A tenere banco, in questo freddo inizio di primavera, è la questione fusione tra Corigliano Calabro e Rossano. Il 31 marzo, infatti, è la data che sancisce formalmente la nascita della nuova grande città. Quella che, almeno nei numeri, sarà la terza città della Calabria. Un passaggio storico ed epocale per il territorio. Corigliano e Rossano continueranno ad esistere, ma come semplici municipi. Il millenario passato non si cancella, è ovvio; ma da aprile in poi avremo l'obbligo di guardare al futuro di questa terra non più separati dal fatidico "lenzuolo", bensì con la consapevolezza di quell'unione che dovrà essere la forza trainante di idee e consapevolezza nuove. O almeno così dovrebbe essere. Beh, la cautela è d'obbligo, visto il modo in cui questa fase primordiale è stata gestita a livello istituzionale.
FASE TRANSITORIA GESTITA NON AL MEGLIO, ADESSO SERVE UNA VISIONE LUNGIMIRANTE
I due Comuni, presi come entità burocratiche, appaiono alquanto impreparati a governare un avvenimento epocale di così grande portata. Avrebbero senz'altro meritato un supporto sovra-istituzionale diverso e sicuramente maggiore di quello ricevuto. Avrebbero dovuto e potuto gestire meglio la fase di transizione di avvicinamento alla data del 31 marzo. Gli uffici comunali, nonostante vi sia stata qualche riunione congiunta delle due amministrazioni, non sembrano essere preparati per iniziare un lavoro che si preannuncia abbastanza duro e difficoltoso. Con tutto il rispetto, non stiamo parlando della fusione di Casali del Manco. Adesso, però, sarà compito del Commissario di nomina prefettizia preparare il terreno per arrivare, forse tra un anno, alle elezioni del nuovo Comune. E' molto probabile che saranno tre, i Commissari a gestire tutto il processo burocratico-amministrativo di costruzione del nuovo Comune unico. Si devono gettare, adesso, le fondamenta di una Città che davvero potrà diventare la prima della Calabria. A patto che si creino le condizioni giuste par farlo. Cosenza e Rende, ad esempio, oggi sono la prima città della Calabria grazie a politiche lungimiranti messe in atto negli anni '80 e '90. Una fusione sostanziale, anziché formale, che ha dato molti più risultati di quanti se ne sarebbero potuti immaginare.
BASTA CON GLI ORTICELLI PERSONALI: SI COSTRUISCA UNA CLASSE DIRIGENTE CAPACE
Se Corigliano e Rossano oggi sono relegate nelle retrovie non solo della Calabria, ma dell'Europa intera, è merito di scelte politiche sbagliate e di un atteggiamento servile dei cittadini calabresi. Ostaggio di logiche clientelari, ma anche di una mentalità pronta a chinarsi sempre al miglior offerente. Adesso la fusione Corigliano-Rossano dà una grande possibilità di riscatto alla gente di questo territorio e, se vogliamo, alla Calabria intera. Serve, però, una forte presa di coscienza, tanto quanto cittadini tanto quanto classe dirigente. Rottamare tanto per rottamare abbiamo visto, anche a livello nazionale, che non rappresenta la panacea di tutti i mali. Occorre un rinnovamento di mentalità, di idee, nell'agire politico. Serve onestà sotto tutti i punti di vista. Certo, non facciamoci illusioni, ma almeno dobbiamo provarci. Sparare sempre contro tutto e tutti non porta a nulla di buono. Rimboccarsi le maniche e lavorare: di questo abbiamo bisogno. La gestione commissariale ha l'onere di costruire l'architettura della futura città. Ma il contenuto sarà affare nostro. E' una possibilità, non bisogna sprecarla.