non durano in eterno ma cessano dopo tempi variabili da caso a caso (certo dipendenti anche dalle armi della Medicina disponibili). Cito ad esempio la pandemia causata da un virus influenzale, detta “Spagnola”, catastrofica (500 milioni di contagiati, 50 milioni di morti, indice di letalità del 10 %), dilagata in tutto il mondo nel 1920, quasi esattamente un secolo fa: è durata 2 anni, ed è cessata spontaneamente (forse per immunità di “gregge” naturale – cioè non dovuta a vaccini all’epoca non disponibili ).

Certo non sono queste considerazioni le sole, né le più importanti che ci consentono di esprimere un cauto –molto cauto!- ottimismo.

Da allora la Medicina è enormemente progredita, mettendo a nostra disposizione efficacissimi mezzi di prevenzione e di terapia, e migliori conoscenze circa gli agenti patogeni e le misure per combatterli ed eliminarli: farmaci attivi anche se non risolutivi – utili soprattutto nei contagiati con patologie concomitanti-, dispositivi di protezione individuale (DPI, in pratica le mascherine), e inoltre i provvedimenti (non sempre convincenti come dirò in seguito) restrittivi adottati dalle Autorità proprio in base a dette conoscenze (si spiega così l’indice di letalità – media mondiale- tre volte inferiore a quello sopracitato per la “Spagnola”, non per la minore “cattiveria” del Covid 19 ).

Fondamentale inoltre il ruolo di specifici vaccini, finalmente disponibili, e di cui proprio in questi giorni è cominciata la distribuzione.

Non è però il caso di cantar vittoria fin d’ora, sia perché per l’immunità da vaccini occorre un po’ di tempo, sia per le problematiche che sono sorte circa il loro impiego: al tema, e nell’intento di dare il mio piccolo contributo per fare chiarezza, intendo dare più spazio.

Anzitutto va confermata l’esigenza di non abbandonare le attuali precauzioni, fidando solo sui vaccini: su tale necessità tutti (una volta tanto!) concordano, ed è ben motivata da una nostra esimia scienziata, Stefania Salmaso, epidemiologa dell’AIFA (Agenzia del Farmaco).

Recenti sondaggi ci informano che circa metà degli italiani sono indecisi circa la efficacia dei vaccini, e una parte (i “no vax”) addirittura contrari. Ha cominciato un ex Ministro dell’Interno col considerarli inutili e pericolosi (salvo poi rettificare, dichiarando che si sarebbe attenuto alle indicazioni del suo medico: forse qualcuno gli avrà fatto notare di aver detto una cavolata.

È tuttavia scusabile, visto che si tratta di soggetto non medico (e con lui tutti quelli che di medicina sanno poco o nulla), al contrario nessuna indulgenza può aversi nei confronti di quanti, medici, farmacologi, epidemiologi, assumono posizioni varie ma sostanzialmente negative: si va dai “no vax”, a quelli che ritengono che l’adesione debba essere individuale e volontaria, a chi la vuole obbligatoria solo per alcune categorie (operatori sanitari), a chi dichiara (lo avrebbe detto addirittura un grande scienziato, Silvio Garattini – ma spero che le sue parole siano state travisate dal giornalista nel riportarle - secondo cui la vaccinazione obbligatoria sarebbe certamente misura efficace, ma inutile perché non si disporrà mai dei quantitativi occorrenti!!!).

Ritengo utile sottoporre all’attenzione di chi sia indeciso o contrario, riferimenti storici, allo scopo di convincerli circa l’assoluta efficacia dei vaccini, e quanto sia pericoloso per la salute propria e altrui rinunciare ad una formidabile arma contro numerose e gravi malattie.

Ecco come e quando nacquero i vaccini

La data di nascita dei vaccini, importante data nella storia della Medicina, risale al 1796. In tale anno un medico inglese (non un paludato scienziato accademico, ma un medico generico – l’equivalente di un nostro medico di famiglia-, Carl Eduard Jenner, “vaccinò” un proprio figlioletto inoculandogli del materiale infetto prelevato dalle pustole presenti sulle mammelle delle vacche ammalate di una malattia detta appunto vaiolo delle vacche, avendo osservato che nel corso delle epidemie di vaiolo umano gli addetti alla mungitura delle vacche che si erano contagiati – ma la malattia era circoscritta, con pustole presenti solo sulle mani ma che comunque guarivano spontaneamente lasciando piccole cicatrici- col vaiolo vaccinico, risultavano immuni a quello umano.

Ciò scoprendo anche un principio importante di immunologia, cioè quello dell’immunità “crociata” verso due virus simili ma non identici.

È noto come tale pratica vaccinale, resa obbligatoria nel mondo intero, abbia ovunque estirpato il vaiolo, e non sia più necessaria (l’OMS –Organizzazione Mondiale della Sanità- lo ha dichiarato estinto da alcuni decenni, e solo noi anziani conserviamo sulle braccia i segni della vaccinazione).

Quanto appena riferito non solo spiega l’etimologia del termine (probabilmente ignorata dai no-vax, e forse anche dall’ex ministro) ma conduce ad una logica conclusione: per essere efficace una vaccinazione contro virus così contagiosi e virulenti deve essere obbligatoria, coinvolgendo quindi almeno il 90% della popolazione.

Ciò non contrasta il principio che tutela la libertà individuale, da taluni ritenuto inviolabile; in ogni caso è prioritario e prevalente il principio costituzionale della tutela della salute collettiva: in altre parole non si può consentire ai pochi sostenitori del libero arbitrio ma in realtà sprovveduti ignoranti imbottiti di pregiudizi la facoltà di decidere sulla vita di tutti gli altri.

Quella antivaiolosa non è stata l’unica resa obbligatoria; nelle epoche successive se ne contano numerose, specialmente quelle relative all’età infantile. Su tutte una in particolare, quella della vaccinazione antipolio, che ha debellato una gravissima malattia (la poliomielite anteriore acuta, o morbo di Heine-Medin, comunemente detta paralisi infantile, causata da un enterovirus che colpisce le “corna” anteriori del midollo spinale, provocando nelle ricorrenti epidemie centinaia di migliaia di vittime e di invalidi, in gran parte bambini.

Se dal 2002 (anno in cui l’OMS ha dichiarato l’Italia “free” cioè liberata dalla malattia) ad  oggi non si registra alcun caso (o poche unità, in genere bambini provenienti dall’estero), il merito va attribuito a Giacomo Mancini, illustre uomo politico calabrese, che da Ministro della Sanità nel 1964 decretò l’obbligatorietà del vaccino antipolio scegliendo il “Sabin” – su parere degli esperti - più efficace rispetto all’altro in lizza (il “ Salk”), e di agevole impiego, essendo somministrabile per via orale.

N.B.: Per realizzare il Sabin sono occorsi decenni: una lunga interessante storia. Chi volesse conoscerla può trovarla su Internet, ove l’argomento è trattato in modo completo. Quanto al preteso ritardo a produrre un vaccino anti Covid, le lamentele non sono giustificate, se si considerano i tempi occorrenti alla ricerca, ai test di verifica di efficacia e sicurezza, a i controlli degli Enti Pubblici autorizzati al rilascio del nulla-osta all’immissione in commercio: anzi si è fatto presto (la pandemia è iniziata a dicembre 2019).

Secondo notizie delle ultime ore, in Europa ed altrove si sono rilevati alcuni casi di contagi dovuti ad una variante del coronavirus, in numero per ora imprecisato ma esiguo: di tale ceppo definito “inglese” perché per primo isolato nel Regno Unito già nel settembre scorso, e che sarebbe più contagioso del suo omologo Sars 1, sarebbe stata comunicata la presenza tardivamente secondo Ricciardi, consulente del nostro Ministero della Salute: sconcerto per questo ritardo, ma non sorpresa per quest’altro coronavirus,  essendo ben note le capacità mutanti di tale categoria di virus.

È rassicurante il parere unanime degli esperti secondo cui i vaccini già disponibili sono attivi anche contro il nuovo ceppo.

Ugo Striano
Autore: Ugo Striano

Nato a Napoli il 10 dicembre 1931, si è laureato in Medicina e Chirurgia (Roma - 1955), specializzato in Cardiologia (Roma - 1960), in Malattie Infettive (Pavia - 1965), in Medicina Interna (Pavia -1968). Esercita la professione sempre nel settore pubblico: medico domiciliare e ambulatoriale ENPALS (Roma 1958-1960), medico ospedaliero (Rossano 1960-1998 prima come Aiuto e poi come Primario di Medicina Generale, responsabile del Servizio di Cardiologia e della Divisione di Nefrologia e Dialisi, anche per sua cura istituiti date le competenze a lui attribuite dall’USL di Responsabile di Servizio e di Coordinatore Sanitario)